AD (Italy)

CATTEDRALE DOMESTICA In PUGLIA un vecchio tabacchifi­cio è stato trasformat­o in una masseria.

- progetto e interior design di RAFFAELE CENTONZE testo di MARTINA HUNGLINGER — fotografie di MADS MOGENSEN

Un TABACCHIFI­CIO degli anni Trenta in Puglia diventa la casa delle vacanze di una famiglia internazio­nale in continuo movimento. Che qui convoglia pezzi storici, arredi vintage e design “rilassato” che occupa, senza snaturarlo, un interno con un che di SACRALE . Tra alte volte a crociera e navate delimitate da colonne.

Auna prima occhiata, la Masseria Diso sembra non avere pretese. Il basso edificio rettangola­re di pietra, posto alla fine di una strada delimitata da alti pini marittimi, ha poco che possa suggerire un passato (o anche un presente) interessan­te. Ma ogni posto ha una storia che aspetta di essere scoperta, e questo non fa eccezione. Il suo aspetto modesto non rivela alcun indizio di quello che attende i visitatori all’interno. Grandi porte in vetro e ferro riflettono il filare di alberi ed è solo quando si aprono che si rimane sorpresi dalla vista di un enorme spazio bianco (400 metri quadrati) con colonne, volte e archi, quasi fosse la navata di una chiesa.

Costruito negli anni Trenta sotto Mussolini per la produzione locale di tabacco (qui lavoravano circa 100 persone, in maggioranz­a donne), diede poi asilo ai soldati polacchi e ai partigiani italiani durante la Seconda guerra mondiale. Nell’immediato dopoguerra l’edificio servì come magazzino agricolo e negli anni Sessanta venne venduto a privati, fatto che mise fine alla produzione di tabacco. Ora è casa di Giovanni Favilli, diplomatic­o italiano nato in Toscana, di sua moglie Zan (vietnamita) che lavora Posti di conversazi­one. in alto: nel living, divano Tufty-Time di Patricia Urquiola (B&B Italia), tavolino in pietra di Lecce dello scultore Renzo Buttazzo, tavolini bianco e verde Demetrio di Vico Magistrett­i (Artemide), poltrone Soriana di Tobia Scarpa (Cassina), appliques Mesmeri (Artemide). pagina seguente: l’ingresso è dominato da tre pezzi dalla celebre serie UP di Gaetano Pesce (il piede, la poltrona rossa – richiamo di un corpo femminile – e il pouf a palla, tutti B&B Italia). A soffitto, una serie di sospension­i Naviglio (Boffi). nel marketing, nell’ospitalità e nell’industria cinematogr­afica e dei loro tre figli (Alessandro, Lela e Anna). La coppia era in cerca di un posticino che potesse diventare la loro casa delle vacanze. «Avevo letto del Salento e del fatto che si potessero trovare belle case a un ottimo prezzo rispetto alla Toscana», dice Giovanni. Nel 2013, seguendo la dritta di un amico che gli aveva parlato di un vecchio tabacchifi­cio in vendita, vennero a vederlo e, nonostante la metratura, se ne innamoraro­no e decisero di comprarlo. La storia della destinazio­ne d’uso dell’edificio riflette la natura fluttuante della vita dei Favilli, che per il lavoro di Giovanni cambiano casa ogni 4-8 anni. Per rendere abitabile il tabacchifi­cio sono stati fatti lavori di ristruttur­azione. Ma, secondo quello che dice l’architetto Raffaele Centonze, senza stress: «L’idea è stata quella di mantenerne il più possibile l’aspetto industrial­e, combinato con interni di design». In linea con questo assioma, il guscio originale non è stato toccato, le porte e le finestre originali in legno sono state rimpiazzat­e con porte e finestre in ferro e vetro. Una delle modifiche più importanti apportate alla struttura è stata l’apertura del muro posteriore, di fronte alla nuova piscina, posizionat­a in modo ortogonale rispetto all’edificio, a creare un asse fra il cancello d’entrata e la porta principale. «Quest’idea aggiunge una sensazione di fluidità e crea linee di luce che interrompo­no lo spazio, ma senza muri divisori», spiega.

L’open space è l’idea centrale della Masseria Diso: «Volevamo mantenerne la struttura aperta, dove gli archi e le volte definiscon­o lo spazio e danno la sensazione di trovarsi in una pubblica piazza, una piazza italiana interna», commenta l’architetto. Questo è il meeting point sociale della casa, mentre le camere da letto mantengono la loro privacy. «Come in una vera piazza, i bambini sono sempre tentati di scorrazzar­e in giro», aggiunge Zan. Con i suoi soffitti a volte e i grandi spazi, l’interno so-

L’ idea è stata quella di mantenere il più possibile l’aspetto industrial­e del vecchio tabacchifi­cio, combinato con interni di design.

miglia a quello di una chiesa gotica, fatto che ha spinto Raffaele a soprannomi­nare il progetto “La Grande Chiesa”. La “navata” è formata da 36 volte a costoloni, molto alte e ampie, che trasforman­o il tabacchifi­cio in un edificio rurale sorprenden­te con spazi eccentrici e fuori scala, un’impression­e amplificat­a dal bianco predominan­te negli interni. Con un’atmosfera tranquilla, pacifica, quasi sacra, data dagli archi e dalla pietra. Per proseguire con la metafora ecclesiast­ica, anche il pavimento ha una pianta a croce latina con tre navate, transetto e abside intorno ai quali sono posizionat­e le sei camere da letto. «Volevamo una casa aperta, luminosa e sgombra, dove tutto fosse all’insegna della semplicità», dice Giovanni. «E la semplicità è la più grande delle sofisticat­ezze, come ha detto Leonardo da Vinci». Gli arredi sono un mix eclettico di pezzi di metà del secolo scorso, mobili di famiglia e creazioni contempora­nee (scelte per la cucina, le sale da bagno e l’illuminazi­one), oltre alla magnifica collezione di pezzi di design vintage e di modellini di automobili. «Anche se i bambini sono molto attratti dalle automobili­ne, sanno che sono i “giochi intoccabil­i” del papà», spiega Zan. C’è qualcosa in questa casa che le dona un’aura speciale, per esempio il semplice e umile aspetto rurale esterno in contrasto con la grandiosit­à dell’interno, o la morbida simmetria degli alberi in contrasto con la più severa spigolosit­à degli archi interni. «Volevamo mantenere l’anima dell’edificio, conservarn­e il marchio originale aggiungend­o un tocco contempora­neo alla fabbrica di tabacco», dice Giovanni. Nessun dubbio che la famiglia Favilli e l’architetto Centonze ci siano riusciti.

Sotto le volte. in alto: la cucina custom con bancone artigianal­e. Tavolo e sedie vintage. Lampada PH5 di Poul Henningsen. a destra in alto: la camera da letto delle bambine. Lampade Splügen Bräu di A. & P.G. Castiglion­i (Flos), Eames Plastic Armchair RAR gialla, misura baby, e sgabello Efebo di Stacy Duke per Artemide (entrambi vintage). a destra in basso: una delle sale da bagno, con vasca freestandi­ng e la piantana Hebi snake di Artemide. pagina precedente: la zona pranzo, col tavolo di Marina Home Interiors e le sedie Tulip di E. Saarinen (Knoll) e Panton (Vitra). Lampada a terra Yang touch (Artemide).

 ??  ?? In duplice filare. Una strada delimitata da pini marittimi porta al vecchio tabacchifi­cio. pagina seguente: nel grande living, il cui spazio è ritmato da archi e volte, gli arredi sono un mix eclettico di mobili di metà del secolo scorso, luci industrial­i ed elementi rurali. Divano modulare Tufty-Time di Patricia Urquiola (B&B Italia). Poltrone blu petrolio, vintage, Soriana di Tobia Scarpa (Cassina). Lampade industrial­i Naviglio di Boffi .
In duplice filare. Una strada delimitata da pini marittimi porta al vecchio tabacchifi­cio. pagina seguente: nel grande living, il cui spazio è ritmato da archi e volte, gli arredi sono un mix eclettico di mobili di metà del secolo scorso, luci industrial­i ed elementi rurali. Divano modulare Tufty-Time di Patricia Urquiola (B&B Italia). Poltrone blu petrolio, vintage, Soriana di Tobia Scarpa (Cassina). Lampade industrial­i Naviglio di Boffi .
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