Buone maniere ma forti
BON TON
Insieme di norme comportamentali con cui si identifica la buona educazione (sinonimi: galateo, etichetta)
Sono una certezza. Resistono al tempo, anzi si EVOLVONO. E, facendo sempre più i conti con la tecnologia e i social network, non dimenticano che in ÈÈ ogni realtà, anche quella aumentata, sapersi COMPORTARE è fondamentale
LA METROPOLITANAdi Tokyo HA LANCIATO un video per censurare le DONNE che si truccano durante i viaggi
L’ORA STUPIDA. Che poi è quella
tra le due e le tre del pomeriggio: la peggiore per sposarsi. Lo sentenziava Matilde Serao nel 1901, in Saper vivere. Norme di buona creanza (Ugo Mursia Editore). La Serao le dedicò un intero capitolo, arrabbiatissima: costringe gli invitati a una colazione (leggi pranzo) veloce e a vestirsi di corsa per la cerimonia. Poi, al “table à thé” delle 15.00 nessuno fa onore perché tutti hanno appena mangiato. E pure di fretta. Ma la cosa che la indignava di più era: “La cerimonia finisce alle cinque pomeridiane ed ecco tutto in un pomeriggio distrutto”. Oggi, magari, chi ancora lo fa, a sposarsi tra le 14.00 e le 15.00 non ci pensa proprio, ma l’idea dell’ora stupida resta validissima per il galateo. Anche del domani. Perché i matrimoni e le famiglie cambiano, i costumi si aggiornano. I patti si fanno civili. Ma il principio che non bisogna sperperare il tempo altrui rimane. E andrebbe rispettato pure dagli uffici e dai centralini automatici delle società e delle pubbliche amministrazioni. Nel 2009 il comune di Cagliari firmò, per esempio, una Carta dei servizi che fu definita di bon ton amministrativo. In breve: l’educazione è un fatto politico e pubblico. Anche. E comunque, le aziende pubbliche se ne occupano. La metropolitana di Tokyo ha lanciato un video per censurare le donne che si truccano sui vagoni. A dirla tutta, secondo i canoni nipponici, ci sono un sacco di cose che non si possono fare sui mezzi pubblici e per strada: dal mangiare un gelato, camminando tra la folla, al fissare insistentemente qualcuno negli occhi. Truccarsi in metro, in effetti, non è il massimo, soprattutto se il vagone sbanda mentre si minaccia il vicino con il mascara. Vero, è pur sempre meno maleducato di passarsi il fard in automobile, facendo perdere il verde alle già truccate in coda (inci- so: nel Paese del Sol Levante, è sconsiderato e pericoloso fare tutto in automobile, tranne che, ovviamente, guidare). A proposito di Giappone o, comunque, di Estremo Oriente: pur continuando a ispirarci al galateo partenopeo di Matilde Serao, per fedeltà culturale, dovremmo cogliere i trend di bon ton che arrivano da Est. Prima di tutto perché una datacracy (ossia un regime politico-amministrativo basato sui big data, sulle informazioni digitalizzate) come Singapore è, nel bene o nel male, un modello per il futuro. Ma anche perché, in effetti, scartato l’eccesso di puritanesimo e di autoritarismo (abbiamo alle spalle qualche sacrosanta rivoluzione che ce lo permette), la cura singaporiana per il verde, la pulizia, la decenza e l’efficienza hanno molto a che fare con la nuova tecno-eco-educazione. E, quindi, le autorità della città-Stato confuciana hanno le loro buone ragioni ad aver dichiarato guerra alle chewing gum e ai loro residui estimatori.
NON SI pretende che le signore girino con un contenitore da borsetta per la differenziata. Ma sarebbe meglio non buttare carta e bottigliette nei normali cestini, dopo che a casa si passano ore a fare pile separate. A proposito: a Singapore stanno anche sperimentando come usare i droni per consegnare la posta. Ecco, sul galateo nell’uso di questi dispositivi ci sarà molto da dire. Per il momento, accontentiamoci di non usarli per documentare matrimoni, battesimi, funerali e cerimonie analoghe. È vero che un aeroplanino filmante, che si abbatte sul celebrante, offre motivo di risate per i cupi anni che verranno. Ma il rumore è davvero insopportabile. Coincidenza: se si scorrono i neo-galatei sul web, si nota (abbastanza paradossalmente) che sono quasi tutti dedicati alla tecnologia e in particolare agli smartphone. Ammetto che il telefonino sul tavolo del ristorante è orribile, ma vi ricordate le radioline con il gracchiare delle partite? Il profilo del possessore è analogo. Ovvero, l’occasione farà pure l’uomo ladro, ma il mezzo ne lascia immutata la villania. E poi, in fondo, quelle coppie che tacevano per tutto il tempo, guardando tristi nel piatto, almeno ora sorridono scorrendo Facebook. La vera maleducazione, però, è postare sui social la foto di queste cene sciagurate. O di qualsiasi
SUL GALATEO dei DRONI ci sarö MOLTO DA DIRE. PER ORA, accontentiamoci per filmare di non usarli
BATTESIMI matrimoni, cerimonie FUNERALI E ALTRE
cena. Più disgustose di quelle dei piatti sono solo le immagini dei risvegli. Quelli delle star compresi. E ancora più insopportabile di piatti e risvegli è la frequenza: dei post, degli scatti, dei like. La Serao, che giudicava giustamente il viaggio di nozze “brutto, sgraziato e poco poetico” soprattutto se “circolare” (cioè in perenne movimento), scriveva: “Gli sposi sono tenuti a far sapere loro notizie alle famiglie: ma se si amano molto, se sono felicissimi, si perdona loro se mandano soltanto dei dispacci”. Capita l’antifona? Se siete felici, risparmiatelo al mondo. La saggia Matilde aveva intuito che l’eccesso di socialità, reale o virtuale che sia, non è consono alla buona educazione. Quando dibatte sull’opportunità di eliminare o di mantenere il giorno di ricevimento per le signore, la Serao è quasi preveggente: “Due ore, dalle sei alle otto, dopo aver esaurite tutte le noie, tutti i doveri, tutti i piaceri, non bastano forse a raccogliere gli amici errabondi, che vanno di giorno in giorno, non bastano a soddisfare il desiderio che si può avere di un’amica, desiderio improvviso di dirvi qualcosa, di comunicarvi una grande notizia o un piccolo pettegolezzo?”. Sono sufficienti due ore? Sì. Poi, staccatevi dai social.
INCISO: scrive la Serao che “baciare la mano alla Regina non è obbligo, alle signore: ma è atto gentile. Bisogna aspettare di essere interrogata, sempre, per parlare: rispondere brevemente: attendere da Sua Maestà, la conversazione”. Ora, noi siamo molto, ma davvero molto felici di vivere in una Repubblica. Ma non si fa, proprio non si fa, com’è accaduto in occasione dei comizi elettorali di Hillary Clinton, che quando arriva un presidente, una presidente (magari!) o un/una candidato/a, gli/le si volti le spalle per scattare un selfie. In questo caso, come quasi sempre se si teme di sembrare maleducati, vale porsi la domanda: sono ridicolo/a? Sì, chi si mette davanti, chi ritiene di essere molto importante è ridicolo, oltre che maleducato. Certo, come osservava amaramente la stessa Serao, a proposito degli eserciti di viaggiatori screanzati, il “male educato è perfettamente felice”. La nostra scrittrice chiosava, però, maliziosamente che la sua è una felicità di breve durata, destinata a venire presto distrutta dall’incontro con qualcuno ancora più maleducato. “Accade spesso!”, aggiungeva soddisfatta.
TUTTO ciò vale anche nei mondi virtuali. Quando viaggeremo tutti con gli occhiali per la realtà aumentata, le regole di precedenza, cessione dei posti a sedere, uso dei gomiti, dei piedi e della voce, saranno le stesse della vita reale. I soliti giapponesi ci hanno, appunto, pensato subito: dopo aver inventato il Pokémon Go, si sono affrettati ad apporre cartelli che ne vietavano la caccia nei cimiteri, nei templi e nei santuari. Compreso quello di Yasukuni, a Tokyo, dove onorano un discreto numero di criminali di guerra che, a dire il vero, educati non furono affatto. Queste, però, sono le contraddizioni della storia. Al solito, si tratta di tenere a mente che forma e sostanza non sono cose separate: chi butta l’immondizia in strada o considera il prossimo come un rifiuto non è solo screanzato (o stupido, e non per motivi di ora). In chiusura, un allarme (e una speranza) per i sempre più incontenibili bambini: quando in casa, anziché affrante signore delle pulizie, gireranno soltanto robot, le norme di convivenza e di rispetto non saranno sospese. I robot non sono né empatici né inutilmente servili: è probabile che reagiscano male. Dopodiché, certe forme di educazione infantile (asiatica) sono così deliziose da far sognare una più seria globalizzazione dei costumi. Quando, per esempio, ho raccolto da terra e restituito a una bambina giapponese un quadernetto che le era caduto, lei, la mamma e i tre fratelli (maschi) maggiori mi hanno ringraziato con inchini sincroni. E hanno continuato a inchinarsi finché non sono scomparsa dalla loro vista. Ah, se l’avesse visto Matilde Serao, che gioia!