Amica

Incontri ravvicinat­i

- Testo Silvia Cusumano Illustrazi­one Luca Lacorte

escursioni gastronomi­che fuori porta, apericena e dee-jay set, camminate salutistic­he, RITROVI per parlare in inglese. Ci sono SOCIAL che consentono di creare e partecipar­e a eventi di ogni tipo. Basta scaricare l’applicazio­ne e comincia l’avventura, il più delle volte con esiti INASPETTAT­I. Parola di chi l’ha provato per voi

“È UN antidepres­sivo naturale, meglio di una vacanza ai Tropici, meglio dell’avventura di una notte”. Così me lo aveva descritto un’amica fidata. Ho pensato subito che si riferisse all’ultimo ritrovato di fitoterapi­a o ad Alex, la sua nuova conquista. Mi sbagliavo: si trattava di Meetup, che non è una piattaform­a per incontri ma un social che ti permette di creare e di partecipar­e a eventi di ogni tipo e che a Milano, dopo una fase “nerd addicted”, è diventato un must. Da quando ho saputo della sua esistenza, la mia vita non è stata più la stessa, si è costellata di serate mondane che, se non hanno mantenuto le loro promesse, di certo mi hanno fatto tornare il buonumore. Scaricata l’app, è iniziata l’avventura. Decido che la “prima volta” deve essere indimentic­abile. Così scelgo qualcosa che fa sperare bene: l’incontro internazio­nale del mercoledì, in un piccolo locale a Porta Venezia. Mi ritrovo, quindi, a bere Cinnamon Lady e a parlare inglese con altri aspiranti poliglotti di Cinisello Balsamo e Usmate Velate. L’unica straniera, che potrebbe aiutarci a migliorare l’uso della lingua, è una ragazza

scozzese che parla perfettame­nte l’italiano e non fa altro che imprecare in milanese. Risultato: alla fine della serata ho rispolvera­to tutti gli errori di pronuncia e di grammatica tipici di noi italiani. Forse le lingue non fanno al caso mio, così mi iscrivo a un meetup di escursioni: Milano - Pavia, 30 chilometri a piedi in maglietta gialla. La meta? Una trattoria che ci rimpinza di tigelle, lardo, salumi e vino a fiumi. Chi l’apprezza particolar­mente è Alberto con i suoi pantalonci­ni oversize da boy-scout. Mi confida di essersi iscritto per dimostrare a se stesso che la sua ex aveva torto marcio: l’ha lasciato perché pantofolai­o, vorace e petulante. Da lui imparo che anche nelle ex c’è sempre un fondo di verità. In effetti, Alberto spazzola via la mia parte di salame e mi ammorba per tutta la sera con i drammi dell’umanità.

DECIDO di rifarmi con i palestrati. Non ho nemmeno bisogno di una scusa, visto che dopo il ventesimo chilometro, le mie scarpe da ginnastica si consumano e mi regalano delle vesciche di proporzion­i inverosimi­li. Per tornare indietro a prendere il treno, qualcuno mi deve portare in braccio. Si offre volontario Andrea, salutista tutto muscoli, che si è portato lo yogurt da casa. Sotto il mio dolce peso, le sue braccia non si risparmian­o e, anzi, fanno su e giù come per ammortizza­re gli urti e le vibrazioni. Penso che sia cavalleria d’altri tempi, poi capisco che mi ha preso per un bilanciere umano: sta cercando di recuperare, mi dice, l’ora di palestra che quel giorno è stata sacrificat­a alla camminata. La cavalleria è ufficialme­nte defunta. Unica nota positiva dell’estenuante maratona: Matilde, quarantenn­e simpatica e alla mano, che è appena tornata da un viaggio last-second in Danimarca per incontrare un famoso guru e dare una svolta alla sua esistenza. Un botta e risposta alquanto surreale. Il maestro: “Figlia mia, devi cambiare vita.” Lei: “Sì, ma come?”. Ore e ore di attesa e il portafogli­o di Matilde diventa più leggero. Lui: “Solo tu puoi saperlo”. Realizzo, tra me e me, che la camminata le serve, forse, per smaltire la rabbia, visto che va dritta come un Frecciaros­sa. Segnata indelebilm­ente dalle escursioni, mi butto su innocue serate mondane e, passando in rassegna le proposte di Meetup, inizio a partecipar­e agli “apericena con dee-jay set” organizzat­i da un bel ragazzo dagli occhioni blu. L’Old Fashion, The Room, il B38 e altri locali alla moda non hanno più segreti per me. Tra una sfuriata di ballo e l’altra, incontro ingegneri ed esperti informatic­i ventenni che, sfiniti dalla solita strategia di marketing aggressivo, mi regalano la rosa dell’indiano di turno cercando di strapparmi un appuntamen­to. Va a finire che una sera cedo alla corte serrata di Giacomo. Lui ha 27 anni, ha vissuto in giro per l’Europa e ora lavora in un’azienda di Milano. Non mi lascio sedurre dallo sguardo né dai compliment­i, che seguono il decalogo di wikiHow. Poi, Giacomo comincia a parlarmi di astronomia e io rispondo con la fisica quantistic­a, la filosofia e le neuroscien­ze e quindi passiamo ai viaggi e all’antropolog­ia, perché siamo viaggiator­i non turisti. In un attimo l’universo si fonde nel nostro sguardo e baciarsi è inevitabil­e. Certo, per cercare l’anima gemella, sarei potuta andare a un convegno di scienziati, ma chi ha mai visto cervelloni alti un metro e 80, con meraviglio­si occhi neri, un sorriso alla Ansel Elgort e pettorali da urlo? Io no di sicuro. Ma è proprio dal sorriso che capisco che si tratta di un furbetto. Quando, dopo la prima cena romantica, mi dice che possiamo vederci in settimana, che nei weekend è impegnato, gli chiedo se, tradotto, significhi per caso che è fidanzato. Lui nega. Ma non sa che chi ha davanti ha dimestiche­zza con il linguaggio non verbale, che con una come me un bugiardo seriale ha vita breve. Ho bisogno di prove. I social sono un campo fertile e riesco a scoprire il nome della fidanzata, Elisa. Ora mi serve l’occasione giusta e Meetup mi corre ancora una volta in aiuto. Scopro che il furfante si è registrato all’incontro internazio­nale del mercoledì e, infatti, lo trovo insieme ai tipi di Usmate Velate, con una pinta di birra in mano, a occhieggia­re tenerament­e con la povera ingenua di turno. Gli spiattello il nome “Elisa” sotto il naso e quel senso di panico, di sorpresa e di accettazio­ne della sconfitta mi ripaga di tutto: dell’inglese maccheroni­co, delle imprecazio­ni in milanese, degli ammorbanti drammi dell’umanità, del salame sottratto senza permesso dal mio piatto, e persino delle vesciche sui piedi. E, mentre mi chiedo perché nella storia della letteratur­a e del cinema ci sia una sfilza di Sheridan, Montalbano e Maigret, quando il miglior investigat­ore calza sicurament­e tacco dieci (o cinque, a seconda della stanchezza), faccio l’unica cosa possibile per riprenderm­i dagli eccessi alcolici del weekend e dai sensi di colpa: vado a fare yoga nel parco Sempione con un gruppo di “salutisti agguerriti over 30 con tendenze vegane”. Chissà che con loro abbia un po’ più di fortuna.

Alberto si è iscritto alla 30 chilometri a piedi Milano-Pavia per sbugiardar­e LA SUA EX, che lo e ha vorace. lasciato perché pantofolai­o Da lui imparo che anche nelle ex c’è sempre UN FONDO DI VERITÀ

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