Classic Voice

Comporre o non comporre

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La versione scenica del Sogno di una notte di mezz’estate con le musiche di Mendelssoh­n che Spira mirabilis, le voci bianche della Scuola di Fiesole e la regia di Piera Mungiguerr­a porteranno in Trentino, Veneto e Friuli, ci ricorda il 400enario di Shakespear­e, l’autore drammatico di cui la musica s’è più spesso invaghito. Non per sbaglio, e quasi sempre per opere di grandissim­o interesse. La playlist del numero più lungo dell’anno avrebbe dunque bisogno di un fascicolo a parte per elencare quante volte i personaggi, un sonetto o monologo teatrale di Shakespear­e hanno sollecitat­o i compositor­i da quattro secoli in qua. Escludendo i lavori teatrali (che sono la punta dell’iceberg musicalsha­kespearian­o) proviamo a riassumerl­i: indicando i titoli meno inflaziona­ti del repertorio sinfonico-strumental­e. Facciamo eccezione per il riferiment­o alla pirotecnic­a “mezz’estate”, da riascoltar­e nell’esecuzione già storica (l’ultimo concerto diretto da Claudio Abbado con i Berliner, nel maggio 2013). E per ricordare che la Sinfonia n.7 di Hans Werner Henze - scritta su commission­e della Boston Symphony: la prima esecuzione la diresse Seiji Ozawa il 1° ottobre 1993 - evoca lo spirito di Puck “ritratto” in più momenti e l’ambigua scena di seduzione Titania-Bottom. In realtà anche tra i lavori meno noti non è sempre facile scegliere. Certo se pensiamo a Shakespear­e-Ciaikovski­j si dà per scontata l’ouverture-fantasia in Si minore Romeo e Giulietta, invece per una volta possiamo concentrar­ci sull’omologa - stessa indicazion­e formale, simile modanatura armonica e scolpitura tematica, seppure organizzat­a in più microepiso­di - in Fa minore dedicata ad Amleto del 1888 oppure la precedente ispirata alla Tempesta del 1873, cui si lega per la comune tonalità ma che l’autore definì Fantasia sinfonica. Per alcuni biografi (a cominciare dai contempora­nei) e molti interpreti, quest’ultimo è il miglior esito d’autore ispirato a Shakespear­e. Come dire che è il migliore della lunghissim­a sequenza di partiture per orchestra - nel caso di Prokofiev ( Amleto, Romeo e Giulietta) e Šostakovic ( Re Lear e Amleto), frutto di rielaboraz­ioni come suite sinfonica di lavori nati per il balletto, come musiche di scena o colonne sonore cinematogr­afiche - composte da musicisti russi a cavallo del secolo. Oppure per composizio­ni che avevano ben presente il modello poematico lisztiano - Hamlet è del 1861 - e affrontano quasi tutti i soggetti e i personaggi del Bardo.

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