Ma il rumore NO
Il Divertimento Ensemble compie quarant’anni, festeggiati il 18 di questo mese (al Teatro Litta di Milano) con le “Variazioni sulle Variazioni Diabelli” firmate dai tantissimi compositori che hanno voluto rendergli omaggio. Oggi è una realtà solida, con attività ramificate anche sul piano della formazione, e con una propria Accademia, Idea (International Divertimento Ensemble Academy), appena nata. Ma dietro c’è una storia lunga, fatta di passione, entusiasmo, sacrifici. Ce la racconta Sandro Gorli, fondatore e direttore dell’Ensemble.
“Il nostro ensemble è nato dalla scissione da un ensemble che preesisteva, I Fiati italiani. Lo avevo diretto per qualche tempo, e avevo scritto anche una composizione per quel gruppo, la mia Serenata seconda (quel concerto fu poi registrato su un disco della Rusty Record). Ma nel 1977 abbiamo cambiato direzione, e deciso di costruire un organico standard con cinque archi, cinque fiati più percussione e pianoforte, per dedicarci esclusivamente alla musica contemporanea. Con I Fiati italiani, avevamo in repertorio molti pezzi classici, e tra i pezzi che facevamo più spesso c’erano i due divertimenti di Mozart. Da qui il nome del nuovo ensemble. Abbiamo fatto il nostro primo concerto ai Días de Musica Contemporánea di Madrid, e da allora siamo andati avanti per una decina di anni con una linea artistica molto definita, anche perché in quegli anni era molto attivo come compositore”.
A partire dalla fine degli anni Novanta si sono moltiplicate le iniziative dell’ensemble: nel 1998 viene creato il corso di direzione d’orchestra, nel 2004 è nata la stagione concertistica Rondò, poi gli Incontri Internazionali Franco Donatoni, i concorsi di composizione, molte attività di carattere didattico e divulgativo, i Concerti di Bobbio, viene introdotta la figura del compositore in residence…
“Con il corso di direzione d’orchestra abbiamo iniziato a mettere la nostra esperienza al servizio dei giovani. Poi abbiamo creato Rondò, che negli anni è diventato il crocevia di tutti i nostri progetti, su tre direttive: il corso di direzione, che abbiamo trasferito in Monferrato, il corso per strumentisti, che abbiamo chiamato Call for young performers, e un workshop di composizione, che organizziamo d’estate a Bobbio. Dal 2012 abbiamo introdotto la figura del composer-in-residence, ogni anno un compositore diverso di cui presentiamo cinque o sei lavori. L’esigenza è venuta dal desiderio di fare qualcosa per i giovani, dalla constatazione che in Italia queste cose non le fa nessuno. E le abbiamo create dal basso. Ora siamo una realtà stabile, siamo riusciti a creare una vera Accademia – l’acronimo IDEA ci è piaciuto moltissimo - come hanno l’Ensemble InterContemporain e l’Ensemble Modern, e siamo nel network Ulysses, che riunisce le maggiori accademie europee”.
Nel 2017 il Divertimento ricomincia a macinare attività, un cartellone concertistico, con 11 prime esecuzioni assolute tra le quali nuovi lavori di Alessandro Solbiati, Roberto Andreoni, Stefano Bulfon, Daniela Terranova, dedicate al tema delle migrazioni. Ci sarà il veronese Zeno Baldi (1988, allievo di Klaus Lang e di Gabriele Manca) come compositore in residence,
un progetto dedicato alla nuova musica in Iran con il compositore Mehdi Kayami. Ma cosa resta di tutto questo nel repertorio contemporaneo?
“I pezzi che restano non era difficile individuarli. Quando nel 1977 eseguivamo Spiri di Donatoni o Varieté di Kagel, sapevamo che erano dei capolavori, e sono diventati alcuni dei nostri cavalli di battaglia, che abbiamo eseguito almeno trenta volte. Ora investiamo molto sui giovani compositori, sono la nostra vocazione. Ai vincitori dei nostri concorsi commissioniamo sempre un pezzo per l’anno successivo, perché vogliamo sostenerne l’attività. Scegliamo anche il Il Divertimento Ensemble (al centro Sandro Gorli) negli anni della sua fondazione compositore in residence tra quelli che conosciamo già, di cui abbiamo già eseguito dei lavori, come nel caso di Daniele Ghisi – e scegliamo sempre un italiano perché qui non li sostiene nessuno… e su questo punto mi sento di dire che sono ‘nazionalista’. Ma con i giovani è molto difficile capire quali pezzi entreranno in repertorio. È difficilissimo più adesso che prima, quando c’era un’avanguardia monolitica, che si poteva criticare. Ma c’erano dei punti di riferimento…”.
E adesso quali sono le tendenze che le sembrano affermarsi nel panorama contemporaneo? Cosa pensa di fenomeni come quelli di Steen-Andersen o di Stefan Prins, che emergono nel nostro sondaggio?
“Sono molto perplesso. Molte cose non le conosco, e anche per questo per due anni abbiamo affidato la produzione di un paio di concerti a un gruppo di giovanissimi, nella speranza che scovassero delle musiche davvero nuove, che portassero a Milano uno sguardo diverso dal mio. Tra le direzioni prevalenti che individuo adesso c’è quella rumoristica, derivata da Lachenamann e da Furrer, e che ha un grande sviluppo in Austria. È una musica che faccio fatica ad ascoltare. Ma c’è uno stuolo di compositori. Ho appena finito di esaminare 80 partiture il workshop di Bobbio, inviate da giovani compositori di 25 paesi diversi, e in più della metà c’è questa tendenza al rumore. Non ho niente in contrario, amo Lachenmann, ma sono un po’ disorientato. Mi sembra che ci sia oggi tanta musica senza un pensiero sotto. Forse prevale una sorta di manierismo. Steen-Andersen non lo conosco. Stefan Prins non mi piace”.
Per quarant’anni il Divertimento Ensemble ha presentato nuove figure della musica contemporanea. Ma il suo direttore, Sandro Gorli, non ama le tendenze emerse dal referendum