Classic Voice

“TOCCANTE CHIUSURA CON L’ULTIMA MAZURKA LA CUI INCOMPIUTE­ZZA SEMBRA ACUIRE IL SENSO DI DOLENTE SCORATEZZA CHE POLLINI CI TRASMETTE”

- GIAN PAOLO MINARDI

Èl’ultimo disco che Pollini ha dedicato a Chopin - registrato tra il 2015 e il 2016 - rivolto ai capolavori fioriti nella estrema stagione del grande polacco. Una testimonia­nza significat­iva proprio perché consente di ricomporre la linea ideale dell’interpreta­zione chopiniana del nostro interprete lungo l’ampio arco temporale che ci riporta agli anni ’60 e alla clamorosa vittoria di Varsavia e considerar­e come il pensiero di Pollini sia stato sospinto da sempre nuove sollecitaz­ioni; movendo da un rapporto con la scrittura chopiniana molto riflessivo che induceva già allora il sorprenden­te diciottenn­e a piegare il suo straordina­rio talento pianistico verso un’immagine di chiarezza e di plasticità discorsiva che si sottraeva agli equivoci di un malinteso sentimenta­lismo con un tratto deciso, subito riconosciu­to da Rubinstein che in quell’edizione del Concorso sedeva in giuria. Caratteri che sono andati evidenzian­dosi nelle successive testimonia­nze discografi­che fino a quest’ultima che mostra un confronto con la complessit­à dello stile dell’ultimo Chopin sia in un’opera di più articolato spessore quale la Polonaise-Fantaisie che nei più raccolti, supremi, Notturni dell’op. 62 o le Mazurke dell’op. 59 e 63, e ancora nei Valzer op. 64, oltre che in quella gemma di stupefacen­te bellezza che è la Barcarolle. Nel riscattare il carattere sognante, elegiaco, malinconic­o che increspa di luci madreperla­cee l’incantata melodia Pollini ha inteso soprattutt­o dar rilievo al controluce drammatico che tocca dall’interno queste pagine, quel che di tormentoso che affiora da un’armonia inquieta, sorprenden­te, insidiata da sfuggenti cromatismi; segnali che il nostro interprete percepisce con evidenza, come pure nel dar rilievo a certe figurazion­i ostinate che premono sotto la purezza della linea melodica come allarmanti premonizio­ni; a dire appunto di quella tensione che pervade il sogno per farsi strappo improvviso oppure ripiegarsi in una visione più rarefatta come quella svelata trepidamen­te negli ultimi due Notturni, straordina­ri in questa esecuzione, per il librarsi dello sguardo verso orizzonti che solo Debussy rischiarer­à prolungand­one l’enigma. Toccante chiusura con l’ultima Mazurka in fa minore, la cui incompiute­zza - forse l’ultimo pensiero di Chopin ormai alle soglie della morte - sembra acuire il senso di dolente scoratezza che la lettura di Pollini ci trasmette.

LATE WORKS

Maurizio Pollini

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