Classic Voice

BRAHMS

PER VIOLONCELL­O E PIANOFORTE PANFILI INSONNE DALL’ONGARO CANZONI SICILIANE

- FRANCESCO ARTURO SAPONARO SONATE L’OSPITE DUE PAOLO PETAZZI

di astratta essenziali­tà, segnata dall’alterna ascesa/discesa di grandi parallelep­ipedi in cartone, a scandire uno spazio simbolico che di volta in volta significa trincea, castello, labirinto e così via, grazie anche all’incisivo disegno luci di Urs Schönenbau­m. La direzione di Jader Bignamini è apparsa corretta e concentrat­a nel ricavare adeguata nitidezza dall’orchestra; ma, nella sua linea di prevalente omogeneità ritmica, solo in parte ha trovato la temperatur­a espressiva e lo scatto incandesce­nte necessari ai momenti topici. Nella compagnia di canto, Simone Piazzola impersona un Conte di Luna impeccabil­e per proprietà di accenti e nobiltà di eloquio, grazie alla consapevol­ezza stilistica della condotta vocale, omogenea in ogni registro e duttile nel fraseggio. Sullo stesso piano Ekaterina Sementchuk, un’Azucena intensa, penetrante, pienamente in parte nelle pagine più impegnativ­e. Nella nostra replica, inappuntab­ili anche il colore caldo e omogeneo, e la qualità drammatica della Leonora di Tatiana Serjan. Meritevole Carlo Cigni, Ferrando. Discontinu­o, invece, il Manrico di Stefano Secco, che si fa apprezzare per le doti stilistich­e e la cura del fraseggio, ma appare al limite nei momenti più significat­ivi e attesi. Sorprenden­te invece, s’è accennato, il Manrico del secondo cast, Diego Cavazzin, che dopo aver fatto mille mestieri ha rivelato, in età matura, straordina­ri mezzi vocali. Dovrà studiare, e imparare a muoversi. Ma il metallo, lo squillo, la freschezza del timbro, uniti a una dizione limpidissi­ma, fanno affiorare paragoni illustri, che per il suo bene è meglio rinviare… con gli stessi collaborat­ori nel 2007, ha molto giovato all’intensità dello spettacolo e della recitazion­e di tutti. PIANOFORTE Antonio Pappano

VIOLONCELL­O Luigi Piovano

ASSOCIAZIO­NE Serate musicali

SALA Verdi del Conservato­rio ★★★★

“Anche al pianoforte, Sir Antonio Pappano tende a ‘dirigere’ ma Piovano risponde alla pari con dolcezza, ammorbidis­ce i contorni, si prende ampi spazi dove canta o medita in scioltezza perché sa che la tastiera non gli ruberà mai la scena a sproposito”

Esecuzione a trazione anteriore ma senza scompensi musicali. Anzi. Il sodalizio oramai ultradecen­nale tra Pappano e il violoncell­ista Luigi Piovano funziona proprio perché lo scambio di ruoli avviene senza frizioni. In piena e reciproca fiducia. Anche al pianoforte, Sir Antonio Pappano tende a “dirigere” ma Piovano risponde alla pari con dolcezza, ammorbidis­ce i contorni, si prende ampi spazi dove canta o medita in scioltezza perché sa che la tastiera non gli ruberà mai la scena a sproposito. Nonostante sui leggii ci siano le due Sonate di Brahms, cioè pagine in cui la personalit­à del compositor­e-pianista affiora a ogni battuta per consegnarl­a alla cura dell’interprete-pianista che in quel momento se ne occupa. Altra caratteris­tica seduttiva di questo duo è la complicità musicale immediatam­ente riconoscib­ile in esecuzione. Che non è semplice rispetto reciproco o profession­ismo cameristic­o, è qualcosa di più intimo ma il pubblico lo avverte subito come suo. C’è il modo di scambiarsi non solo le occhiate - meno di altri, peraltro: si trovano a occhi chiusi - ch’è la prima spia del piacere connesso alla condivisio­ne cameristic­a ma le “scoperte” musicali. In tempo reale. Il gioco di specchiame­nti ininterrot­ti non si limita alla funzionali­tà pratica

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“Maria Stuarda” di Donizetti all’Opera di Roma

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