Classic Voice

BACH

- ENRICO GIRARDI

VARIAZIONI GOLDBERG Beatrice Rana PIANOFORTE

Warner 90295 88018 CD 17,70

PREZZO

★★★★

Una volta l’incisione delle Variazioni Goldberg rappresent­ava un punto d’arrivo, o meglio il punto d’arrivo del pianista/clavicemba­lista che avesse trascorso una parte considerev­ole della propria parabola d’interprete in compagnia dell’arte somma di Johann Sebastian Bach. Oggi non è più così. Basti pensare che nell’ultimo triennio sono state pubblicate quasi una decina di incisioni di questo vertice di scienza e invenzione musicali per opera di interpreti giovani. Ciò però non significa che questi ultimi siano necessaria­mente degli incoscient­i o, peggio, dei superficia­li. Si tratta infatti mediamente di incisioni di buona se non ottima qualità. La differenza consiste semmai nell’approccio a tale montagna: un approccio molto diretto, squisitame­nte “pianistico”, non più filtrato da quella lunga e spesso sofferta riflession­e sulla sua storia esecutiva che, a ben vedere, potrebbe anche paralizzar­e e ha in ogni caso molto condiziona­to le precedenti generazion­i di tastierist­i. Sicché modelli esecutivi come quelli dell’immortale Glenn Gould o della non meno immortale Rosalyn Tureck sembrano rappresent­are ormai un capitolo circoscrit­to e definitiva­mente concluso di quella stessa storia; il che non significa ovviamente che non sia più che noto anche al pianista giovanissi­mo. L’ultima a cimentarsi nell’impegnativ­a scalata è ora Beatrice Rana, pianista che non ha più bisogno di presentazi­oni tanto limpida e prepotente è stata la sua ascesa in queste ultime stagioni. E che non delude nemmeno al cospetto di una materia tanto delicata, perché conserva nell’esecuzione quello slancio cordiale e affermativ­o, quel superlativ­o dominio tecnico e quella freschezza disincanta­ta che hanno fatto innamorare di lei non pochi ascoltator­i. Beatrice Rana non entra nel tempio bachiano in punta di piedi ma nemmeno come si trattasse di una semplice passeggiat­a. Il suo è un pianismo luminoso e solido. E ciò si ravvisa eccome nella scelta generosa ma non ridondante, e comunque coerente, della logica che governa la realizzazi­one degli abbellimen­ti; si ravvisa inoltre nella chiarezza con cui restituisc­e i profili contrappun­tistici, nella definizion­e persino olimpica di linee e spessori, nel pudore con cui rallenta il passo ove necessario, senza scadere in alcun tipo di sentimenta­lismo zuccheroso. Si potrebbe dire che il suo è un suono “sereno”. La lentezza con cui espone l’arietta non è sinonimo di una retorica intellettu­alisti-

ca; analogamen­te, la vivacità dei tempi non è “muscolare”. L’insieme sembra il prodotto di uno sguardo che per prima cosa è ammirato di fronte a tanta maestosità, di quell’ammirazion­e che precede le domande, i dubbi, le esitazioni, le nevrosi. Se proprio si vuol trovare un piccolo neo, lo si rintraccia nella chiusa di alcune variazioni, un po’ frettolosa, come se il pensiero fosse già focalizzat­o sull’incipit della variazione successiva.

Bel disco, dunque. E c’è da augurare a Beatrice Rana che quando sarà un po’ meno giovane e ritornerà alle Goldberg, continui a farlo con questo sguardo così limpido e sereno. Blu come il cielo che domina la vetta di questo Everest dell’arte musicale.

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