Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Isabelle deliziosa Ma l’«amante» è troppo lunga

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Il va sans dire, Isabelle Huppert è deliziosa, minuta ma fiera, nel suo elegante abitino bianco, che si staglia al centro dell’immenso palco vuoto del San Carlo. Ad attenderla c’è solo un leggio, unico compagno di scena con cui imbastire il reading di alcuni passi de «L’amant» di Marguerite Duras. L’appuntamen­to con l’attrice francese era uno dei più attesi del Teatro Festival e lei ha fatto di tutto per non deludere le aspettativ­e. Colorando le parole ora con grazia ora con frettolosa sufficienz­a e regalando alla sua «mise en espace» i toni di un racconto per immagini della memoria, con le quali la scrittrice francese descriveva la sua prima esperienza amorosa in Indocina. Quella proibita (per razza, età e ceto) con il figlio di un ricco cinese. E a queste contraddiz­ioni Isabelle offre il massimo di imprevedib­ilità che una lettura può consentire, nei momenti più delicati come in quelli più forti. Soccombend­o un po’ alla distanza complice la durata eccessiva (un’ora e mezza) dell’allestimen­to, a cui avrebbe giovato una robusta sforbiciat­ura.

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