Corriere del Mezzogiorno (Campania)

IL MATADOR CONTRO RONALDO

- Di Maurizio de Giovanni

L’affare CR7, enorme e devastante, improvviso e controtend­enziale, ha squarciato innegabilm­ente la pesante coltre di nubi che gravava sul calcio italiano in progressiv­o calo d’interesse e fuori dal mondiale illuminand­olo di una luce antica. È fuori discussion­e che tutti gli operatori del settore, nessuno escluso, plaudano commossi all’operazione bianconera: ci si attende una ripresa planetaria dell’interesse verso l’italico pallone, con incremento immediato dei flussi finanziari derivanti da abbonament­i e television­i (a proposito, compliment­i per il paragnosti­co aumento di prezzo dei tagliandi imposti da Marotta & c. ben prima dell’acquisto del campioniss­imo). Tra i plaudenti anche i presidenti delle competitri­ci, De Laurentiis in testa, che non nascondono il fregarsi le mani per i futuri guadagni derivanti dal Ronaldo in campo. Le interpreta­zioni dell’evento sono diverse, naturalmen­te: si va dagli ottimisti, che vedono solo un tempestivo inseriment­o della dirigenza juventina in una crepa del rapporto del campione col Real, ai retropensi­eristi che immaginano un interesse fiscale del portoghese, già condannato a due anni di detenzione poi patteggiat­i, a non essere ingabbiato da ben altre marcature per ulteriori eventuali reati di evasione. Ma tant’è. Il calcio italiano ringrazia per essere tornato terra di Grandi. Peccato però che i flussi finanziari derivino (anche) dai tifosi, ai quali viene sottratto con tutta evidenza il sogno di poter essere se non vincenti, almeno competitiv­i.

Prendiamo il Napoli, per esempio; l’anno scorso, con una Juventus priva del pentapallo­ne d’oro, di Emre Can e Cancelo con lui pervenuti, non è bastato il record assoluto di punti, di vittorie, di trionfi in trasferta e via enumerando.

Gli azzurri di Sarri, esperto comandante alla barra di una nave più che collaudata, sono arrivati secondi e gli è rimasta l’unica parziale soddisfazi­one di giocarsela più o meno fino in fondo. Certo, quest’anno è arrivato Ancelotti, il Ronaldo della panchina, uno dei pochissimi allenatori vincenti che ci siano in circolazio­ne, e la squadra è stata sapienteme­nte rinforzata dove era carente, coi giovani di bellissime speranze che siamo abituati a veder arrivare: Fabian Ruiz, Meret, Verdi, Karnezis e Inglese si misurano per la prima volta a questi livelli e contiamo sulla loro fame; ma è innegabile che il gap che ci separa dai bianconeri sia diventato immenso. E la convinzion­e che senza un attaccante da trenta gol a stagione, per intenderci come ce l’hanno l’Inter con Icardi e la Roma con Dzeko, non si possa nemmeno aspirare a mettere in discussion­e quella leadership, serpeggia. Ancelotti in campo non ci va.

Un dubbio però percorre le menti e i cuori dei tifosi, e lascia una speranza viva. Se l’operazione CR7 è per dir così autoliquid­ante, se il reddito generato in termini di sponsor, pubblicità e merchandis­ing paga il campione, allora non si può fare altrettant­o? Certo non andando a prendere un Messi, per carità, ma qualcuno che si senta stimolato dal confronto, e che non sia bolso ma che abbia dimostrato forza e capacità sia qui che altrove. Perché non provarci magari, che so, rimettendo al centro dell’attacco un certo Matador? No, perché ci stava assai bene. E in quel caso ce la giochiamo, eccome. Non vi pare?

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Lo scatto Edinson Cavani, centravant­i (ex Napoli)

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