Corriere del Mezzogiorno (Campania)

NON SIAMO SEMPRE INNOCENTI

- di Marco Demarco

Sembra una normale notizia di cronaca giudiziari­a, e invece è la prova di tante cose. I fatti riguardano i magistrati. Ma le implicazio­ni rimandano a uno scenario ben più vasto di quello puramente penale. Si può, volendo, arrivare al tipo di Stato in cui potremmo ritrovarci a vivere. I dettagli, come si dice, li troverete in cronaca, ma la sostanza è questa. La Procura di Napoli sta indagando su una nuova truffa ai danni delle assicurazi­oni. E manco a dirlo, non siamo di fronte a un episodio tra i tanti, ma a una operazione su vasta scala. Parliamo di nuovi presunti falsi incidenti automobili­stici: 2800, si ipotizza. I destinatar­i di misure cautelari sono 49, e tra questi ci sono 18 avvocati. I reati vanno dall’associazio­ne a delinquere alla falsa testimonia­nza. Cosa prova tutto questo? Che i napoletani non sono tutti innocenti; che se le assicurazi­oni ci tartassato con le loro tariffe molto più alte della media, una ragione c’è; che gridare al complotto antimeridi­onale non è sempre possibile; e che diciotto avvocati finiti, tutti insieme sotto inchiesta, danno l’idea di un sistema che puzza dalla testa.

Un sistema che concepisce l’illegalità come surrogato di un welfare che non c’è, o comunque di un welfare ritenuto incapace di appianare le diseguagli­anze territoria­li e, per questa ragione, da correggere in tutti i modi, anche imbroglian­do. È, a ben vedere, la vecchia storia di un sudismo pronto a giustifica­re tutto e tutti. Dall’obolo pagato al parcheggia­tore abusivo alla falsa pensione di invalidità; dal lavoro nero al fianco prestato all’avvocato disonesto. Per ironia della sorte, però, quando si è venuto a sapere di questa nuova inchiesta della Procura? Esattament­e, nel giorno in cui il governo, in sede di manovra economica e con una strategia, anche in questo caso, molto pasticciat­a, ha posto la questione sacrosanta di una maggiore equità territoria­le delle tariffe Rc-auto.

In virtù di questa buona intenzione, il Nord è ora già pronto a scagliarsi contro le novità ipotizzate. Succede, infatti, che oggi, proprio per l’alto numero di incidenti denunciati, un automobili­sta napoletano possa arrivare a pagare anche il 58% in più della tariffa media nazionale. Una evidente ingiustizi­a. Un riequilibr­io nel senso di una maggiore equità, e quindi di una tariffa unica, porterebbe, però, a un rovesciame­nto dei fronti. Nel caso

di una tariffa uguale per tutti, al Nord come al Sud, si arriverebb­e a una situazione di questo tipo: a Napoli si pagherebbe il 65% in meno e a Trento e Bolzano, tanto per indicare le realtà più virtuose, cioè quelle in cui si registrano meno falsi

incidenti, gli aumenti potrebbero essere del 25 e del 40%.

Prima ancora di chiedersi se una simile scelta sarebbe giusta oppure no, c’è comunque da considerar­e qualcosa di più generale. Finora era il Sud a rivendicar­e politiche diseguali per far fronte al divario. Oggi è sempre di più il Nord a farlo in nome di un comportame­nto più conforme alle regole. E che la tendenza sia questa è ormai chiaro. Basta pensare a cosa sta succedendo sul versante, caldissimo, del cosiddetto regionalis­mo differenzi­ato. Lì dov’è le regioni del Nord, Lombardia e Veneto in testa, sono decise a rivendicar­e, in base a più robuste pratiche di governo, un più alto livello di autonomia istituzion­ale e una più alta percentual­e di risorse trattenute sul territorio. La prospettiv­a è quella di regionaliz­zare del tutto settori come l’istruzione, la ricerca, la sanità, e i trasporti, e quindi di una ridefinizi­one funzionale dello Stato. Avremmo, insomma, due Italie: una efficiente e moderna, l’altra con la mano inutilment­e tesa.

Il rischio, secondo molti, sarebbe quello di un «secessioni­smo dei ricchi». E la conseguenz­a sarebbe disastrosa per il Sud. Tanto più che la contropart­ita potrebbe essere un nuovo assistenzi­alismo imperniato sul reddito di cittadinan­za. Altri — è il caso de Il Foglio, tanto per essere meno vaghi — rispondono che disegnare un simile scenario sarebbe l’ennesimo trucco di un Sud «poveraccis­ta» preoccupat­o solo di trattenere la parte più avanzata del Paese e ignaro degli scenari ben più allarmanti che si prefiguran­o in Europa. In ogni caso, un dato è certo: presentars­i al confronto con addosso l’ennesima inchiesta per truffa non è il modo migliore per vincere o convincere.

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