Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Sapevo che Insigne non poteva sbagliare il rigore contro il Psg»

- Di Antonio Ottaiano a pagina

Mattina post gara, telefonate e chiacchier­ate rituali sulla gara, ci si confronta su Napoli Paris Saint Germain. L’euforia è alle stelle e durante il percorso che dal garage mi porta in ufficio faccio fatica a fare due passi l’uno dietro l’altro, tante sono le persone che incrocio e mi chiedono della partita. Mi sollecitan­o sull’eroe della serata, Lorenzo Insigne. La premessa è obbligator­ia: sono il procurator­e di Lorenzo, ma come le cronache di tutti i giornali hanno provveduto a raccontare con tanta cura, il mio mandato terminerà tra qualche mese. I rapporti profession­ali, però, non c’entrano nulla con la consideraz­ione, altissima, che continuo a conservare del talento Insigne. Mi si dice: « Visto il tuo Lorenzo che testa ieri ?». Non so se è giusto che lo si definisca «mio» e non so neanche perché ci si continui a sorprender­e delle sue qualità. Lui ha talento, e va bene questo è sotto gli occhi di tutti. Ma, il talento, da solo non basta per diventare un grande calciatore. Per decidere le partite, essere protagonis­ti e leader. Certi suoi atteggiame­nti a me non hanno mai prodotto stupore, conosco Lorenzo da quando più che ragazzino giocava negli allievi del Napoli e l’ho visto crescere come calciatore e come uomo. Ho assistito Lorenzo in tutte le fasi del suo «divenire» calciatore, partecipan­do al raggiungim­ento dei risultati sportivi ed economici oltre ovviamente a vivere direttamen­te le fasi del suo diventare uomo. Di Lorenzo credo di conoscere pregi, grandezza e naturalmen­te difetti. Ed è per questo che ero certo che non avrebbe mai fallito quel calcio di rigore contro il Psg. La sua grande forza non è solo tecnica, come tutti oggi finalmente gli riconoscon­o, ma è nella testa. In quel suo lottare sempre con se stesso per raggiunger­e gli obiettivi che si è prefissato. La sfrontatez­za con cui ha preso il pallone e lo ha posizionat­o sul dischetto, il non concedere spazio, nella sua mente, al sorriso beffardo di Buffon che cercava di distoglier­lo dal «momento» , il semplice gesto di asciugare il sudore, passando la maglia sul viso, non era altro che un modo per schermare e proteggere la concentraz­ione e rafforzare la determinaz­ione solita di quando vede il risultato da raggiunger­e. Ecco chi è e com’è Lorenzo. Un ragazzo ostinato, ambizioso che ha voluto contro tutto e tutti diventare un grande calciatore. Di difficoltà ne ha incontrate parecchie, eppure nei momenti più disperati trovava il modo per ripartire, ritrovare concentraz­ione. Andare avanti, verso l’obiettivo. Con la testa. Sì, perché si diventa top se oltre al talento calcistico si ha altro, quell’x factor che nessuno ti può migliorare e che solo tu puoi gestire. Lui ha tutto questo, ha la capacità di essere presente nei momenti importanti, quando ha l’ulteriore step da raggiunger­e. Dopo essere diventato stella nel Napoli, credo sia alla ricerca della consacrazi­one europea, della valorizzaz­ione e valutazion­e da top player.

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