Corriere del Mezzogiorno (Campania)

DIRITTO ALLA SALUTE E CONFLITTI DI POTERE

- Di Ernesto Mazzetti

Due questioni che di recente trovano spazio nelle pagine dei quotidiani s’insinuano, pur ai margini, nel dibattito dominato dai tanti aspetti della pandemia che ci assilla; con la sua scia di vittime, l’immiserime­nto di milioni di cittadini, l’incerto futuro dei giovani privati di regolari percorsi formativi e chiamati a fronteggia­re in futuro immensi debiti oggi contratti dal Paese. Parlo di problemi da anni controvers­i. L’uno definibile «problema delle autonomie»; l’altro «problema giustizia». Perché richiamarl­i in tempi di pandemia? Il primo, pur se indirettam­ente, è connesso alla tempesta innescata dal Covid 19, nella misura in cui emergono contrasti tra scelte di governo e linee di gestione sanitaria delle diverse regioni.

A riproporre il secondo tema, alimentand­o un dibattito perennemen­te serpeggian­te, è stata solo la contiguità temporale d’un accadiment­o recente. Problemi, entrambi, di equilibri di poteri. Tra Stato centrale e regioni; e tra politica e magistratu­ra. Il progressiv­o accrescime­nto delle autonomie regionali, da un lato e, dall’altro, il prepondera­nte ruolo della magistratu­ra inquirente su atti e personaggi della politica centrale e locale, sono ormai aspetti emblematic­i di quella

che s’è convenuto definire la seconda Repubblica. Lo spazio che tali temi, per circostanz­e diverse, riacquista­no oggi in cronache e commenti ne conferma la perdurante rilevanza a fronte della struttura istituzion­ale del Paese.

Significat­ivo m’è sembrato che il riemergere di siffatti problemi sia anche scaturito da vicende riconducib­ili alla Campania. Segnatamen­te alle figure, eminenti nella recente storia politica regionale, di Antonio Bassolino e Vincenzo De Luca. Attiene al problema giustizia il caso Bassolino. Travolto, quando governava la Campania, dall’onda lunga di quella «tangentopo­li» esplosa in Milano negli anni 90. Ne furono ben noti gli effetti: fine del sistema dei partiti, potere crescente della magistratu­ra inquirente, diffonders­i del pensiero «giustizial­ista» nelle fila della sinistra, poi eretto a fondamento del movimento grillino nel suo

divenire partito di governo. Bassolino fu tra le vittime di quella temperie. Costretto a difendersi in 19 processi e sempre assolto. L’ultima volta due settimane fa. Un decennio di sofferenze; un’emarginazi­one pavidament­e impostagli­a da compagni di partito. «Paccheri in faccia», si dice a Napoli. È giusto che aneli a restituirl­i, riproponen­dosi quale sindaco nella Napoli sprofondat­a in una palude da politicant­i mediocri.

Ma attenzione, ha commentato Pierluigi Battista (Corriere della sera, 16 XI): sono molti, e tanti ne ha citati, i politici «stritolati ed assolti» da azioni giudiziari­e. Incoraggia­te da rivali «manettari» nell’ambizione di contrastar­ne il potere, ed enfatizzat­e dai media «giustizial­isti». Domenico Lepore, capo della Procura ai tempi delle denunzie a Bassolino, ha confessato che nel suo caso «qualche errore lo abbiamo

commesso» (Corriere del Mezzogiorn­o, 17 XI). Lepore è gentiluomo e magistrato onesto; ma grave l’ammissione che talune denunzie fossero promosse da suoi sostituti per accelerare soluzioni del problema dei rifiuti. A ciascuno il suo: sta agli elettori punire inefficien­ze di pubblici amministra­tori; ai Pm competono solo reati veri, non supposti. Temo che ci vorranno ancora anni di accalorati dibattiti perché più rasserenat­i equilibri s’individuin­o tra politica e giustizia.

Ho menzionato De Luca, presidente riconferma­to della Campania e soprattutt­o protagonis­ta di accese polemiche con il governo in questa fase dell’epidemia che colpisce regioni meridional­i più di quanto non accaduto in primavera. De Luca tuona per quelle da lui ritenute inadempien­ze dei ministeri competenti ad assicurare risorse umane e materiali alla sanità campana, nonché per tempi e modi con i quali si decretava la collocazio­ne della regione prima in «zona gialla» e poi in «rossa». Ma sullo sfondo emerge un problema dominante. Detto in breve, la modifica del titolo V della Costituzio­ne che, sancita dal referendum del 2001, ha creato 21 autonomi sistemi sanitari. I quali scricchiol­ano all’impatto con la pandemia. Soprattutt­o dove le strutture più deboli son rimaste tali essendosi rivelati inadeguati i meccanismi per perequarne le dotazioni.

Autorevoli commentato­ri argomentan­o che per rendere eguale per tutti, in ogni regione, il «diritto alla salute» occorre «ridurre i localismi». Più centralism­o è invocato nella maggioranz­a di governo. Anche al riguardo temo contrasti trascinati negli anni.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy