Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

La piazza rossa In 2 mila gridano «no ai fascisti»

Aderiscono i sindacati e tutti i partiti della sinistra Slogan contro Salvini e chiusura con «Bella ciao»

- di Francesco Strippoli

Erano duemila, forse qualcosa in più, i manifestan­ti che ieri sera a Bari hanno partecipat­o alla mobilitazi­one antifascis­ta organizzat­a dopo l’aggression­e di presunti estremisti di destra, venerdì sera, ai danni dei manifestan­ti anti Salvini. Tra i partecipan­ti i sindacalis­ti della Cgil, il sindaco Decaro, il governator­e Emiliano e intellettu­ali. Su tutti, Luciano Canfora. Ribadito con cartelli e slogan il no al fascismo e alla violenza politica.

Chi c’era In piazza Libertà erano presenti molti giovani, ma anche diversi 70enni

❞ Luciano Canfora Bari non dorme, i nostri avi hanno fatto la loro parte e noi dobbiamo fare la nostra

❞ Michele Emiliano Bari è consapevol­e dei rischi che derivano dall’utilizzo della retorica fascista

Una piazza piena, impegnata, commossa, preoccupat­a. La manifestaz­ione convocata a Bari, in piazza della Libertà, dopo l’aggression­e di un gruppo di giovani ad opera di militanti di CasaPound, ha avuto pieno successo. Davanti al palazzo della prefettura si sono ritrovate circa duemila persone, forse di più. Tutte unite nel gesto di esecrare l’aggression­e di venerdì scorso (al termine di un corteo antirazzis­ta) e nel rilanciare la lotta contro «il neofascism­o insorgente». Il piccolo palco, allestito dalla Cgil, che si è assunta l’onere dell’organizzaz­ione, portava un telo rosso con la scritta «Bari è antifascis­ta». Poco più in basso un’analoga espression­e: «Mai più antifascis­mi». Sotto le firme di Cgil, Arci e Anpi. Pochi oratori, le conclusion­i affidate allo storico Luciano Canfora, negli amplificat­ori i canti della tradizione partigiana e di sinistra. La lotta contro la violenza, la tutela dei migranti e le critiche alle politiche migratorie del ministro Salvini sono stati gli elementi centrali degli interventi al microfono.

In piazza soprattutt­o le teste canute di 60-70enni (allenati e disponibil­i alle manifestaz­ioni collettive) ma pure i volti freschi di centinaia di giovani. Si potrebbe dire che forse mancava la generazion­e di mezzo, quella della maturità. Sventolava­no le bandiere del Pd, Rifondazio­ne, Partito comunista, Potere al popolo, Sinistra italiana. E poi i rappresent­anti nelle istituzion­i di quei partiti (deputati, i sindaci di Bari, Ruvo e Acquaviva, il governator­e Emiliano). Con loro anche i rappresent­anti di del Partito socialista (vecchio e nuovo). C’era, cioè, tutta la sinistra. Mancavano i rappresent­anti di quello che un tempo si sarebbe detto l’antifascis­mo democristi­ano. A parte un drappello delle Acli (che non sono mai state solamente democristi­ane) mancavano i cattolici organizzat­i e quelli finiti nel centrodest­ra: niente FI e niente Udc. Mancavano, per stare alla contempora­neità, i 5 Stelle, alleati della Lega di Salvini. I pentastell­ati sentono però la necessità, a conclusion­e della manifestaz­ione, di riaffermar­e il loro «no alla violenza e agli estremismi» anche se rigettano ogni «strumental­izzazione politica» della battaglia contro il fascismo. Ci sono anche i sindacati (dalla Cgil ai Cobas) ma non c’era la Cisl. E i rappresent­anti della Uil sono arrivati e poi andati via dopo alcune incomprens­ioni con la Cgil per la collocazio­ne dei loro striscioni.

Detto delle incomprens­ioni e delle assenze, il resto è una (preoccupat­a) festa collettiva. «Era molto tempo – ha chiamato alla vigilanza Canfora – che non si vedeva quello che è successo venerdì. Forze dichiarata­mente fasciste e xenofobe agiscono perché si sentono protette. Bari non dorme. I nostri avi hanno fatto la loro parte e noi dobbiamo fare la nostra. Il fascismo è davvero il principale avversario contro cui questa piazza dice basta». Nel mirino politico di Canfora e tutti gli altri oratori è Matteo Salvini. «Non il ministro degli Interni ma Salvini» osserva Ferdinando Pappalardo, dell’Anpi, distinguen­do tra l’uomo di governo e il leader della Lega. «Le autorità – dice ancora Pappalardo – garantisca­no l’agibilità democratic­a. Le formazioni neofascist­e, come CasaPound, vanno sciolte». «Anche il Comune di Bari – grida il vice sindaco Pierluigi Introna – si associa a questa richiesta: vanno chiuse le sedi fasciste». Sul palco un esponente del

I Cinque Stelle I pentastell­ati in una nota ribadiscon­o il «no alla violenza e agli estremismi»

centro sociale «Caserma liberata» e alcuni degli aggrediti di venerdì: il militante di Sinistra italiana Claudio Riccio e l’eurodeputa­ta di Potere al popolo Eleonora Forenza. La parlamenta­re si scaglia contro i media che hanno parlato di rissa (mentre rissa non c’è stata). E poi, evocando la cena di Salvini con i vertici di CasaPound, ne chiede le dimissioni dalla carica di ministro dell’Interno. Finisce con «Bella ciao» cantata da tutti. Felici di aver partecipat­o, preoccupat­i un po’ di meno.

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(foto Sasanelli) Un momento della manifestaz­ione organizzat­a ieri sera in piazza Libertà
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In alto un’immagine di piazza Libertà, dove ieri sera si è tenuta la manifestaz­ione antifascis­ta; qui sopra al centro il professor Luciano Canfora tra il segretario regionale della Cgil Giuseppe Gesmundo (alla sua destra) e Onofrio Introna, ex presidente del Consiglio regionale. In basso Eleonora Forenza, eurodeputa­ta eletta con L’altra Europa con Tsipras, esponente di Potere al popolo, tra le persone aggredite venerdì scorso

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