Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
La piazza rossa In 2 mila gridano «no ai fascisti»
Aderiscono i sindacati e tutti i partiti della sinistra Slogan contro Salvini e chiusura con «Bella ciao»
Erano duemila, forse qualcosa in più, i manifestanti che ieri sera a Bari hanno partecipato alla mobilitazione antifascista organizzata dopo l’aggressione di presunti estremisti di destra, venerdì sera, ai danni dei manifestanti anti Salvini. Tra i partecipanti i sindacalisti della Cgil, il sindaco Decaro, il governatore Emiliano e intellettuali. Su tutti, Luciano Canfora. Ribadito con cartelli e slogan il no al fascismo e alla violenza politica.
Chi c’era In piazza Libertà erano presenti molti giovani, ma anche diversi 70enni
❞ Luciano Canfora Bari non dorme, i nostri avi hanno fatto la loro parte e noi dobbiamo fare la nostra
❞ Michele Emiliano Bari è consapevole dei rischi che derivano dall’utilizzo della retorica fascista
Una piazza piena, impegnata, commossa, preoccupata. La manifestazione convocata a Bari, in piazza della Libertà, dopo l’aggressione di un gruppo di giovani ad opera di militanti di CasaPound, ha avuto pieno successo. Davanti al palazzo della prefettura si sono ritrovate circa duemila persone, forse di più. Tutte unite nel gesto di esecrare l’aggressione di venerdì scorso (al termine di un corteo antirazzista) e nel rilanciare la lotta contro «il neofascismo insorgente». Il piccolo palco, allestito dalla Cgil, che si è assunta l’onere dell’organizzazione, portava un telo rosso con la scritta «Bari è antifascista». Poco più in basso un’analoga espressione: «Mai più antifascismi». Sotto le firme di Cgil, Arci e Anpi. Pochi oratori, le conclusioni affidate allo storico Luciano Canfora, negli amplificatori i canti della tradizione partigiana e di sinistra. La lotta contro la violenza, la tutela dei migranti e le critiche alle politiche migratorie del ministro Salvini sono stati gli elementi centrali degli interventi al microfono.
In piazza soprattutto le teste canute di 60-70enni (allenati e disponibili alle manifestazioni collettive) ma pure i volti freschi di centinaia di giovani. Si potrebbe dire che forse mancava la generazione di mezzo, quella della maturità. Sventolavano le bandiere del Pd, Rifondazione, Partito comunista, Potere al popolo, Sinistra italiana. E poi i rappresentanti nelle istituzioni di quei partiti (deputati, i sindaci di Bari, Ruvo e Acquaviva, il governatore Emiliano). Con loro anche i rappresentanti di del Partito socialista (vecchio e nuovo). C’era, cioè, tutta la sinistra. Mancavano i rappresentanti di quello che un tempo si sarebbe detto l’antifascismo democristiano. A parte un drappello delle Acli (che non sono mai state solamente democristiane) mancavano i cattolici organizzati e quelli finiti nel centrodestra: niente FI e niente Udc. Mancavano, per stare alla contemporaneità, i 5 Stelle, alleati della Lega di Salvini. I pentastellati sentono però la necessità, a conclusione della manifestazione, di riaffermare il loro «no alla violenza e agli estremismi» anche se rigettano ogni «strumentalizzazione politica» della battaglia contro il fascismo. Ci sono anche i sindacati (dalla Cgil ai Cobas) ma non c’era la Cisl. E i rappresentanti della Uil sono arrivati e poi andati via dopo alcune incomprensioni con la Cgil per la collocazione dei loro striscioni.
Detto delle incomprensioni e delle assenze, il resto è una (preoccupata) festa collettiva. «Era molto tempo – ha chiamato alla vigilanza Canfora – che non si vedeva quello che è successo venerdì. Forze dichiaratamente fasciste e xenofobe agiscono perché si sentono protette. Bari non dorme. I nostri avi hanno fatto la loro parte e noi dobbiamo fare la nostra. Il fascismo è davvero il principale avversario contro cui questa piazza dice basta». Nel mirino politico di Canfora e tutti gli altri oratori è Matteo Salvini. «Non il ministro degli Interni ma Salvini» osserva Ferdinando Pappalardo, dell’Anpi, distinguendo tra l’uomo di governo e il leader della Lega. «Le autorità – dice ancora Pappalardo – garantiscano l’agibilità democratica. Le formazioni neofasciste, come CasaPound, vanno sciolte». «Anche il Comune di Bari – grida il vice sindaco Pierluigi Introna – si associa a questa richiesta: vanno chiuse le sedi fasciste». Sul palco un esponente del
I Cinque Stelle I pentastellati in una nota ribadiscono il «no alla violenza e agli estremismi»
centro sociale «Caserma liberata» e alcuni degli aggrediti di venerdì: il militante di Sinistra italiana Claudio Riccio e l’eurodeputata di Potere al popolo Eleonora Forenza. La parlamentare si scaglia contro i media che hanno parlato di rissa (mentre rissa non c’è stata). E poi, evocando la cena di Salvini con i vertici di CasaPound, ne chiede le dimissioni dalla carica di ministro dell’Interno. Finisce con «Bella ciao» cantata da tutti. Felici di aver partecipato, preoccupati un po’ di meno.