Sparata da fischi
Tra le riflessioni che si possono fare in merito al disegno di legge sui vitalizi, votato alla Camera e ora pronto per il Senato, un paio si orientano ad aspetti extra legem.
Pare che, se approvata, la legge verrebbe subito considerata incostituzionale. Peraltro non si capisce mai perché trattandosi di privilegi (appunto i vitalizi) qualunque cosa vada a modificarli sia incostituzionale (sono diritti acquisiti, non regalie, si dicono da soli) mentre quando modificano (scalpellano) le pensioni dei cittadini sia tutto regolare (non sono diritti acquisiti, pare siano benevolenze legislative, loro dicono a noi).
La prima riflessione è sul testo della legge stessa. In Parlamento siedono avvocati, fior di costituzionalisti, magistrati, professori universitari di giurisprudenza. È logico che vogliano licenziare una legge inficiata di incostituzionalità ancor prima di nascere? Uno studente che ammettesse una tale ipotesi verrebbe bocciato con grande indignazione del suo docente. Lì no. La varano e poi si vedrà. Il lieve sfumato sospetto che ci vogliano prendere in giro diventa quasi incredulità.
Il secondo aspetto riguarda la corale e non tanto velata reazione degli interessati; tutti o quasi a rivendicare la sacralità dell’introito e tra questi è risuonato l’anatema fiero e pugnace del presidente della Provincia Ugo Rossi: «Noi non applicheremo la legge!». Sollievo della compagnia di giro, ma credo fischi e proteste dal pubblico.
Si sa, noi trentini siamo speciali, abbiamo l’autonomia che un po’ arranca ultimamente, ma ancora ce l’abbiamo. È nata a tutela e garanzia dell’intera comunità trentina nel difficile cammino postbellico. Pare un tantino arrogante tirarla in ballo per salvaguardare il portafoglio di pochi, benché eletti, al fine di perpetuare un reperto storico garantito proprio da chi se lo crea, se lo dimensiona, se lo corazza. Tra i beneficiari ci sono persone che hanno vitalizio sia nazionale sia regionale e pensione professionale. Un’ ubiquità di presenza (lavoro e mandato) che lascia ammirati.
E Rossi non tiri in ballo la buona condotta trentina nella vexata quaestio degli anticipi, di per sé insostenibili ab origine. Il risultato è inadeguato e incerto. Rita Grisenti,