Canestrini (Centro Astalli): «Importante il diritto alla difesa Accolto il 50% dei ricorsi»
TRENTO «Forte preoccupazione» e «una pesante violazione dei diritti dei richiedenti asilo» a esercitare il diritto di accedere alla difesa. Con queste parole Stefano Canestrini, coordinatore del Centro Astalli, condivide e rilancia l’allarme espresso ieri sul Corriere del Trentino dall’avvocato Nicola Canestrini e dal presidente dell’ordine degli avvocati di Trento Andrea De Bertolini in merito alla massiccia notifica di esiti relativi alle richieste di protezione internazionale.
«È la prima volta che in Trentino si verifica una comunicazione di notifiche in numeri così alti — denuncia Stefano Canestrini —. Il problema è dovuto ad una accumularsi di notifiche non evase che ora vengono esperite in blocco senza una ragionevole programmazione, una situazione nella quale stanno anteponendo ragioni formali e burocratiche al diritto di difesa e alla dignità delle persone che si ritrovano ad essere loro malgrado pesantemente penalizzate».
Il dito è puntato contro il Cinformi, ente provinciale deputato alla notificazione, al quale il coordinatore del Centro Astalli chiede di procedere sì con le necessarie pratiche nei tempi imposti dalla legge, ma con un occhio di riguardo alla programmazione. «Una comunicazione così massiccia impedisce di fatto agli avvocati trentini di tutelare in maniera efficace in tempi così brevi chi voglia chiedere il ricorso — prosegue ancora Canestrini —. Un diritto alla difesa tanto più importante se si pensa che il Tribunale di Trento esprime circa il 50 per cento di esiti positivi riferiti ai ricorsi che vengono presentati, ribaltando la decisione della Commissione territoriale e permettendo alle persone di rimanere all’interno dei progetti di accoglienza».
Percentuali che, nel caso della Commissione veronese che tratta le domande provenienti dalla provincia di Trento, pare abbiano segnato un aumento dei dinieghi dal 65 al 90 per cento. «Colpa del “decreto Salvini” che ha eliminato la protezione umanitaria — mette in chiaro Canestrini —. Le domande prese in esame a dicembre e gennaio sono state valutate con i nuovi criteri che prevedono solo i due gradi più alti di protezione: la sussidiaria e lo status di rifugiato. Di fatto questo aumenta immediatamente il numero degli irregolari».
Un punto di vista condiviso anche dal presidente della Provincia di Trento Maurizio Fugatti: «La variazione di percentuale è dovuta alla stretta del decreto sicurezza». Diverse però sono le conclusioni: «Significa che il 10 per cento dei richiedenti asilo scappano dalla guerra, gli altri no». In risposta all’allarme lanciato dal Centro Astalli e dagli avvocati, la risposta del governatore è netta: «Fino a un mese fa l’accusa era che le commissioni fossero lente, ora che sono troppo veloci. Se gli avvocati non riescono a gestire tutti i ricorsi è un problema che non ci riguarda».
Più sfumata la posizione di Giorgio Tonini, capogruppo provinciale del Partito democratico: «L’aumento di dinieghi può essere causato da una combinazione di fattori. Da una parte l’indirizzo del governo del decreto sicurezza, dall’altra un mutamento della provenienza degli immigrati. Terminata la fase acuta del conflitto in Siria, la maggior parte dei migranti ora proviene da zone dell’Africa nelle quali è più difficile definire lo stato di guerra e di conseguenza dimostrare la necessità di protezione umanitaria». Quale che sia la causa specifica, il problema persiste: «Dichiarate clandestine, queste persone cadono in una condizione di illegalità, andando ad aumentare le fila del lavoro in nero nel migliore dei casi, della criminalità nel peggiore».