Sequestrato l’impianto, 45 dipendenti restano a casa
Sigilli anche ai mezzi, 4 indagati. Il gip: profitti massimizzati fingendo il recupero dei rifiuti
I carabinieri del Noe di Trento hanno sequestrato l’impianto della Bianchi srl di Isera. Quattro indagati, a casa 45 lavoratori.
TRENTO Il sequestro del marzo scorso, poi confermato dal Tribunale del Riesame, non ha fermato la presunta attività irregolare della Bianchi srl, una delle più importanti del settore. Una gestione illecita di rifiuti che avrebbe consentito alla società di guadagnare molti soldi spendendo poco. «Fingendo di recuperare i rifiuti in loco non sostiene neppure i costi per il trasporto e ottiene quindi dalla pubblica commessa il massimo profitto (e può partecipare alle gare per l’affidamento con un notevole indebito vantaggio sugli altri concorrenti)», scrive il gip Enrico Borrelli nel decreto di sequestro con il quale sono stati posti i sigilli a tutto l’impianto di Isera.
Giovedì i carabinieri del Noe di Trento hanno bussato nuovamente alla porta dell’azienda con in mano il provvedimento del giudice con il quale ha imposto lo stop all’attività. È stato sequestrato tutto l’impianto, sono stati svuotati gli uffici e sequestrati anche undici camion. Una vera batosta per il titolare Roberto Bianchi che parla già di «accanimento». L’uomo è indagato per traffico illecito di rifiuti insieme a Mara Bianchi, legale rappresentante della srl, il socio Matteo Bianchi e il responsabile tecnico dell’impianto di recupero Davide Andreis. L’avvocato dell’azienda, Roberto Sposato, è già al lavoro, ma il problema maggiore ora è quello occupazionale. I 45 dipendenti adesso rischiano di restare a casa senza un impiego. Un dramma che sarebbe stato causato, secondo la Procura, dall’illecita gestione dei rifiuti da parte dell’azienda che avrebbe anche ignorato le diffide dell’Appa. Dopo il primo sequestro di marzo, infatti, l’Azienda provinciale per la protezione dell’ambiente aveva adottato un provvedimento di diffida nei confronti della srl imponendo l’analisi dei rifiuti da spazzamento. Ma non sarebbe stato fatto nulla. L’azienda avrebbe continuato con le presunte pratiche illecite. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri la ditta avrebbe miscelato i rifiuti senza effettuare alcuna analisi (i rifiuti da spazzamento stradale possono contenere inquinanti come idrocarburi, ad esempio) per poi riciclarli vendendoli come materiale da recupero. La Bianchi, come è stato ricostruito dal Noe, si occupa di recuperare i rifiuti da Dolomiti Ambiente srl per Trento e Rovereto. La normativa è piuttosto stringente e vieta la miscelatura dei rifiuti provenienti da Trento con quelli di Rovereto, inoltre devono essere divisi per stagionalità, ma nulla di tutto questo sarebbe stato fatto, anzi, la Bianchi avrebbe tentato di dissimulare la presunta attività illecita. Da qui la decisione dei pm Davide Ognibene e Alessandra Liverani di chiedere un nuovo sequestro. I carabinieri del Noe hanno posto i sigilli anche al sito delle Brianeghe di Mori nel quale sarebbero stati conferiti abusivamente oltre diecimila metri cubi di materiale.