Il bonifico finisce nelle tasche dei truffatori
Vittima una società trentina. Un anno di indagini di finanza e polizia diretti dalla Procura: 7 arrestati
Il bonifico da 600.000 euro nelle tasche di truffatori anziché alla società attraverso la frode informatica Bec che si nasconde nelle email aziendali, vittima anche una società trentina: 7 in manette tra Italia e estero.
TRENTO L’idea è semplice per i cyber criminali: hackerare la casella di posta elettronica di un’azienda e dirottare ingenti somme di denaro sui propri conti correnti. Il meccanismo, complesso, è a effetto «matrioska», come il nome dell’«Operazione Matrioska» della squadra mobile di Trento e del Nucleo di polizia economica-finanziaria della guardia di finanza, che dopo un anno di indagini coordinate dal pm Carmine Russo della Procura di Trento hanno denunciato 12 persone, di cui 7 arrestate (5 italiani, un rumeno e un cingalese), per frode informatica aggravata e riciclaggio transnazionale. Uno degli indagati percepiva il reddito di cittadinanza. Vittima del raggiro due aziende: una trentina del settore siderurgico che ha visto sfumare 600.000 euro concordati con una società bosniaca per la compravendita di un costoso macchinario industriale.
La frode è avvenuta attraverso la tecnica del Bec (Business email compromise): attraverso sofisticati sistemi di hackeraggio vengono prese di mira le caselle di posta elettronica di aziende e di professionisti per controllarle segretamente e fare in modo che riescano a inviare messaggi ai loro clienti, vittime delle «truffe», per dirottare pagamenti sull’acquisito di bene e servizi nelle mani dei sodalizi criminosi. Così per la società trentina: dopo aver preso il controllo della casella di posta dell’azienda i malviventi hanno creato risposte fraudolente comunicando alla fine gli estremi del conto corrente dove bonificare i soldi per il macchinario.
Dopo aver dirottato i 600.000 euro su un conto corrente di una società bolognese, l’importo è stato frazionato tramite altri bonifici verso conti correnti di 6 società fantasma (con sede a Milano, Modena e Reggio Emilia), quindi le somme sono state bonificate verso 4 conti correnti esteri di società in Bulgaria, Ungheria, Slovenia e Gran Bretagna, un conto polacco intestato a un prestanome italiano, un conto italiano di un prestanome senegalese. Il denaro finito all’estero è, infine, rientrato in Italia attraverso bonifici disposti dai medesimi conti correnti stranieri verso i conti nazionali di due società fantasma modenesi e di due prestanome (un italiano e un cingalese), per poi essere ritirato e volatilizzarsi nelle mani degli indagati.
Oltre agli arresti, sono state sequestrate due pistole, 1.900 confezioni di sostanze dopanti, auto di lusso, immobili, preziosi e quadri di valore. Gli investigatori hanno dato esecuzione a un provvedimento di sequestro per equivalente tra cui una Jeep Wrangler, una Cadillac Escalade, due appartamenti, preziosi e alcuni quadri di valore fino alla concorrenza dei 600 mila euro illecitamente sottratti alla società bosniaca.
Sequestro
Sequestrate due pistole, 1.900 confezioni di sostanze dopanti, auto di lusso, immobili, preziosi e quadri di valore alla cyber banda