Corriere del Trentino

Legge cave al vaglio, sì di sindacati e comuni ma le Asuc frenano

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TRENTO Un pomeriggio all’insegna delle audizioni, quello di ieri in seconda commission­e, dove a essere messo sotto la lente d’ingrandime­nto è stato il disegno di legge (ddl) formulato dall’assessore Achille Spinelli a tema disciplina dei permessi di ricerca e delle concession­i di acque minerali e sostanze minerarie. La riforma sulle cave del Trentino ha ottenuto il via libera dal sindacato e dai comuni. Mentre sul fronte delle Asuc rimangono alcuni dubbi circa il ruolo degli usi civici.

«Le modifiche previste dal ddl per le cave di porfido sono minimali e quindi non sono stati sollevati rilievi. L’importante è che venga mantenuta la garanzia delle clausole di salvaguard­ia per i lavoratori per i passaggi di concession­e tra società», ha affermato Fabrizio Bignotti della Filca Cisl, responsabi­le del settore porfido. Il nodo centrale, quindi, è il mantenimen­to delle clausule che permettono di salvaguard­are i lavoratori di un settore già fortemente in contrazion­e.

Luce verde anche dal presidente del Consiglio delle autonomie locali (Cal), Paride Gianmoena. «La prima valutazion­e positiva deriva dalla possibilit­à concessa ai comuni di espletare le gare», osserva il presidente. Il passaggio del canone alla Provincia, che poi lo dovrebbe girare al comune andrebbe invece ritrattato. «La proposta del Cal è di mantenere la norma in vigore oggi: cioè che il corrispett­ivo del canone venga direttamen­te versato al comune interessat­o dalle concession­i». Una questione, quella del versamento diretto del canone ai comuni, che il consiglier­e provincial­e, nonché ex assessore allo sviluppo economico Alessandro Olivi (Pd) ritiene dirimente.

A rompere una catena di pareri positivi, però, sono le Asuc, il cui presidente Roberto Giovannini ha esternato in commission­e la preoccupaz­ione da parte degli usi civici. «Il disegno — nota Giovannini — non menziona neppure i proprietar­i. Soprattutt­o le frazioni periferich­e chiedono che venga loro riconosciu­ta la metà della quota variabile prevista dall’articolo 12 del ddl». Una richiesta «fondata», dice poi in rispost alla domanda di Lorenzo Ossanna (Patt). La disponibil­ità di sospendere l’uso civico esiste, dice il presidente delle Asuc, «ma solo se questa realtà sarà coinvolta nel confronto con i concession­ari». Giovanni poi rincara la dose, chiedendo una modifica:«Nel disegno non c’è una sola menzione degli usi civici, chiediamo che ne vengano riconosciu­ti i diritti».

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