«Un carcere fatiscente e affollato»
Il report della Garante dei detenuti sottolinea le tante criticità di Spini
La relazione della Garante dei detenuti fotografa una situazione critica. «Concentrazione preoccupante di detenuti in alcune sezioni», «cattiva situazione manutentiva in cui versa l’edificio», «altamente critica la situazione dell’area educativa», «polizia penitenziaria in sofferenza di organico».
«Concentrazione preoccupante di detenuti in alcune sezioni», «cattiva situazione manutentiva in cui versa l’edificio», «altamente critica la situazione dell’area educativa», «polizia penitenziaria in considerevole sofferenza di organico». La relazione delle attività del 2019 della Garante dei detenuti fotografa una situazione interna alla Casa circondariale di Spini di Gardolo tutt’altro che positiva: «Prima ancora del principio di rieducazione del condannato — ammonisce la garante Antonia Menghini — la Costituzione prescrive che le pene non possano consistere in trattamenti contrari al senso di umanità». Un’umanità spesso «ristretta», così come sono «ristretti» entro le mura di Spini di Gardolo 303 detenuti, di cui 20 donne, solo 202 con sentenza definitiva mentre gli altri sono in attesa di giudizio. Di questi, una percentuale alta, più alta della media nazionale, è composta da cittadini stranieri (quasi il 60%): «Tecnicamente non è possibile parlare di sovraffollamento», anche se negli anni il numero dei detenuti è arrivato a punte massime di 350 unità: «La capienza originaria della struttura, definita dall’Accordo di programma quadro del 202 siglato da Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, Provincia di Trento e Comune di Trento, era stata definita in 240 persone. Ma è stata più di recente rideterminata dal Dap in 419 persone». Le piante organiche però, sia della polizia penitenziaria che degli educatori, «è tarata sulle originarie 240 presenze», ed è comunque sottodimensionata. Da qui, segnala la garante, «la sofferenza di organico e la situazione altamente critica dell’area educativa».
Se il sovraffollamento non c’è «tecnicamente», c’è invece una «alta concentrazione in due sezioni su nove»: «Si tratta delle sezioni dei protetti, detenuti che soprattutto hanno subito condanne per reati sessuali. Ieri — ha sottolineato Antonia Menghini — erano 101. E qui la concentrazione è davvero preoccupante». Se nelle altre sezioni i detenuti sono in media due per cella, nelle due sezioni segnalate dalla garante i detenuti arriverebbero a 3, in alcuni casi 4 per cella.
Altro tema quello delle condizioni strutturali dell’edificio: «Soltanto entrando dal cancello si notano transenne per il rischio di distacco dei pannelli esterni. Questa struttura ha soli 10 anni e la scarsa manutenzione rischia di vanificare l’intervento della Provincia che ha messo i soldi per la sua costruzione». Altro tema ancora, quello della discontinuità di comando: «In dieci anni otto diversi direttori», osserva Menghini.
L’attenzione della garante, dopo la rivolta del 2018, è anche sul tema del suicidio. Nel 2018 le proteste dei detenuti — «un evento che ha segnato la storia della Casa circondariale» — erano state innescate dai due suicidi avvenuti all’interno della struttura: «Nel 2019 non ci sono stati altri casi (così come non ci sono stati, fin qui, nel 2020, ndr) — spiega Menghini — ma c’è stato un aumento dei casi di autolesionismo e di tentato suicidio». Su questo, l’Ufficio del Garante spinge per «fare quanto più possibile», e a tal fine è stato predisposto e approvato il Piano locale di prevenzione delle condotte suicidiarie. Un tema collegato è quello del disagio psichico in carcere: «Il detenuto con disagio psichico che si trova in carcere non ha al momento una sua collocazione», è infatti posto in infermeria, con l’impossibilità di accedere ai percorsi educativi: «Si auspica che possa essere finalmente realizzato il Centro diurno per il disturbo psichico».
Nessun problema segnalato sul fronte Covid: «Dopo i contagi della primavera — assicura la garante — nessun altro caso». E dopo la sospensione delle visite dei parenti e della scuola, la ripresa delle attività: «Dall’estate tutto è stato ripristinato, seppur con alcune limitazioni».
Menghini
In due sezioni c’è un’alta concentrazione di detenuti. In quella dei condannati per reati sessuali è un problema
Covid? Dopo i contagi della primavera nessun nuovo caso. Nel 2019 non ci sono stati suicidi ma diversi tentativi