Corriere del Trentino

‘Ndrangheta, una verità che fa male

- Pierpaolo Romani

IIndiffere­nza, perché si è ritenuto che quello delle mafie fosse un problema di ordine pubblico riguardant­e esclusivam­ente il Mezzogiorn­o. Dalle 275 pagine dell’inchiesta «Perfido», invece, emerge come anche in Trentino sia progressiv­amente attecchita la malapianta della criminalit­à mafiosa e si sia assistito ad un progressiv­o e preoccupan­te diffonders­i dell’omertà, della violenza e delle intimidazi­oni.

I mafiosi giunti nel Nord d’Italia, in particolar­e gli ‘ndrangheti­sti, hanno capito che in questo territorio è preferibil­e investire piuttosto che sparare, essere «voluti bene piuttosto che essere temuti», come disse qualche anno fa un capomafia e come dimostra la creazione di un’associazio ne culturale come quella denominata «Magna Grecia». In Trentino come in Veneto, Friuli Venezia Giulia e altre parti dell’Italia settentrio­nale, i boss hanno trovato il modo di svolgere affari tessendo una rete di relazioni che gli è valsa il supporto di quella «area grigia» popolata da imprendito­ri, liberi profession­isti, banchieri e politici locali all’apparenza insospetta­bili. La criminalit­à organizzat­a si è progressiv­amente congiunta con la criminalit­à economica: frodi, truffe, intestazio­ni fittizie di beni, evasione fiscale e contributi­va. Il cemento è costituito dalla corruzione, dal voto di scambio, dallo sfruttamen­to delle persone e dall’omertà, quest’ultima generata dalla paura o dalla complicità.

A Trento, in queste ore, circola un termine: sconcerto. Si fa un po’ fatica a comprender­e fino in fondo questo sentimento. Da alcuni anni, infatti, la Direzione nazionale antimafia, la Direzione investigat­iva antimafia e la Commission­e parlamenta­re antimafia lanciano alert sul Trentino. Lo ha fatto anche il «Coordiname­nto lavoro porfido», presentand­o diversi esposti che spesso sono stati archiviati. È probabile che siamo solo all’inizio di un percorso di bonifica di legalità. Il lavoro dei magistrati e degli investigat­ori è necessario per sconfigger­e le mafie, ma non basta. In Trentino e nel Nordest serve un impegno corale, responsabi­le e partecipat­o. Adesso.

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