Protocollo sanitario per i mercatini Ma Trento conferma «Non lo facciamo»
L’offerta della Provincia. Tutto dipenderà dai numeri
Contro le evidenze di un virus che imperversa e che sta aumentando il numero dei contagi in tutta Italia ma anche in tutta Europa, con la prevedibile conseguenza di chiusure e lockdown più o meno localizzati, coprifuoco e limitazioni sempre più stringenti, la Provincia di Trento intende «resistere» sui mercatini di Natale. Ieri alla riunione dei sindaci del Trentino convocata dal Consorzio dei Comuni per discutere dell’applicazione e della declinazione del nuovo Dpcm sui territori, la proposta del governatore Maurizio Fugatti e del suo assessore al turismo Roberto Failoni è stata questa: «Protocolli dell’Azienda sanitaria per l’allestimento dei mercatini, salvo l’autonomia di ciascuna amministrazione». Il Comune di Trento ha confermato il suo no: «Impossibile garantire la sicurezza, ma questo non significa che la città chiude a Natale».
«Ad oggi», ha continuato a ribadire il governatore nel suo intervento. Perché se tutto precipita, se la curva dei contagi continuerà a innalzarsi «salta tutto», anche il protocollo redatto dall’Azienda sanitaria per la gestione della sicurezza degli eventi proposti. La Provincia intende quindi procedere affidandosi alla «speranza», perché Fugatti ha confidato proprio in un’evoluzione positiva del contagio da qui a un mese, quando tradizionalmente i mercatini aprono i battenti delle loro bancarelle all’assalto dei turisti. «Ma se i numeri dicessero altrimenti — avrebbe detto ai sindaci riuniti, alcuni in teleconferenza — si blocca tutto». E si chiude. Da qui le perplessità di alcuni amministratori, espressi a margine dell’incontro: «Come possiamo chiedere anche agli espositori, a chi affitta le casette e spera in un rientro economico, di investire senza certezze?». Alla fine, il governatore lascia comunque autonomia ai territori, e ogni comune deciderà se procedere con l’allestimento dei mercatini o se «pensare a un Natale diverso», così come molti sindaci stanno già predisponendo.
Tra questi Franco Ianeselli, sindaco di Trento, che già lo scorso lunedì aveva anticipato la sua decisione: «Non ci sono le condizioni, non è possibile aprire i mercatini quando a tutti viene chiesto di limitare al massimo gli spostamenti. Una parte importante dell’afflusso è turistico, da fuori provincia. Questo — aggiungeva — non significa chiudere la città e non vivere il Natale, perché sapremo comunque proporre iniziative che non creano assembramenti, lavorando piuttosto a un Natale di comunità».
Dubbi e perplessità aleggiavano nella riunione di ieri: la linea «possibilista» della Provincia di Trento si discosta di molto dalla decisione del vicino Alto Adige. Qui il l’omologo di Fugatti, Arno Kompatscher, ha deciso che i mercatini non si fanno, in tutta la provincia di Bolzano, e molti sindaci credevano che alla fine tutti si sarebbero omologati a una tendenza di massima prudenza. Se si dovessero fare, i mercatini sarebbero comunque soggetti a limitazioni e restrizioni. Entrata contingentata, distanza da mantenere, somministrazione di alimenti e bevande sotto attento controllo, misure stringenti che qualcuno dovrà far rispettare.
Alla riunione di ieri erano presenti anche il commissario del governo Sandro Lombardi e il questore Claudio Cracovia: «Se le misure non saranno rispettate — avrebbero affermato — faremo repressione». Parole che esprimono fermezza, ma forse anche e soprattutto preoccupazione per una gestione degli eventuali assembramenti che non sarà semplice per le forze dell’ordine impegnate nei controlli del territorio per far rispettare le
Ianeselli
«Non è possibile aprire quando a tutti viene chiesto di limitare gli spostamenti»
Il dirigente
«Il protocollo è generale sugli eventi, sarà poi il sindaco ad adattarlo»
ordinanze nazionali e provinciali.
Protocolli che a sentire i tecnici — ieri erano presenti anche il direttore del Dipartimento salute della Provincia Giancarlo Ruscitti, del Dipartimento prevenzione dell’Azienda sanitaria Antonio Ferro e il capo della Protezione civile Raffaele De Col — saranno davvero stringenti. Difficile immaginare di poter sorseggiare il vin brulé o di assaporare il tortel di patate: le bancarelle food sembrano impossibili da realizzare. E comunque i protocolli centrali — decisi dall’Azienda sanitaria — dovranno essere valutati e adattati sul singolo territorio. Antonio Ferro lo ha spiegato bene: «Il protocollo è generale sugli eventi, poi sarà il sindaco ad adattarlo anche in base ai numeri di accesso e a come si svolgerà l’evento». E il sindaco — anche se non è stato espresso — in qualche modo dovrebbe anche prendersi le responsabilità.