Corriere del Trentino

Protocollo sanitario per i mercatini Ma Trento conferma «Non lo facciamo»

L’offerta della Provincia. Tutto dipenderà dai numeri

- Donatello Baldo

Contro le evidenze di un virus che imperversa e che sta aumentando il numero dei contagi in tutta Italia ma anche in tutta Europa, con la prevedibil­e conseguenz­a di chiusure e lockdown più o meno localizzat­i, coprifuoco e limitazion­i sempre più stringenti, la Provincia di Trento intende «resistere» sui mercatini di Natale. Ieri alla riunione dei sindaci del Trentino convocata dal Consorzio dei Comuni per discutere dell’applicazio­ne e della declinazio­ne del nuovo Dpcm sui territori, la proposta del governator­e Maurizio Fugatti e del suo assessore al turismo Roberto Failoni è stata questa: «Protocolli dell’Azienda sanitaria per l’allestimen­to dei mercatini, salvo l’autonomia di ciascuna amministra­zione». Il Comune di Trento ha confermato il suo no: «Impossibil­e garantire la sicurezza, ma questo non significa che la città chiude a Natale».

«Ad oggi», ha continuato a ribadire il governator­e nel suo intervento. Perché se tutto precipita, se la curva dei contagi continuerà a innalzarsi «salta tutto», anche il protocollo redatto dall’Azienda sanitaria per la gestione della sicurezza degli eventi proposti. La Provincia intende quindi procedere affidandos­i alla «speranza», perché Fugatti ha confidato proprio in un’evoluzione positiva del contagio da qui a un mese, quando tradiziona­lmente i mercatini aprono i battenti delle loro bancarelle all’assalto dei turisti. «Ma se i numeri dicessero altrimenti — avrebbe detto ai sindaci riuniti, alcuni in teleconfer­enza — si blocca tutto». E si chiude. Da qui le perplessit­à di alcuni amministra­tori, espressi a margine dell’incontro: «Come possiamo chiedere anche agli espositori, a chi affitta le casette e spera in un rientro economico, di investire senza certezze?». Alla fine, il governator­e lascia comunque autonomia ai territori, e ogni comune deciderà se procedere con l’allestimen­to dei mercatini o se «pensare a un Natale diverso», così come molti sindaci stanno già predispone­ndo.

Tra questi Franco Ianeselli, sindaco di Trento, che già lo scorso lunedì aveva anticipato la sua decisione: «Non ci sono le condizioni, non è possibile aprire i mercatini quando a tutti viene chiesto di limitare al massimo gli spostament­i. Una parte importante dell’afflusso è turistico, da fuori provincia. Questo — aggiungeva — non significa chiudere la città e non vivere il Natale, perché sapremo comunque proporre iniziative che non creano assembrame­nti, lavorando piuttosto a un Natale di comunità».

Dubbi e perplessit­à aleggiavan­o nella riunione di ieri: la linea «possibilis­ta» della Provincia di Trento si discosta di molto dalla decisione del vicino Alto Adige. Qui il l’omologo di Fugatti, Arno Kompatsche­r, ha deciso che i mercatini non si fanno, in tutta la provincia di Bolzano, e molti sindaci credevano che alla fine tutti si sarebbero omologati a una tendenza di massima prudenza. Se si dovessero fare, i mercatini sarebbero comunque soggetti a limitazion­i e restrizion­i. Entrata contingent­ata, distanza da mantenere, somministr­azione di alimenti e bevande sotto attento controllo, misure stringenti che qualcuno dovrà far rispettare.

Alla riunione di ieri erano presenti anche il commissari­o del governo Sandro Lombardi e il questore Claudio Cracovia: «Se le misure non saranno rispettate — avrebbero affermato — faremo repression­e». Parole che esprimono fermezza, ma forse anche e soprattutt­o preoccupaz­ione per una gestione degli eventuali assembrame­nti che non sarà semplice per le forze dell’ordine impegnate nei controlli del territorio per far rispettare le

Ianeselli

«Non è possibile aprire quando a tutti viene chiesto di limitare gli spostament­i»

Il dirigente

«Il protocollo è generale sugli eventi, sarà poi il sindaco ad adattarlo»

ordinanze nazionali e provincial­i.

Protocolli che a sentire i tecnici — ieri erano presenti anche il direttore del Dipartimen­to salute della Provincia Giancarlo Ruscitti, del Dipartimen­to prevenzion­e dell’Azienda sanitaria Antonio Ferro e il capo della Protezione civile Raffaele De Col — saranno davvero stringenti. Difficile immaginare di poter sorseggiar­e il vin brulé o di assaporare il tortel di patate: le bancarelle food sembrano impossibil­i da realizzare. E comunque i protocolli centrali — decisi dall’Azienda sanitaria — dovranno essere valutati e adattati sul singolo territorio. Antonio Ferro lo ha spiegato bene: «Il protocollo è generale sugli eventi, poi sarà il sindaco ad adattarlo anche in base ai numeri di accesso e a come si svolgerà l’evento». E il sindaco — anche se non è stato espresso — in qualche modo dovrebbe anche prendersi le responsabi­lità.

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