Studenti, autobus urbani stipati «Meglio l’auto di mamma e papà»
Ètrascorso più di un mese dall’apertura delle scuole, ma il rischio di contagio in classe e sui mezzi pubblici rimane tra i nodi centrali sul tavolo del governo provinciale. Basta un viaggio alle fermate degli autobus nelle ore di punta — quelle dell’ingresso e dell’uscita da lezione — per accorgersi che il distanziamento vacilla. Stipati gli autobus urbani, meno le corriere. I ragazzi a bordo indossano la mascherina. Ma non basta. C’è chi non si fida e chiederà ai genitori «uno strappo» a scuola.
È trascorso più di un mese dall’apertura delle scuole, ma il rischio di contagio in classe e sui mezzi pubblici rimane uno dei nodi centrali sul tavolo del governo e di ogni presidente di regione. In Trentino il governatore Fugatti ha deciso di non rinunciare alla scuola in presenza: potenziamento del trasporto pubblico e stretta sulle «attività extrascolastiche degli adolescenti» sono le due soluzioni intraprese. La seconda, a dire il vero, non è stata ancora adottata (né definita), ma gli studenti sembrano già divisi tra chi preferirebbe la didattica a distanza e chi invece sarebbe disposto ad accettare nuove limitazioni «purché si salvaguardi la scuola in presenza».
Alla base delle scelte del presidente della Provincia c’è l’obiettivo di eliminare, o quantomeno ridurre, le occasioni di assembramento. Alcune di esse si materializzano la mattina presto (tra le 7 e le 8) lungo l’asse di via Dogana, attraversato da centinaia di studenti pendolari che arrivano dalle valli e si incamminano verso scuola. Anche ieri al primo chiarore dell’alba c’era il solito formicolio di ragazzi. Quasi tutti con il volto coperto dalle mascherine, lasciando intravedere soltanto gli occhi ancora assonnati. Ma c’è chi non si tira indietro e si lascia andare a qualche considerazione anche di prima mattina. «Secondo me il contagio è correlato alla scuola perché il metro di distanza non sempre viene rispettato — dice uno studente della scuola paritaria «Ivo De Carneri» di Civezzano — Noi, per esempio, siamo 22 alunni in classe e siamo forse a mezzo metro l’uno dall’altro. Certo, facciamo arieggiare l’ambiente, ma le finestre non si potranno tenere aperte anche a dicembre».
Per quanto riguarda la situazione sui mezzi pubblici, «sulle corriere non ci sono grossi problemi ma sugli autobus urbani è un disastro» considera Sergio, mentre aspetta in piedi sulla banchina dell’autostazione la corrie«I ra per raggiungere l’Istituto agrario di San Michele all’Adige. «Prendere la linea 6 non mi sembra troppo sicuro: il bus è sempre pieno di gente e siamo tutti schiacciati» incalza Denis, studente dell’Enaip di Villazzano. E in effetti, dopo l’uscita da scuola degli studenti, su alcune linee urbane i passeggeri sono stipati come sardine. «Io mi faccio venire a prendere dai miei genitori per evitare di salire sull’autobus – spiega Marina, una studentessa del terzo anno dell’Istituto tecnico economico «Tambosi» - Sia all’andata che al ritorno le linee 3 e 8 sono sempre affollate». A questo punto «è meglio che chiudano direttamente la scuola» sostiene a fianco a lei Federica, in attesa del bus alla fermata di via San Francesco.
Nonostante la fermata sia stata sdoppiata, proprio per evitare assembramenti, sul marciapiede tra il Palazzo di Giustizia e la rotatoria di Piazza Venezia si forma comunque una lunga striscia di studenti molto vicini gli uni agli altri. Anche in questo caso però la stragrande maggioranza indossa la mascherina. Tra questi Michele e Simone, due studenti al quinto anno dell’Istituto tecnico industriale «Buonarroti». «Crediamo sia gusto limitare il contatto a scuola attraverso la didattica a distanza — dicono a proposito dell’ipotesi di sospendere le attività extrascolastiche non indispensabili — ma non ci sembra giusto imporre limitazioni al nostro tempo libero». Altri invece propongono un bilanciamento tra le due esigenze. «Si dovrebbe cercare un equilibrio tra le misure che garantiscono la salute e la libertà di vivere — osserva Simone, anche lui al quinto anno ma del Liceo scientifico «Da Vinci» — Per noi delle quinte è molto importante fare scuola in presenza perché abbiamo già fatto metà del quarto anno a distanza e se la cosa dovesse ripetersi ci porteremmo dietro profonde lacune».
Una volta usciti da scuola molti studenti si rincontrano poi all’autostazione, dove la situazione è migliorata rispetto alle scorse settimane. Ieri, nonostante fosse uno dei giorni di massima affluenza, in circa venti minuti quasi tutti gli studenti sono riusciti a prendere l’autobus al primo colpo, senza rimanere in piedi.
Denis (Enaip)
Sulla linea 6 non mi sento sicuro. A bordo c’è troppa calca siamo schiacciati uno sopra l’altro
Marina (Tambosi)
Io mi faccio venire a prendere dai miei genitori sia all’entrata che in uscita per evitare di prendere sull’autobus
Simone (Da Vinci)
Per noi di quinta è importante andare a scuola in presenza. Altrimenti rischiamo lacune profonde