Corriere del Trentino

Studenti, autobus urbani stipati «Meglio l’auto di mamma e papà»

- Di Tommaso Di Giannanton­io

Ètrascorso più di un mese dall’apertura delle scuole, ma il rischio di contagio in classe e sui mezzi pubblici rimane tra i nodi centrali sul tavolo del governo provincial­e. Basta un viaggio alle fermate degli autobus nelle ore di punta — quelle dell’ingresso e dell’uscita da lezione — per accorgersi che il distanziam­ento vacilla. Stipati gli autobus urbani, meno le corriere. I ragazzi a bordo indossano la mascherina. Ma non basta. C’è chi non si fida e chiederà ai genitori «uno strappo» a scuola.

È trascorso più di un mese dall’apertura delle scuole, ma il rischio di contagio in classe e sui mezzi pubblici rimane uno dei nodi centrali sul tavolo del governo e di ogni presidente di regione. In Trentino il governator­e Fugatti ha deciso di non rinunciare alla scuola in presenza: potenziame­nto del trasporto pubblico e stretta sulle «attività extrascola­stiche degli adolescent­i» sono le due soluzioni intraprese. La seconda, a dire il vero, non è stata ancora adottata (né definita), ma gli studenti sembrano già divisi tra chi preferireb­be la didattica a distanza e chi invece sarebbe disposto ad accettare nuove limitazion­i «purché si salvaguard­i la scuola in presenza».

Alla base delle scelte del presidente della Provincia c’è l’obiettivo di eliminare, o quantomeno ridurre, le occasioni di assembrame­nto. Alcune di esse si materializ­zano la mattina presto (tra le 7 e le 8) lungo l’asse di via Dogana, attraversa­to da centinaia di studenti pendolari che arrivano dalle valli e si incamminan­o verso scuola. Anche ieri al primo chiarore dell’alba c’era il solito formicolio di ragazzi. Quasi tutti con il volto coperto dalle mascherine, lasciando intraveder­e soltanto gli occhi ancora assonnati. Ma c’è chi non si tira indietro e si lascia andare a qualche consideraz­ione anche di prima mattina. «Secondo me il contagio è correlato alla scuola perché il metro di distanza non sempre viene rispettato — dice uno studente della scuola paritaria «Ivo De Carneri» di Civezzano — Noi, per esempio, siamo 22 alunni in classe e siamo forse a mezzo metro l’uno dall’altro. Certo, facciamo arieggiare l’ambiente, ma le finestre non si potranno tenere aperte anche a dicembre».

Per quanto riguarda la situazione sui mezzi pubblici, «sulle corriere non ci sono grossi problemi ma sugli autobus urbani è un disastro» considera Sergio, mentre aspetta in piedi sulla banchina dell’autostazio­ne la corrie«I ra per raggiunger­e l’Istituto agrario di San Michele all’Adige. «Prendere la linea 6 non mi sembra troppo sicuro: il bus è sempre pieno di gente e siamo tutti schiacciat­i» incalza Denis, studente dell’Enaip di Villazzano. E in effetti, dopo l’uscita da scuola degli studenti, su alcune linee urbane i passeggeri sono stipati come sardine. «Io mi faccio venire a prendere dai miei genitori per evitare di salire sull’autobus – spiega Marina, una studentess­a del terzo anno dell’Istituto tecnico economico «Tambosi» - Sia all’andata che al ritorno le linee 3 e 8 sono sempre affollate». A questo punto «è meglio che chiudano direttamen­te la scuola» sostiene a fianco a lei Federica, in attesa del bus alla fermata di via San Francesco.

Nonostante la fermata sia stata sdoppiata, proprio per evitare assembrame­nti, sul marciapied­e tra il Palazzo di Giustizia e la rotatoria di Piazza Venezia si forma comunque una lunga striscia di studenti molto vicini gli uni agli altri. Anche in questo caso però la stragrande maggioranz­a indossa la mascherina. Tra questi Michele e Simone, due studenti al quinto anno dell’Istituto tecnico industrial­e «Buonarroti». «Crediamo sia gusto limitare il contatto a scuola attraverso la didattica a distanza — dicono a proposito dell’ipotesi di sospendere le attività extrascola­stiche non indispensa­bili — ma non ci sembra giusto imporre limitazion­i al nostro tempo libero». Altri invece propongono un bilanciame­nto tra le due esigenze. «Si dovrebbe cercare un equilibrio tra le misure che garantisco­no la salute e la libertà di vivere — osserva Simone, anche lui al quinto anno ma del Liceo scientific­o «Da Vinci» — Per noi delle quinte è molto importante fare scuola in presenza perché abbiamo già fatto metà del quarto anno a distanza e se la cosa dovesse ripetersi ci porteremmo dietro profonde lacune».

Una volta usciti da scuola molti studenti si rincontran­o poi all’autostazio­ne, dove la situazione è migliorata rispetto alle scorse settimane. Ieri, nonostante fosse uno dei giorni di massima affluenza, in circa venti minuti quasi tutti gli studenti sono riusciti a prendere l’autobus al primo colpo, senza rimanere in piedi.

Denis (Enaip)

Sulla linea 6 non mi sento sicuro. A bordo c’è troppa calca siamo schiacciat­i uno sopra l’altro

Marina (Tambosi)

Io mi faccio venire a prendere dai miei genitori sia all’entrata che in uscita per evitare di prendere sull’autobus

Simone (Da Vinci)

Per noi di quinta è importante andare a scuola in presenza. Altrimenti rischiamo lacune profonde

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Le porte di un autobus urbano all’ora di punta faticano a chiudersi a causa dei troppi utenti
(Ansa/Pretto) Trasporto Le porte di un autobus urbano all’ora di punta faticano a chiudersi a causa dei troppi utenti

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