«Anziché lockdown meglio agire in modo mirato»
Quattrone: pronti a eseguire ancora tamponi
Alessandro Quattrone, direttore del Cibio dell’Università di Trento, in Trentino i numeri del contagio crescono, ma la situazione è una delle migliori in Italia. Perché?
«Le variabili che possono influenzare l’andamento dell’epidemia sono moltissime. La concentrazione umana sta giocando un ruolo chiave nella diffusione del virus. Nelle ultime due settimane infatti il grosso dei contagi si è concentrato nelle grandi metropoli per poi diffondersi. Da questo punto di vista il Trentino è avvantaggiato perché la comunità è diffusa sul territorio. L’altro fattore che potrebbe incidere è una buona propensione dei cittadini a rispettare le regole».
Cosa dobbiamo aspettarci nelle prossime settimane?
«Il Trentino è in ritardo rispetto al resto d’Italia, ma è irragionevole pensare che l’epidemia non peggiori anche qui. Condivido il fatto che si debba evitare il lockdown per ovvi motivi. Finora le misure prese sono state di buon senso: l’ideale sarebbe identificare le situazioni in cui si verifica il maggior livello di contagio e agire su di esse. I colleghi di Fbk stanno lavorando in questo senso e potrebbero trovare soluzioni interessanti».
Il Cibio non analizza
tamponi da qualche settimana. È possibile un vostro nuovo coinvolgimento?
«Stiamo discutendo con la Provincia proprio in questi giorni per avviare di nuovo un’attività complementare a quella svolta dall’Azienda sanitaria e dagli altri enti di ricerca da settimana prossima. In primavera venivano impiegate circa 120 persone per analizzare fino a 1.000 tamponi al giorno, ma il processo era più rudimentale perché mancava il necessario. Ora con i giusti strumenti una decina di persone potrebbero anche superare quella cifra, ma per avere numeri precisi dobbiamo prima terminare il confronto con la Provincia».
Inseguire gli asintomatici per qualche esperto non ha senso. Condivide?
«Inseguire gli asintomatici va fatto, almeno fino a quando non abbiamo la certezza se sono in grado o meno di trasmettere il virus. Questo perché tracciare i portatori sani e coloro che si ammaleranno è sempre l’unico modo che abbiamo per limitare l’epidemia. Ovviamente le risorse sono limitate, quindi quando si arriva ad un andamento esponenziale dell’epidemia le risorse non basteranno più. A seconda di quante ne vengono messe in campo questo momento arriva prima o dopo».
A che punto è lo sviluppo del vostro vaccino? Riuscirà ad arrivare in commercio?
«Il vaccino che il gruppo guidato dai colleghi Guido Grandi e Massimo Pizzato stanno sviluppando ha caratteristiche particolari. Si basa su tecnologia originale che consentirebbe di avere grandi quantità di prodotto con una certa economicità, caratteristica che potrebbe renderlo interessante soprattutto per i Paesi non di prima fascia. La sperimentazione sui topi ha dato ottimi risultati e la capacità immunizzante è davvero promettente. Siamo alla ricerca di finanziatori che possano supportare le fasi successive, anche se siamo consapevoli che in molti si stanno spingendo su questo tipo di ricerche e non è facile trovare investitori».
Il suo dipartimento è in prima linea anche nella neonata scuola di Medicina. Quale impatto potrà avere sulla sanità trentina?
colleghi mi raccontano che i 60 che abbiamo selezionato sui 450 aspiranti sono molto ricettivi in questi primi giorni. Mentre portiamo avanti questi primi due anni di corsi, quelli pre-clinici, siamo impegnati nel costruire un corso di laurea che possa creare medici moderni, con conoscenze genetiche e tecnologiche che nei prossimi 10 anni saranno sempre più richieste. Il territorio ha bisogno di specialisti e ora con la facoltà è possibile creare le scuole di specializzazione. I discorsi tra il rettore, l’Azienda sanitaria e la Provincia sono già in atto per capire quali sono quelle strategiche da organizzare».
Variabili
La concentrazione umana sta giocando un ruolo chiave nella diffusione del virus
Fondi
Sul vaccino siamo alla ricerca di finanziatori che possano supportare le fasi successive