Webcam in aula, duri i sindacati: reality, no grazie
Stallo sul contratto. «Fugatti e Bisesti ci incontrino» L’assessore: didattica in presenza fino all’esito del Tar
Telecamere in aula per riprendere le lezioni e trasmetterle ai ragazzi in isolamento domiciliare. Ma la proposta della Provincia non piace ai sindacati che parlano di «scuola dei reality» e «Grande Fratello».
L’idea del dipartimento istruzione è questa: dotare le classi di telecamere, per far sì che gli studenti in isolamento domiciliare possano seguire le lezioni in diretta streaming. Una soluzione mista, pensata per la cosiddetta didattica digitale integrata (Ddi, in acronimo), quella in presenza per alcuni studenti e online per altri. Ma dinnanzi a questa soluzione la reazione dei sindacati della scuola è corale: no. «Così si vuole replicare a scuola il reality del Grande Fratello», fa sintesi il segretario della Uil Scuola Pietro Di Fiore. Tant’è che tutte le sigle del comparto (Cgil, Cisl, Uil e Gilda) hanno preso carta e penna e in una lettera hanno chiesto un incontro urgente al governatore Maurizio Fugatti e all’assessore Mirko Bisesti.
Il tema delle telecamere in classe è riemerso ieri, nell’incontro («L’ennesimo», dice Di Fiore) per definire e inquadrare anche contrattualmente, ma non solo, la didattica digitale a distanza. «I docenti — spiega il segretario della Uil scuola — vogliono avvalorare il diritto allo studio di bambini e ragazzi proponendo una didattica a distanza che sia effettivamente efficace e non si riduca ad essere una brutta copia della lezione in presenza, questo peraltro è anche il pensiero espresso dalla delibera di giunta in cui si legge: “È ormai chiaro a tutti che non è possibile replicare, seppur con strumenti diversi, la didattica in presenza nella modalità a distanza”».
La proposta delle organizzazioni sindacali prevedeva «una definizione chiara di quando va attivata la didattica sincrona e quella asincrona; inquadrava la questione dell’orario; definiva criteri di sicurezza e privacy; rimetteva al centro il ruolo del collegio docenti e, soprattutto, del consiglio di classe», sottolinea ancora Di Fiore. Il consiglio di classe rimaneva, infatti, il perno per rimodulare le progettazioni didattiche, rispondendo così alla specifica esigenza di ciascun gruppo classe.
«Il dipartimento, invece, si è arroccato a difesa di una richiesta del tutto irragionevole: gruppi classe in attività didattica, ripresi da telecamera affinché un malcapitato alunno assente possa cercare di comprendere qualcosa», tuona Di Fiore. A trattativa sospesa, le organizzazioni sindacali hanno inviato a Fugatti e Bisesti una richiesta urgente di incontro: «Essere a scuola o seguire a distanza, non sono la stessa cosa — rimarca Di Fiore — Sulla didattica digitale son arrivare proposte non coerenti con le Linee Guida Provinciali. Chiediamo un intervento del decisore politico». Quanto alle telecamere. I sindacati parlano di «scuola del reality», «di «Grande Fratello». Un niet secco.
«Si tratta di una proposta contrattuale», rimarca Mirko Bisesti. Per l’assessore all’istruzione la priorità in questo momento è però tutelare la didattica in presenza. Dopo l’impugnativa del governo, che chiede di stralciare l’ordinanza provinciale che non recepisce l’obbligo di didattica online al 75% per le superiori, la linea è quella di attendere l’esito dei percorsi della giustizia. «Finché non ci sarà chiarezza proseguiamo sulla nostra strada — sottolinea l’assessore — Perché abbiamo investito in supporti tecnologici e in adeguamenti delle strutture che oggi sono pronte a proseguire le lezioni in presenza». Ad oggi, rimarca Bisesti, le condizioni epidemiologiche del Trentino consentono di mantenere la linea: lezioni in classe, dalle elementari alle superiori.
E se sul contratto della didattica integrata le crepe ci sono, su questo punto invece tutti sono d’accordo con l’assessore: sia i sindacati sia i docenti. «In ogni caso — rimarca Bisesti — è partito un gruppo di lavoro composto da dirigenti scolastici per definire la didattica a distanza. Noi ci auguriamo di no, ma qualora dovessimo adeguarci siamo pronti».
«Noi siamo certi che la via giusta sia quella della didattica in presenza — fa eco Paolo Pendenza, presidente dell’associazione dei presidi — Ma ci stiamo già preparando al peggio: alle lezioni a distanza».