Corriere del Trentino

«Quarto mandato? L’approccio è diverso»

- Mar.Mo.

TRENTO Renato Dalpalù, il cda di Sait l’ha designata come candidato alla presidenza delle cooperativ­e del consumo. In caso di elezione all’assemblea di metà novembre sarebbe il suo quarto mandato. Seguirebbe una linea di continuità?

«Ogni contesto richiede approcci diversi, come successo nei tre mandati conclusi. Il primo, all’insegna del consolidam­ento finanziari­o dell’indebitame­nto, connesso alla nuova piattaform­a logistica; il secondo di rettifica dei valori immobiliar­i sul bilancio; infine, il processo di ristruttur­azione di Sait, entrato nel concreto nel 2016, con un impatto sociale particolar­mente pesante. Ci auguriamo che questa fase sia conclusa, in modo da avviare ragionamen­ti nuovi, lavorando a un’opera di fino. Un quarto mandato sarebbe un mandato di concetto. In stretta connession­e con il consorzio nazionale, Coop Italia, per trovare un assortimen­to e una gamma di prodotti adeguati. Poi, di lavoro sul territorio: è necessario rendere compatibil­i all’interno di un disegno comune le esigenze di tutte le cooperativ­e. Trentine, sudtiroles­i, venete e lombarde».

Il lockdown ha dato una spinta ai negozi di vicinato. È una realtà sulla quale vanno studiate nuove strategie?

«La pandemia ha cambiato tante abitudini, ma non è una rendita di posizione valida a prescinder­e per i prossimi anni. Questi spazi dovranno maturare una loro identità, un elemento di forza. Per esempio, rendendo struttural­e il servizio a domicilio. Se pensiamo che i piccoli negozi possano competere con i grandi, sbagliamo approccio. È un lavoro diverso da quello delle grandi superfici distributi­ve. Il contesto della distribuzi­one, in veloce mutamento, ci impone di restare vigili. L’acquisto online di generi non alimentari ha subìto un’impennata. Come consorzio dobbiamo quindi tenerci pronti».

Il consumo trentino ha perso in questi anni lo spirito mutualisti­co?

«Lo sento dire. Sento anche ripetere che manca l’attenzione al prodotto locale. Non è vero. Forse questo ci porta a dire che dobbiamo lavorare sulla strategia comunicati­va».

Una ventina di cooperativ­e ha fatto resistenza alla sua candidatur­a, etichettan­do il suo nome come divisivo o ricordando la vicenda del crac Btd che l’ha visto convolto.Ha mai pensato di fare un passo indietro?

«Premesso che l’intervento di protesta non portava in calce i nomi delle cooperativ­e, francament­e mi sembra un po’ sterile il discorso che si debba eleggere un presidente di cooperativ­a alla guida del consorzio. Sait svolge compiti diversi da quello delle Fc. In ogni caso, poi, sono gli stessi presidenti che votano: sceglieran­no il candidato che ritengono più opportuno. Il cda ha ribadito la sua scelta e rinnovato la fiducia. Quanto alla questione Btd, risale al 2015 e si è chiusa l’anno scorso. Da un punto di vista legale non ci sono impediment­i. Poi, come in ogni cosa, quando si sceglie, ciascuno fa le proprie può valutazion­i».

Crede che il dialogo Sait-Dao (centro distributi­vo di Conad) sia destinato a rimanere teso?

«Se ci saranno opportunit­à che portano vantaggi a entrambi, come la distribuzi­one di prodotti con vantaggi reciproci, allora sarei per sedersi al tavolo».

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