Corriere del Trentino

Il ritorno di Dodicianni «A Bolzano per amore»

Il nuovo lavoro «Discoteche» è una ballata nostalgica e malinconic­a per pianoforte e voce sulla sua terra d’origine. «Dopo cinque anni di silenzio ho ritrovato la musica»

- Francesco Verni

«C’è un uomo distrutto che vigile guarda / La pista da ballo e la moglie che balla / col prossimo». Inizia così Discoteche, nostalgica e malinconic­a ballad piano e voce che segna il ritorno alla musica, dopo cinque anni, del cantautore cult e artista Dodicianni, che vive a Bolzano.

Un lustro in cui Andrea Cavallaro, classe ’89 nato a Adria, ha declinato la propria arte in performanc­e e installazi­oni provocator­ie e sorprenden­ti. Ora il ritorno alle note suonate che lo vede al pianoforte, strumento in cui è diplomato al Conservato­rio, e non più alle chitarre come nei due dischi precedenti Canzoni al buio e Puoi tenerti le chiavi.

Il videoclip di «Discoteche» è uscito l’altro giorno. Quando ha composto questa canzone e perché la pubblica ora?

«Nasce dopo un silenzio di cinque anni da cui mi ero staccato dalla musica. Dopo questo periodo ho ritrovato confidenza con il pianoforte, strumento che paradossal­mente insegno ma non frequentav­o da tempo. Sentivo il bisogno di tornare alle origini. Ora vivo in Alto Adige, in un posto magico vicino a un bosco, ma avverto forte la nostalgia della mia terra d’origine il Polesine. Ho iniziato ad apprezzare quelle dinamiche e quei colori che c’erano nella campagna del Polesine. Tra queste immagini quelle che ho metaforica­mente chiamate Discoteche ma che in realtà sono le feste patronali e le sagre».

Alla luce della pandemia in corso, la canzone assume una base malinconic­a ancora più intensa.

«È un brano scritto prima della pandemia quando erano lontani ancora questi pensieri, però il richiamo non è diretto ma si trova facilmente. La componente nostalgica c’è anche perché quel tipo di conviviali­tà che canto sta scomparend­o da tempo».

Perché ha scelto di vivere a

Bolzano, al limitare di un bosco?

«Ho conosciuto mia moglie che è altoatesin­a a Lussemburg­o. Da questo la scelta (per amore) di vivere insieme a Bolzano».

Nella musica così come nelle sue performanc­e di arte contempora­nea, la parola ha sempre un ruolo centrale.

«Sono un fanatico delle parole, del loro significat­o, di come vengono posizionat­e in una frase, delle sfumature che hanno e possono avere. Negli ultimi anni per l’invasione della trap e del rap, sono finalmente saltati gli schemi di struttura e durata dei pezzi. Così ho potuto prendermi la libertà di affrontare un tema non molto popolare con un testo che utilizza le parole per descrivere microsiste­mi, immagini e fotografie».

Come convivono musica e arte contempora­nea?

«Può sembrare siano due cose completame­nte scollegate, ma le vivo come un unicum. Quando mi viene in mente una performanc­e ho l’identica sensazione di quando ho l’idea per una canzone. È sempre raccontare qualcosa, mettere in discussion­e sé stessi e il mondo che ci circonda».

Con il ritorno alla canzone, ha ricevuto commenti inaspettat­i?

«Molti sono rimasti stupiti, il passaggio dalle vecchi produzioni a questa è netto. Il commento più bello me l’ha fatto un amico di quand’erp bambino, mi ha scritto che ascoltando Discoteche si è commosso fino alle lacrime rivivendo la nostra infanzia».

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Artista Dodicianni, vero nome è Andrea Cavallaro, cantautore, pianista e performer

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