Lezioni a distanza tra proteste e assenza di connessione I presidi: «In tanti penalizzati»
Studenti senza computer,
TRENTO senza rete internet, con bisogni speciali. Studenti che protestano: a Rovereto alcuni di loro si sono accampati fuori dal liceo Rosmini con materassini e pc per seguire «in presenza» la didattica a distanza. La chiusura di tutte le scuole secondarie ordinata dalle nuove norme nazionali che ieri ha imposto il ritorno alla dad al 100% anche in Trentino è stata salutata con amarezza da ogni parte, compreso il presidente dell’Associazione presidi Paolo Pendenza, il quale segnala la vera minaccia: l’assenza di copertura internet in molti comuni del Trentino. «Ci sono zone periferiche del Trentino che non hanno ancora una copertura dati idonea per le video lezioni. È un problema che si limita a poche zone, ma il tema esiste. A quei ragazzi non basta un computer, perché non saprebbero a cosa connetterlo. Serve una soluzione infrastrutturale: lo stiamo segnalando da marzo». Una situazione della quale è consapevole anche Mirko Bisesti, assessore provinciale all’istruzione: «La banda larga non copre tutte le zone del Trentino e anche molte scuole hanno difficoltà: sono collegate solo il 57% e non è facile risolvere il problema». Per ovviare alla mancanza di pc e tablet scuola e Provincia invece si sono già mosse: nel corso del primo lockdown sono stati consegnati 3637 dispositivi, ai quali si aggiungono quelli distribuiti nelle ultime settimane, acquistati con i fondi speciali forniti nell’estate.
«Abbiamo lavorato per mesi per cercare di non arrivare a questo punto, ma dobbiamo seguire le disposizioni ministeriali. È un dispiacere personale — ammetta Viviana Sbardella,
A Rovereto gli studenti del Rosmini si sono accampati fuori dal liceo
sovrintendete scolastico del Dipartimento istruzione e cultura —. La scuola fatta in dad non ha la stessa efficacia della scuola in presenza. Unica nota positiva il fatto che questa volta la chiusura riguarda solo i ragazzi grandi, e non anche i piccoli di elementari e medie. Sappiamo che per i bambini fare didattica davanti a un computer è praticamente impossibile, mentre i più grandi se la cavano molto meglio e ci sono state esperienze positive, nei limiti del possibile».
Certo riprendere con le video lezioni dopo l’esperienza della scorsa primavera non è facile: «Ora ricominciamo ma non sappiamo quando torneremo in classe». I nodi sono molti e ostativi: soglia di attenzione massima di 30 minuti, valutazioni in forma «informativa» basandosi su partecipazione e reattività dei ragazzi, difficoltà tecniche di varia natura. «Gli studenti che soffrono di più sono i più deboli che rischiano di rimanere indietro» avverte Pendenza.
Tra gli aspetti che danno un po’ di luce la nuova esperienza acquisita dagli insegnati, che a marzo erano invece stati costretti a improvvisare metodici didattici inediti, e l’apertura sulle attività laboratoriali: «Nel rispetto dell’ultimo dpcm stiamo lavorando su una nota da mandare alle scuole per indicare di ricominciare le lezioni pratiche in presenza — segnala Sbardella —. Nel primo lockdown gli studenti delle scuole professionali e degli istituti tecnici sono stati fortemente penalizzati: ora invece potranno tornare in classe uno o due giorni in settimana per le lezioni pratiche».
Materassi
Sbardella Lavoriamo per le lezioni pratiche in presenza per professionali e tecnici