I posti Covid salgono a 500
Ospedali, Ferro (Azienda sanitaria) spiega la strategia: «Lockdown? Da evitare»
Il picco è atteso per il fine settimana, poi la curva dovrebbe scendere. Ma questo non significa che siamo fuori dall’emergenza, la pandemia ci accompagnerà almeno fino in primavera. «Dovremmo continuare a difenderci con le misure che abbiamo messo in atto», riflette Antonio Ferro, direttore del Dipartimento di prevenzione dell’Azienda sanitaria. Preoccupa la tenuta degli ospedali. «Vogliamo arrivare a 500 posti letto Covid», afferma. Ma poi assicura: un lockdown totale non è necessario.
TRENTO Il plateau dei contagi potrebbe essere già raggiunto nel fine settimana, poi la curva dovrebbe scendere. Ma questo non significa che siamo fuori dall’emergenza, la pandemia ci accompagnerà almeno fino in primavera. «Dovremmo continuare a difenderci con le misure che abbiamo messo in atto», riflette il dottor Antonio Ferro, direttore del Dipartimento di prevenzione dell’Azienda sanitaria. Preoccupa la tenuta degli ospedali. «Vogliamo arrivare a 500 posti letto Covid», afferma.
Dottor Ferro, partiamo dall’inizio. Siamo di fronte a un nuovo rischio di lockdown, anche in Trentino i contagi stanno crescendo, cosa ci dobbiamo aspettare per i prossimi mesi?
«In questo momento i contagi sono stabili, negli ultimi quindici giorni sono saliti in modo esponenziale e quindi secondo le nostre stime aumenteranno fino alla fine della settimana, poi si spera che si raggiunga il plateau perché si vedranno i benefici delle misure messe in atto a fine ottobre. Il problema è che non c’è un vero lockdown quindi la decrescita non così rapida».
Il governo sta valutando un nuovo lockdown nazionale, come era accaduto a marzo. Cosa ne pensa? È necessario?
«Spero di no. In Trentino c’è una situazione nettamente migliore rispetto ad altre zone d’Italia e le iniziative adottate penso che saranno sufficienti per far diminuire l’indice Rt. Ciò che mi preoccupa è che per altri quindici giorni aumenteranno i ricoveri in ospedale e in rianimazione».
Qual è il tetto massimo di posti letti disponibili per il Covid a cui si può arrivare senza rischiare il collasso del sistema ospedaliero trentino?
«Ad aprile siamo arrivati a quasi 400 posti occupati, oggi i posti letto nei reparti Covid occupati sono 320, tutto questo ha un impatto sanitario importante. Stiamo lavorando per arrivare a 500 posti, ma dobbiamo crearli e per far questo si devono chiudere ulteriori reparti e riorganizzare la rete ospedaliera».
Le visite specialistiche sono state già sospese, mentre continuano quelle dei pazienti affetti da tumori o patologie gravi, sono a rischio anche queste? Come vi state organizzando?
«I pazienti oncologici e con cardiopatie hanno la priorità, oltre agli interventi urgenti e i parti. Vanno assolutamente preservati, sono irrinunciabili».
I virologi sostengono che la pandemia durerà almeno un altro anno, solo con il vaccino si potrà superare l’emergenza sanitaria. Il vaccino sviluppato dall’azienda americana Pfizer e dalla tedesca BioNTec sembra dare risultati promettenti, si parla di 1,5 milioni di dosi in arrivo in Italia a gennaio. Cosa ne pensa?
«Il vaccino non sarà disponibile per tutti e quindi fino a primavera dovremmo continuare con le misure che abbiamo: distanziamento sociale, mezzi di contrasto del virus e anche utilizzo corretto di nuove terapie, come quelle a base di anticorpi monoclonali, per alcuni casi specifici. Sono elementi di grande aiuto».
Parliamo di scuola, i genitori chiedono di non mettere la mascherina al banco ai bambini. È una protesta giusta? Utilizzare il dispositivo anche al banco è necessario?
«Non c’è nulla di efficace al cento per cento, ma in questa fase storica dobbiamo mettere in campo tutte le misure possibili e utilizzare le mascherine, come indicato dal Cts per ridurre al minimo il rischio, è necessario».
In questo momento c’è una diffusione omogenea del virus sul territorio, una nebbia diffusa come la definisce lei, ha ancora senso andare a caccia degli asintomatici?
«Assolutamente si, ma all’interno dei nuclei familiari e in situazioni particolati, come tra gli operatori delle Rsa, ad esempio. Stiamo continuando con i tamponi. La misura più efficace però è la quarantena».
L’ordine dei medici ha lanciato un appello e chiedono di adottare un protocollo unico per la gestione domiciliare dei pazienti Covid 19 sull’esempio di quanto fatto da altre Asl, come Torino. Lo farete?
«Ce l’abbiamo già e in più c’è una novità, che partirà probabilmente domani (oggi per chi legge ndr). Mi riferisco alla quarantena attiva immediata dei soggetti che risulteranno positivi al tampone. Verrà dato loro un certificato di quarantena immediata. Non si attenderà più che la centrale Covid contatti i pazienti positivi. Questo velocizzerà i tempi e porterà benefici. Inoltre la prenotazione del tampone verrà effettuata direttamente dal medico di famiglia».
I medici chiedono anche di raddoppiare le unità speciali Usca che attualmente sono 13. Sarà possibile?
«Questo è un tema, ne mancano 4-5. Ma siamo in linea con le indicazioni del ministero. Non è facile utilizzarle adeguatamente».
La proposta
Quarantena immediata per i positivi Questo velocizzerà i tempi