Conte indagato, fascicolo a Roma Trasferiti gli atti
La gup: «Dpcm firmato nella capitale»
TRENTO Era atteso in Trentino per martedì. È chiaro che era difficilmente immaginabile che il premier Giuseppe Conte ai tempi della pandemia, con le giornate scadenzate da conference call e riunioni con il Comitato tecnico scientifico, avesse il tempo di far tappa nel capoluogo trentino, seppure convocato da un giudice. La sua presenza non sarà comunque necessaria.
La giudice per le indagini preliminari Claudia Miori, ha infatti annullato la convocazione del premier e ha trasmesso gli atti del fascicolo a Roma per competenza territoriale. Il motivo è semplice: il Dpcm al centro dell’indagine, aperta dopo la denuncia di un trentino, è stato firmato nella capitale e non in Trentino. Sarò quindi la giudice del palazzo di giustizia di Trento a decidere se procedere o meno nei confronti del premier per le decisioni assunte nel corso della pandemia. Ora sarà compito di un collega romano decidere come procedere e se archiviare o meno il fascicolo.
Il premier è indagato per attentato alla Costituzione (articolo 283 del codice penale), abuso d’ufficio (art. 323) e violenza privata (610) per le misure adottate nel corso del lockdown decretato dopo la prima ondata della pandemia da Covid-19 dopo una serie di denunce. La Procura trentina si è però mossa prima delle altre. Da tutta Italia, su iniziativa dell’avvocato Edoardo Polacco di Roma, sono piovute in ogni Procura migliaia di denunce contro la «scriteriata gestione governativa della pandemia». In Trentino il caso era finito sul tavolo della pm Alessandra Liverani che a giugno ha proposto l’archiviazione, ma la gip Claudia Miori sembrava intenzionata a vederci chiaro e ha fissato la Camera di Consiglio per la decisione se andare a processo o meno martedì. Ma a pochi giorni dall’udienza la giudice ha deciso di trasferire gli atti del fascicolo a Roma.
In altri tribunali si stanno esaminando le denunce, altri le stanno già trasmettendo al
Tribunale dei ministri. Nell’atto firmato dalla giudice Miori si fa riferimento all’opposizione dello studio dell’avvocato Polacco alla richiesta del pm di archiviare la denuncia depositata per conto del signor Mariano Margonari di Calceranica.
«Finalmente — spiega Polacco — il governo ed il presidente del consiglio dovranno spiegare ai giudici la repressione delle libertà costituzionali per il popolo italiano attraverso i decreti del presidente del consiglio dei ministri».