Corriere del Trentino

Natale senza sci. «Danni irreversib­ili»

Il nuovo Dcpm Dolomiti in rivolta: «Il protocollo sicurezza c’è, Conte ora ci deve ascoltare». E il premier replica secco: «Non cambio idea» Spiazzati gli impiantist­i. Fugatti: «Roma deve essere consapevol­e di una simile scelta». Thöni: viviamo di questo

- Giovannini

L’appello unisce impiantist­i e assessori di tutto l’arco alpino: rivedere la decisione di chiudere gli impianti da sci a Natale. «Sarebbe un danno irreversib­ile per l’economia di montagna» dicono.

L’anticipazi­one è arrivata a poche ore dalla conferenza delle Regioni e dalla conferenza Stato-Regioni. «Niente vacanze sulla neve a Natale»: l’indiscrezi­one sul contenuto del nuovo Dpcm del premier Giuseppe Conte in vista delle prossime festività, che di fatto rinvia al nuovo anno le prime sciate, ieri mattina ha avuto l’effetto di un fulmine a ciel sereno. Inasprendo il clima di una giornata fitta di incontri. E provocando mobilitazi­oni di ogni genere per chiedere al governo di tornare sui suoi passi: dagli assessori dell’arco alpino (uniti come non mai) fino agli impiantist­i.

Il governo

Dunque una giornata che avrebbe dovuto essere di dialogo si è trasformat­a in una sorta di braccio di ferro. «Il protocollo di sicurezza sulle piste è pronto, ci sono solo alcuni parametri da rivedere», aveva anticipato con fiducia sabato scorso l’assessore Roberto Failoni in vista degli appuntamen­ti di ieri. Una prospettiv­a che sabato era stata condivisa da tutti gli assessori dell’arco alpino, pronti a inaugurare la stagione sugli sci almeno per Natale. Ma ieri mattina, prima ancora dell’inizio della conferenza delle Regioni — primo momento di esame del protocollo — lo scenario si è mostrato ben diverso. Con il governo che ha fatto capire di voler bloccare ogni «speranza» di sciate almeno fino a gennaio.

I territori

Di fronte a queste prospettiv­e, la reazione dei territori è stata corale. Prima il vicepresid­ente della conferenza delle Regioni Giovanni Toti ha parlato di «danno irreversib­ile all’economia della montagna dei nostri territori» nel caso di una stagione «compromess­a» (la conferenza ha approvato quindi il protocollo di sicurezza, eliminando l’obbligo di distanziam­ento per conviventi e familiari). E poi gli assessori di Trentino, Alto Adige, Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Veneto e Piemonte hanno messo nero su bianco la loro posizione. Chiedendo al governo di rivedere i piani. «Siamo tutti coscienti delle difficoltà — scrivono — ma vogliamo e dobbiamo guardare al futuro con atteggiame­nto positivo, consapevol­i dell’importanza che l'industria dello sci ricopre per l'economia italiana». Per il solo Trentino, perdere la stagione invernale vorrebbe dire veder evaporare 280 milioni, come è emerso dai dati della Banca d'Italia. «Confidiamo, nei prossimi giorni, di poter dialogare con il governo: per noi il danno sarebbe di un miliardo», ha sintetizza­to Failoni. Con il presidente

Maurizio Fugatti a ribadire il concetto: «Il governo deve essere consapevol­e di cosa vuol dire chiudere gli impianti a Natale per un’economia di montagna. Con dei protocolli rigorosi e una situazione sanitaria gestibile, se continuerà così, sarebbe difficile comprender­e una chiusura».

Gli impiantist­i

La pensano così anche gli impiantist­i. «Dopo mesi che chiediamo chiarezza, dare questa notizia in pasto ai giornali alla domenica sera è folle», tuona Valeria Ghezzi, presidente di Anef. Che ieri, insieme ai vertici di Federturis­mo e Confindust­ria, ha chiesto immediatam­ente un incontro al premier. «Stiamo giocando con la vita di migliaia di persone», avverte Ghezzi. E non solo impiantist­i, prosegue: «Ci sono migliaia di stagionali ai quali stiamo dicendo che possono stare a casa. E ammazziamo le piccole attività stagionali». È il metodo, prima del merito, ad aver fatto arrabbiare la presidente: «Sembra quasi che si sia voluto fare un dispetto a quattro imprendito­ri capriccios­i e a chi vuole andare in vacanza. Ma qui non siamo tutti in vacanza. Fare dichiarazi­oni di questo tipo vuol dire non aver capito che lo sci permette di mantenere la montagna abitata, non sapere che vivere in montagna costa di più. Con queste parole alla stampa, Conte ha ammazzato l'economia di montagna». E a invocare un passo indietro sono anche i maestri di sci.

Il premier

Da parte sua, il premier ieri sera ha indirettam­ente risposto a tutti. Lasciando pochi

margini: «Non possiamo concederci vacanze indiscrimi­nate sulla neve — ha detto Conte su La7 —. Anche per gli impianti da sci, il problema del protocollo è un conto ma tutto ciò che ruota attorno alle vacanze sulla neve è incontroll­abile. E con Merkel e Macron stiamo lavorando ad un protocollo comune europeo. Non è possibile consentire vacanze sulla neve, non possiamo permetterc­elo».

Sindacati e politica

Invitano alla prudenza intanto i sindacati. «Lo sci è un settore economico fondamenta­le, ma per aprire serve garantire sicurezza», avvertono i segretari di Cgil, Cisl e Uil Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti. Che chiedono di «evitare dichiarazi­oni demagogich­e e irresponsa­bili fughe in avanti». E proseguono: «Politiche sanitarie, protocolli stringenti e l’Rt stabilment­e sotto 1 sono fondamenta­li per dare un’opportunit­à vera alla ripresa delle stazioni sciistiche. Servono comunque sostegni al reddito per i lavoratori». Luca Zeni (Pd) ha depositato un’interrogaz­ione per chiedere conto anche dell’organizzaz­ione ospedalier­a.

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 ??  ?? Affollata Una pista trentina durante una delle passate stagioni invernali; sono sempre tantissimi i turisti dello sci alpino
Affollata Una pista trentina durante una delle passate stagioni invernali; sono sempre tantissimi i turisti dello sci alpino
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