Corriere del Trentino

«Attirare qui i medici migliori»

Azienda sanitaria, Benetollo direttore. «Il mio obiettivo è un ospedale policentri­co»

- Dongilli

Attirare e tenere «gli specialist­i più bravi». È questa la sfida che il neo direttore dell’Azienda sanitaria Pier Paolo Benetollo vuol correre. «Sci e scuole, oggi non si può aprire. Fra 15 giorni vedremo» afferma. Quella di Benetollo, già al posto di Bordon, è una conferma.

TRENTO La nomina è arrivata da poche ore. Ma Pier Paolo Benetollo, nato a Vicenza nel 1961, è già al lavoro. «Mi sono fatto fare una ricognizio­ne del personale che avevamo e di quello che abbiamo adesso e sto studiando la situazione». Eh sì perché la sfida con cui Benetollo, già sulla poltrona che fu di Paolo Bordon come facente funzioni da luglio, inizia questo mandato quinquenna­le è quella delle persone, dei profession­isti: «Vorrei trattenere e da adesso formare i profession­isti migliori. Il sistema sanitario oggi ha bisogno di super specialist­i». Benetollo è stato scelto dalla giunta «per quanto dimostrato durante la pandemia — ha detto il governator­e Maurizio Fugatti — e per il suo curriculum». Laureato a Padova, si è specializz­ato in geriatria prima e in igiene e medicina preventiva poi. Ha alle spalle una lunga carriera di direzioni di aziende sanitarie, dal Friuli al vicentino. Nel febbraio 2020 è stato nominato direttore sanitario dell’Azienda provincial­e.

Dottor Benetollo, diventare direttori nel mezzo di una pandemia mondiale non è cosa da tutti i giorni...

«Diciamo che da un lato sento la responsabi­lità, un peso e una fatica che so di dover continuare a portare avanti. Dall’altra parte questa nomina consente di guardare oltre e andare avanti, ed è una cosa di cui c’è bisogno per il personale e gli operatori, c’è un nuovo ciclo di programmaz­ione da mettere in campo, perché poi, a un certo punto, il Covid passa e dobbiamo affrontare le altre sfide. Sono orgoglioso di questa nomina, perché quella trentina è una delle grandi aziende del Paese».

Stando al Covid, cosa avrebbe fatto o farebbe adesso di più o di meglio per contenere

la pandemia?

«Aumentare il livello di comunicazi­one. Davvero, mi creda: il contact tracing, le terapie, i tamponi, tutto viene dopo. Io lo so che tutti sono stanchi, ma se da questa sera tutti i trentini rispettass­ero la quarantena e un metro e mezzo di distanza indossando sempre la mascherina, tra due o tre settimane gli ospedali tornerebbe

ro alla normalità».

Come spesso accade la cosa più semplice è la più complicata. Ma stando così la situazione, lei aprirebbe piste e scuole in dicembre?

«Noi siamo tecnici, non prendiamo decisioni, lavoriamo con i dati in mano: oggi non si può aprire; se fra due settimane le cose migliorera­nno si potrà valutare».

Il Covid, diceva, prima o poi passerà. E allora qual è la prima cosa che farà, la sfida che vuole inseguire?

«Dal punto di vista della visione la misura principale è riuscire a trattenere e attirare i profession­isti migliori, medici e infermieri. I profession­isti vengono invogliati dai luoghi dove si fa bene, dove si fa ricerca e credo che noi, anche favoriti dalla nascita della Scuola di medicina, dobbiamo puntare a quello».

La giunta ha annunciato di voler mandare in pensione il sistema hub and spoke su cui si strutturav­a l’azienda sanitaria per valorizzar­e un modello di sanità diffusa. «Credo di essere una persona di equilibrio: bisogna trovare un nuovo bilanciame­nto tra i nostri ospedali, il territorio e le cure extraosped­aliere che si è visto quanto siano importanti durante questa emergenza. Se gli ospedali hanno retto è perché i nostri operatori fanno un lavoro importante sul territorio. Dobbiamo fare sintesi tra questo e la necessità di avere profession­isti bravi, che cercano le specializz­azioni. Quello di cui c’è bisogno sono i superspeci­alisti e per fare le specialità bisogna avere bacini ampi. Per questo dobbiamo passare a una azienda policentri­ca dove ogni ospedale e ogni territorio abbia la sua specificit­à».

L’obiezione che si fa spesso è che in un ospedale di valle è difficile avere casistica e dunque tenere specialist­i.

«Ma la medicina non è piatta: un conto sono le urgenze e per questo serve un baricentro importante. Ma a Trento arrivano pazienti da tutto il Trentino per gli specialist­i: se creiamo una specialità a Cles piuttosto che a Borgo non vedo perché i pazienti non possano arrivare fino a lì se lì trova il centro di riconosciu­ta eccellenza. Chi lavora a Borgo deve essere orgoglioso di farlo». Ora dovrà nominare la sua terna di dirigenti.

«Nomi non ne faccio, ma farò presto, una o due settimane».

Piste e scuole aperte? Ora non è possibile, forse tra 15 giorni

Se tutti fossero ligi nel rispetto delle regole ospedali presto alla normalità

 ??  ?? Avvicendam­ento A sinistra Paolo Bordon, a destra Benetollo
Avvicendam­ento A sinistra Paolo Bordon, a destra Benetollo

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy