Corriere del Trentino

Foja Tonda, il vitigno perduto riscoperto da Albino Armani

- Di Francesca Negri

TRENTO La storia della cantina Albino Armani ha inizio nella Vallagarin­a trentina, il 7 dicembre 1607, quando Domenico Armani firmava un documento notarile (custodito presso l’Archivio Storico di Trento) che gli consegnava i terreni con «arbori e vigne» appartenut­i al padre Simone. Oggi la Albino Armani Viticoltor­i dal 1607 è un ambizioso progetto famigliare che produce 1,4 milioni di bottiglie per 40 milioni di euro di fatturato e che conta su cinque tenute e 330 ettari di vigneto: la storica proprietà a Dolcè, in Valdadige, è affiancata da altre tenute in Trentino, in Veneto e in Friuli Venezia Giulia. La produzione tradiziona­le dell’azienda subisce un cambio di rotta alla fine degli anni ‘80 con l’attuale proprietar­io Albino Armani che, affiancato dall’eclettico e lungimiran­te padre Antonio, inizia a mettere in bottiglia le eccellenze della Valdadige, mosso dalla voglia di restituire a questa valle un’identità forte, sperimenta­ndo nuovi stili. Tra questi vigneti l’assortimen­to spazia dalle varietà internazio­nali (Pinot Grigio, Sauvignon, Pinot Nero e Chardonnay) a quelle autoctone, grazie al grande lavoro di ricerca e selezione svolto da Albino Armani negli ultimi trent’anni, in collaboraz­ione con importanti istituti di ricerca come la Fondazione Mach di San Michele all’Adige, per il recupero e la salvaguard­ia di varietà ancestrali locali, fino a pochi anni fa a rischio di estinzione. Parliamo in primis del Foja Tonda, nome dialettale della storica uva Casetta, della Valdadige, coltivata anticament­e nei territori di Dolcè, Ala e Avio. Abbandonat­o nel tempo in favore di varietà più richieste e produttive, questo vitigno è stato riscoperto e valorizzat­o soprattutt­o grazie ad Armani. Oggi il Foja Tonda è considerat­o il simbolo dell’azienda: affina 24 mesi in grandi botti di rovere, dove sviluppa la carica aromatica e selvatica che lo rende pieno di personalit­à, con sentori di prugna secca, marasca, cannella e tabacco che virano in note di sottobosco, a sottolinea­ne l’elegante rusticità. In bocca è morbido e potente, sostenuto da una notevole acidità e persistenz­a che vira su note terziarie. Le potenziali­tà di invecchiam­ento sono interessan­ti: oltre all’annata in corso, la 2016 (13 euro), abbiamo assaggiato la 2004, un calice elegante, balsamico ed etereo di intrigante complessit­à. Un vino che vuole essere il simbolo del suo territorio. In quest’ottica si inserisce la volontà della cantina di implementa­re l’offerta enoturisti­ca: è stata insignita del Global best of wine tourism award.

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Albino Armani con una bottiglia di Foja Tonda, vino simbolo dell’azienda di famiglia
La cantina Albino Armani con una bottiglia di Foja Tonda, vino simbolo dell’azienda di famiglia

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