Corriere del Trentino

L’aggression­e a Emilio Carloni non fu un tentato omicidio Zedda, cinque anni in appello

- D. R.

La pena inflitta dai giudici della Corte d’appello è comunque alta: cinque anni per rapina aggravata e lesioni. Ma il gruppo di amici che quel giorno di metà settembre del 2018 fece irruzione nella casa di Torre Vanga, aggredì e picchiò l’ex gommista di Trento, Emilio Carloni, 83 anni, non voleva uccidere. E non ci fu neppure un sequestro di persona come ipotizzato dall’accusa.

I giudici della Corte d’appello ieri hanno ridisegnat­o l’impianto accusatori­o a carico di uno dei maggiori responsabi­li dell’assalto a casa Carloni, scontando anche la provvision­ale di 50.000 euro destinata all’anziano, difeso dall’avvocato Nicola Stolfi. Ancora non si conoscono le motivazion­i della decisione della Corte, ma ieri il collegio ha assolto Andrea Zedda, 24 anni, originario di Nuoro, ma residente a Zambana, tuttora in carcere, dalle accuse di sequestro di persona e tentato omicidio, nonostante vi furono due perizie che avevano ritenuto gli atti idonei a uccidere. Per la pm Maria Colpani c’erano pochi dubbi sulla responsabi­lità di Zedda nel terribile piano del gruppo di giovani e quel giorno Carloni

Il fatto L’anziano era stato legato, picchiato e imbavaglia­to

rischiò di morire. Una spedizione punitiva, secondo la Procura — tesi condivisa anche dal gup Enrico Borrelli che aveva condannato il giovane a sei anni — per difendere l’onore di una delle due ragazze che era stata oggetto delle presunte attenzioni morbose dell’anziano. Accuse respinte dal difensore Filippo Fedrizzi che, forte anche della consulenza di parte, ieri ha cercato di scardinare l’impianto accusatori­o. L’ex gommista prima di essere soccorso era rimasto dai 14 ai 16 minuti legato e con naso e bocca coperti dal nastro adesivo, un periodo troppo lungo secondo il consulente della difesa, entro il quale se gli atti fossero stati idonei l’anziano sarebbe morto. Non c’era alcun piano di uccidere Carloni, sarebbe incredibil­e ad avviso dell’avvocato, pianificar­e un omicidio con il nastro adesivo, inoltre è inspiegabi­le perché, se davvero esisteva un piano, perché solo Zedda è stato condannato per tentato omicidio e le due ragazze, Michelle Glicic, 21 anni di Trento e Francesca Sula, 22 anni, di

Le accuse Il giovane è stato assolto anche dal sequestro di persona

Caserta, sono state condannate solo per la rapina e le lesioni (il quarto giovane è latitante). Per la difesa si sarebbe trattato di un banale furto finito male (il reato di sequestro di persona sarebbe assorbito nella rapina). Quello era il piano dei quattro giovani che sognavano una nuova vita all’estero. Un’isola, bella vita, soldi: come nei film. Una fantasia, evidenteme­nte, perché nella vita reale non c’erano neppure i soldi per pagare l’affitto dell’appartamen­to a Trento sud che dividevano in quattro. Tutto il denaro era finito nei festini e nelle cene. Carloni rappresent­ava la soluzione ai loro problemi economici. C’era quell’orologio — mai trovato — che avrebbe potuto fruttare tanti soldi, magari 30mila euro. I quattro ne erano convinti tanto che prima di irrompere nella casa dell’ex gommista avevano festeggiat­o in un ristorante con un pranzo a base di pesce e champagne. Avevano pianificat­o il colpo, ma una volta dentro l’appartamen­to era cambiato tutto ed era esplosa la violenza. Carloni conosceva già le due ragazze, ma quando le vide entrare insieme ai due amici avrebbe reagito male e avrebbe cercato di cacciarli. A quel punto i quattro giovani, secondo la difesa, scoperti, avrebbero perso la testa immobilizz­ando Carloni e chiudendog­li la bocca con il nastro adesivo. Poi avevamo spruzzato lo spray al peperoncin­o ed erano iniziate le botte.

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