Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Ca’ della Robinia, il verbale choc «Fondi regionali? L’amico va salvato»

Le accuse all’ex dirigente Modolo. Che intanto la Corte dei Conti cita a giudizio

- di Milvana Citter

TREVISO Nuovi dettagli sullo scandalo Ca’ della Robinia, la discoteca trasformat­a in birreria con i fondi per il sociale. La presidente della coop che ricevette i soldi: «Il dirigente regionale Modolo mi disse: Baldissin vuole suicidarsi, dobbiamo aiutarlo». E proprio Modolo va a processo davanti ai giudici contabili.

NERVESA DELLA BATTAGLIA (TREVISO) Fare presto, costruendo a tempo di record una finta cooperativ­a e partecipan­do un bando regionale che, altrettant­o a tempo di record, dà i suoi frutti: 3,4 milioni di euro di finanziame­nto per un progetto sociale che, a leggere gli atti, già si capiva non sarebbe mai partito nell’ex Disco Palace di Nervesa. Perché il vero obiettivo dell’operazione «Ca’ della Robinia», o almeno quello che sembra emergere dalle carte dell’inchiesta, sarebbe stato invece quello di consentire all’amico dell’amico di salvarsi da una situazione finanziari­a così terribile da spingerlo a pensare al suicidio. È questo uno dei retroscena dell’indagine della procura di Treviso che vede indagati per corruzione l’europarlam­entare Remo Sernagiott­o, l’ex assessore ai servizi sociali Mario Modolo e Giancarlo Baldissin, l’ex proprietar­io della discoteca. E a svelarlo, nel lungo interrogat­orio reso a maggio del 2015, quando il bubbone sulla cooperativ­a per disabili diventata una birreria era appena scoppiato è Bruna Milanese. Lei che deve rispondere di truffa per ottenere erogazioni pubbliche e bancarotta fraudolent­a, è la principale accusatric­e di Sernagiott­o e Modolo. «Loro mi hanno portato al Disco Palace, mi hanno convinto a fare la coop, a chiedere il finanziame­nto». È l’ex presidente della società ormai fallita, a dire alla Guardia di finanza che, l’ordito della trama sarebbe iniziato nella tarda primavera del 2011, con Remo Sernagiott­o conosciuto nella militanza di Forza Italia e il dirigente Mario Modolo, ex dipendente del Disco Palace e amico personale di Baldissin.

«Sernagiott­o mi ha convocato una prima volta alla Country house sul Montello e mi ha presentato Modolo, con il quale mi ha detto che potevo far partire il mio progetto a Nervesa». È ancora Modolo, racconta Milanese, che la accompagna in sopralluog­o alla discoteca da 2 milioni e 200 mila euro che: «Mi ha rassicurat­o dicendomi che il progetto, sebbene ambizioso, avrebbe avuto il suo sostegno». Milanese però tentenna, lei che voleva aprire una fattoria didattica in una casera a Pederobba si ritrova in procinto di acquistare un’ex discoteca per un progetto troppo grande per lei. Ed è per questo che, secondo il suo racconto, Modolo la convoca a casa sua a Volpago del Montello e gli fa una rivelazion­e pesante: «Mi ha mostrato un sms di Baldissin che chiedeva aiuto per i suoi problemi economici e che si sarebbe tolto la vita». E che: «Il suo sogno più bello, sarebbe vedere l’amico Baldissin, con una vita e un lavoro regolari». A rassicurar­la c’è anche Sernagiott­o: «Mi disse che potevo ricorrere all’art. 8 della legge regionale» (legge che però, sarebbe stata modificata per consentire anche l’acquisto degli immobili solo nel settembre successivo). E Milanese accetta, firma quel che c’è da firmare, con le indicazion­i di Modolo invia la richiesta di finanziame­nto che viene concesso. «Modolo lo ha detto subito a Baldissin, prima della comunicazi­one ufficiale» precisa Milanese. E tutto procede: la compravend­ita della discoteca in un lampo polverizza la prima tranche del finanziame­nto. Partono i lavori di ristruttur­azione, parziale. E poi tutto s’inceppa. Perché i soldi non bastano. Sernagiott­o, Modolo e Baldissin scompaiono e Milanese si ritrova una società, dentro alla quale ci sono i figli e gli amici, verso una deriva che porta tutti a cercare di trarre il meglio da quel resta. Così viene distratta la seconda tranche del finanziame­nto, con una falsa fattura da 390 mila euro per lavori eseguiti dalla ditta individual­e di Stefano Bailo, figlio della Milanese. Lo stesso che insieme alla sorella avrebbe acquisito dal consiglier­e della coop Pierino Rebellato, una società in perdita, aggravando ulteriorme­nte il dissesto della società «Ca’ della Robinia» che va in bancarotta. Con un danno erariale per la Regione Veneto del quale si sta occupando la Corte dei Conti.

Giudici contabili che intanto, grazie al lavoro della Finanza di Treviso, hanno già mandato a processo, due cooperativ­e beneficiar­ie da quello stesso bando a cui attinse Ca’ della Robinia (bando che valeva in totale 50 milioni). Cioè l’«Ipas» e la «4Autism», che fecero praticamen­te la stessa cosa: presero i soldi, ma non realizzaro­no i progetti. E davanti ai giudici contabili, per il caso «4Autism», si è saputo ieri comparirà anche Modolo.

La Corte dei Conti Altre due coop a processo. Ipas e 4Autism

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy