Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
L’allevatore e le due mogli sparite «Ho visto le ossa»
IL DOPPIO GIALLO TRENT’ANNI DI MISTERO Velo d’Astico, il paese accusa l’allevatore. Il caso dello scheletro nella vasca
Il paese è convinto: è stato Valerio Sperotto ad uccidere le sue due mogli sparite nel nulla. A far riaprire il caso la segnalazione di un residente:«Ho trovato uno scheletro scavando nel porcile».
Via vai di auto che rallentano e si fermano davanti all’area recintata dal cordone bianco e rosso dei carabinieri. Residenti che giurano di essere capitati solo per una semplice passeggiata per quella stradina sterrata che apre su una distesa di campi, quando però che da poche battute fanno intendere che sanno bene che lì si cerca uno scheletro. Ed episodi ripescati dalla memoria che tornano attuali e quasi ingombranti tra le chiacchiere da bar e che mischiati alla realtà trascendono in dicerie. «I Ris che scavano hanno già portato via due sacchi pieni di ossa: questa è la volta buona, trovano il corpo di almeno una delle due povere mogli di Valerio. Perché ce le ha messe lui lì sotto». Peccato non ci siano Ris al lavoro ma archeologi forensi. E nemmeno sacchi di ossa, solo alcune ossa animali.
Sembra che Velo d’Astico, piccolo paese dell’Alto Vicentino, non aspettasse altro che si tornasse ad indagare sul duplice caso irrisolto. Quello delle due mogli dell’allevatore di maiali Valerio Sperotto, inghiottite nel nulla a distanza di undici anni una dall’altra: Elena Zecchinato, conosciuta come Ivette, sparita nel 1988, e Virginia Mihai nel 1999. Sull’uomo, deceduto nel 2011, la procura aveva acceso i riflettori per due volte a distanza di tempo ma non c’erano prove concrete a suo carico ed era stato scagionato.
Ora, dopo quasi 15 anni, il sostituto procuratore Hans Roderich Blattner ha riaperto il caso: sulla sua scrivania c’è un fascicolo per occultamento di cadavere. Quello che un residente avrebbe detto di aver visto scavando tra i due capannoni dove fino a dieci anni fa Sperotto allevava maiali. Lui è l’uomo che ha firmato un preliminare di vendita per il terreno con vista sull’Altopiano. Terreno che voleva usare per allevarci capre. «Avevo rimosso la griglia dello scolo dei liquami quando, scavando con l’escavatore, è emerso quello scheletro - ha raccontato l’uomo ai carabinieri - : ho distinto un teschio, la cassa toracica e le ossa delle gambe, ma, preso dal panico ho interrato nuovamente tutto». Era marzo, ma il residente ha atteso ottobre per rivolgersi ai militari. «Ho avuto paura, non sapevo che fare, per questo ho tergiversato» avrebbe spiegato. Una versione ritenuta attendibile, ma se così non fosse l’uomo rischia di trovarsi indagato per simulazione di reato.
Dopo venti giorni circa di scavi quello scheletro non è emerso: l’archeologo forense Dominic Salsarosa (quello del caso Yara Gambirasio) con i suoi collaboratori ha già passato scrupolosamente al setaccio trecento metri quadri, quasi l’intera area, ma potrebbe estendere la zona di ricerca se necessario. Vicino ai capannoni i mucchi sono distinti: blocchi di cemento frantumati, zolle grandi e umide, terreno asciutto probabilmente già «ripulito» di quei frammenti ossei ancora dubbi che verranno analizzati al Laboratorio di antropologia e odontologia forense di Milano.
«Valerio sarebbe stato un demente a nascondere un corpo qui, sapeva che sarebbe stato il primo posto dove gli investigatori avrebbero cercato. Non troveranno nulla» sbotta un parente che vuole rimanere anonimo mentre guarda le strutture fatiscenti cinturate.
«Sperotto si è portato i suoi segreti nella tomba - dice sottovoce un residente, quasi timoroso, non parlava mai della sparizione delle mogli e nessuno di noi lo ha mai interrogato».
Al centro ricreativo dei pensionati, dove l’allevatore passava il tempo tra una partita a carte, le bocce e un «cochino», un piccolo bicchiere di Cola, c’è chi racconta col cuore in gola di aver tentato fino alla fine di farlo confessare. «Erano le ultime settimane di vita di Valerio, prima che il tumore se lo portasse via - riferisce un anziano con gli occhi lucidi - : sono stato lì lì diverse volte per chiedergli “dimmi dove posso portare un fiore alla povera Ivette, dimmelo ti prego”, ma non ci sono mai riuscito, così lo avrei costretto ad ammettere».
Eppure ci sono anche voci fuori dal coro: chi è convinto dell’innocenza di Sperotto. «Non l’ho mai visto agitato o preoccupato, nemmeno quando era indagato per omicidio racconta chi lo conosce - : sempre divertente, con la battuta pronta, sereno come se le sue mogli fossero andate in vacanza». Una vacanza lunga una vita. Senza ritorno.