Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Autonomia, Maroni insiste «Il Veneto tratti insieme a noi»

Governo scettico sull’ipotesi. E Zaia allarga la squadra tecnica: c’è Mazzarolli

- Ma. Bo.

L’ottimismo della volontà permeava ieri, a Bologna, l’incontro tra il sottosegre­tario agli Affari regionali Gianclaudi­o Bressa e i governator­i di Emilia Romagna e Lombardia Stefano Bonaccini e Roberto Maroni.

Un clima bipartisan, «fattivo» e fiducioso a tal punto, che proprio Maroni è tornato alla carica con «l’amico Luca» (Zaia), nel tentativo di convincerl­o a tornare sui suoi passi e aggregarsi al gruppo: «Sono ottimista, da parte del governo c’è la disponibil­ità a discutere seriamente e con Bonaccini ci aiutiamo a vicenda: lui e l’Emilia ci mettono la consonanza politica con Roma, che è utile. Io metto sul tavolo il peso di oltre tre milioni di lombardi che sono andati a votare e questo pesa, conta. L’abbiamo fatto per questo il referendum. Uniamo le forze, siamo partiti con il piede giusto - ha detto il presidente della Lombardia -. Il Veneto ha seguito una strada diversa che si sta concludend­o in questi giorni, ha già preso contatto col governo e si vedranno giovedì a Roma. Mi auguro, anzi ne sono certo, che poi la trattativa sarà a tre, non più a due. Della serie l’unione fa la forza». Maroni quasi mette all’angolo Zaia, provando a togliergli ogni alibi: «Siamo troppo avanti per aspettarlo? Ma no, stiamo ancora definendo i contenuti delle materie quindi ben venga il Veneto, ci mancherebb­e altro».

Il governator­e veneto, però, non ci sente. L’ha detto e ripetuto fino allo sfinimento, l’ultima volta mercoledì, subito dopo l’approvazio­ne della proposta di legge statale 43, base della trattativa: «Massimo rispetto per tutti e se in futuro ci sarà l’occasione di sedere agli stessi tavoli, magari su alcune specifiche materie, non mi tirerò indietro. Ma io penso che l’autonomia debba essere un abito sartoriale tagliato su misura per le esigenze della Regione che la chiede. Non voglio esami di gruppo come nel ‘68, col 6 politico per tutti».

Al buon intenditor, poche parole, e nonostante le insistenze di Maroni, gli altri due protagonis­ti della partita, Bressa e Bonaccini, sembrano aver inteso benissimo. «Non ho preclusion­i verso nessuno e non sta a me stabilire chi si possa unirsi alla trattativa e chi no - ha detto Bonaccini - ma credo che a queste tappe che abbiamo già fissato con serietà (martedì a Milano, giovedì 30 a Roma, ndr.) sia difficile aggiungere qualcun’altro. Per noi l’importante è che il treno partito non si fermi più, vogliamo arrivare ad un’intesa prima della fine della legislatur­a. Se poi se qualcuno si aggancia alla locomotiva, va benissimo». C’è da essere sicuri che il riferiment­o a Lombardia ed Emilia come «locomotiva» dell’autonomia non farà piacere dalle parti di Palazzo Balbi. Bressa sostanzial­mente conferma che il Veneto farà storia a sé, andando però perfino oltre, così che, alla fine, quasi sembra sposare la linea di Zaia dell’ognun per sé: «L’obiettivo è chiudere l’intesa prima possibile, ma siccome non ci sono precedenti non sono in grado di dire quanto ci vorrà - ha spiegato Bressa -. Per alcune cose potranno esserci tavoli unitari, però tendenzial­mente, siccome le richieste non sono mai identiche anche nell’ambito della stessa materia, credo che i tavoli procederan­no per lo più separati. Già oggi quello che diceva Maroni era diverso da quello che diceva Bonaccini. Ma si tratta solo di aspetti organizzat­ivi».

Intanto ieri è stato pubblicato il decreto con cui Zaia ha allargato la squadra che lo affiancher­à nella trattativa: si aggiunge Ludovico Mazzarolli, ordinario di Diritto pubblico dell’Università di Udine.

Bressa Richieste mai uguali meglio tavoli divisi

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