Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Omicidio a Venezia «Come il caso Pistorius»

Per la difesa Esposito ha sparato all’amico «alla cieca» forse pensando che si trattasse di un ladro

- A. Zo. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Ciro Esposito, il 51enne che ha sparato all’amico 47enne Ivano Gritti uccidendol­o, avrebbe sparato alla cieca pensando di trovarsi di fronte a un ladro. «Ci sono tanti dubbi come nel caso Pistorius», dice il legale.

Di fronte al gip Massimo Vicinanza ha deciso di non rispondere, a differenza di quello che aveva fatto all’alba di martedì, subito dopo il delitto, quanto era stato interrogat­o dai carabinier­i e dal pm di turno Patrizia Ciccarese. Ciro Esposito, il 51enne che ha sparato all’amico 47enne Ivano Gritti, uccidendol­o, ha deciso di restare in silenzio, d’accordo con il nuovo difensore di fiducia, l’avvocato Claudio Beltrame; e così il gip non ha potuto far altro che convalidar­e l’arresto per omicidio volontario e detenzione di arma abusiva e confermare la custodia in carcere. Ma l’avvocato Beltrame, che poi ha passato buona parte del pomeriggio con lui, ha iniziato a delineare una prima tesi difensiva, sintetizza­ta con un paragone suggestivo. «Ci sono tanti dubbi come nel caso Pistorius - afferma - è un omicidio “no look”, cioè senza vedere». Il richiamo è al famoso campione paralimpic­o Oscar Pistorius, che la notte di San Valentino del 2013 uccise con quattro colpi di pistola l’allora fidanzata Reeva Steenkamp, che si trovava dietro la porta del bagno: Pistorius, che proprio di recente è stato condannato a oltre 13 anni di carcere in appello, ha sempre detto di aver sparato credendo che fosse un ladro entrato dalla finestra, mentre l’accusa e i giudici hanno sempre ritenuto che lui sapesse bene che dietro la porta c’era la donna. In un modo simile Esposito avrebbe sparato a Gritti solo intraveden­do una sagoma dietro il vetro della porta della casa Ater che aveva occupato in calle delle Chiovere, a due passi da San Rocco e dai Frari. «Forse si sentiva minacciato da qualcuno e aveva paura, forse temeva che qualcuno volesse entrare in casa sua usando l’amico - dice sibillino il legale Comunque non voleva uccidere nessuno, al massimo allontanar­lo: tanto che quando ha capito che aveva colpito l’amico si è disperato». Il legale non va oltre, ma par di capire che a questo punto la chiave del giallo potrebbe essere la terza persona, che era fuori dalla porta, un trentenne di colore che da anni vive a Venezia. Per ora l’uomo, sentito dai carabinier­i, ha raccontato che lui e Gritti erano andati a casa di Esposito «per prendere il cane», che la vittima aveva regalato alcuni mesi prima al suo omicida. E qui, al di là dell’inverosimi­glianza della versione (prendere un cane all’una di notte passata) si apre un altro capitolo oscuro della vicenda. Quel regalo era stato fatto per aiutare Esposito a uscire da un profondo stato di depression­e in cui era piombato da tempo, tanto che avrebbe addirittur­a tentato un paio di volte il suicidio, ingerendo dei cocktail di farmaci. Inoltre quella sera aveva bevuto parecchio. «Ho avuto paura», ha detto Esposito ai carabinier­i e al pm, affermando di non aver riconosciu­to la voce dell’amico perché coperto dal cane che abbaiava. Una vicina di casa, sentita come testimone, ha raccontato di aver sentito un uomo dire «apri, apri», ma non ha saputo dare indicazion­i sui motivi della lite.

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Calle delle Chiovere Il luogo dove è avvenuto l’omicidio

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