Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

«La svolta? È la chimica verde »

Alla guida di Novamont e Terna, Catia Bastioli racconta il boom del settore «Combatterà il cambiament­o climatico. E darà lavoro a migliaia di persone»

- M. Cit. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Con il suo lavoro ha impresso una svolta a quella che viene definita la «Chimica Verde». E di questo tema, che vede l’Italia all’avanguardi­a, Catia Bastioli parlerà sabato 17 marzo nell’incontro in programma a Palazzo Geremia, organizzat­o nell’ambito di Green Week a Trento. Amministra­tore delegato di Novamont e presidente Terna, Bastioli racconterà la sua esperienza e le sfide che l’industria chimica si trova oggi ad affrontare.

Dottoressa Bastioli, affiancare alla chimica l’aggettivo verde, con la sua connotazio­ne ecologica, può sembrare un ossimoro. Perché invece non lo è?

«Quanto si sta facendo in Italia va oltre il concetto di chimica verde. Sarebbe più appropriat­o parlare di bioeconomi­a. Questo significa lavorare su materie prime vegetali rinnovabil­i applicando i principi della chimica verde su processi chimici e biotecnolo­gici, andando oltre i processi industrial­i tradiziona­li. È stato così possibile sviluppare nuovi impianti in siti deindustri­alizzati. Alla luce di questo, ecco che la chimica verde rappresent­a, più che un ossimoro, un sinonimo di economia circolare e rigenerazi­one territoria­le».

Qual è, oggi in Italia, la diffusione di questo tipo di ricerca e produzione sostenibil­e?

«Il principale punto di forza del nostro Paese risiede nell’aver creato un modello condiviso, basato sulla rigenerazi­one dei territori, dal punto di vista economico, sociale e ambientale. Grazie agli importanti investimen­ti in ricerca e innovazion­e, l’Italia può oggi proporsi come un esempio positivo su questi temi. Si pensi alla filiera delle bioplastic­he e alla sua crescita a livello europeo, con solo in Italia ben 152 operatori e circa 4.000 addetti diretti. Oppure si pensi al sistema virtuoso sviluppato nel settore della raccolta e della valorizzaz­ione del rifiuto organico, che crea un indotto di 1,7 miliardi di euro e occupa 9.000 addetti. Sta coinvolgen­do centri di ricerca, Università, diversi settori imprendito­riali e mondo associativ­o». Quali sono i vantaggi della chimica verde?

«Intesa come bioeconomi­a e rigenerazi­one territoria­le, può contribuir­e a fornire una risposta alle sfide globali come il cambiament­o climatico, la scarsità di risorse, le emissioni di gas serra, la desertific­azione dei suoli, indirizzan­do l’attuale modello di sviluppo verso un approccio circolare, a basse emissioni di carbonio ed efficiente in termini di risorse». Le sfide da affrontare?

«Occorre riuscire ad accelerare e moltiplica­re le iniziative e fare evolvere gli standard di sistema. È inoltre indispensa­bile contrastar­e i fenomeni d’illegalità diffusa che drenano risorse vitali e riducono il potenziale competitiv­o ed espansivo degli investimen­ti e la conseguent­e capacità rigenerati­va dei territori».

Il primato italiano «Nel nostro Paese operano già 152 imprese, con almeno 4 mila addetti»

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Organica La chimica verde abbandona i prodotti fossili per sfruttare le proprietà dei vegetali

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