Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Contini, 40 anni da gallerista con Music e Mitoraj
Uno dei protagonisti del mercato dell’arte racconta la sua avventura: «Igor è stato un amico indimenticabile. Botero, uno dei più grandi al mondo Con tutti gli artisti ho un rapporto di complicità». La storia di un self-made man
«In quarant’anni le opere che passano in mano a un gallerista sono molte; tutte fanno parte di un bellissimo viaggio della vita». A parlare è Stefano Contini, tra i più importanti mercanti d’arte in Italia, che in questi giorni festeggia i suoi 65 anni e i 40 della sua attività. Pistoiese di nascita e veneziano d’adozione, la galleria che porta il suo nome ha cinque prestigiose sedi: due a Venezia, due a Cortina e una a Londra, diretta dal figlio maggiore Cristian. Una forte passione per l’arte fin da piccolo, a ventitré anni responsabile della Rizzoli Finarte in Veneto, non ancora trentenne decise di vendere un appartamento per intraprendere con coraggio la nuova avventura di gallerista.
Non essere partito da una «famiglia d’arte», può avere avuto il vantaggio di poter compiere scelte con un occhio più obiettivo, non essendo legato a «caste»?
«Partire per primi nella vita può essere un fatto positivo, stimola di più la mente, gli sforzi per raggiungere il traguardo sono maggiori».
Che cosa serve per diventare un buon gallerista?
«Essere un bravo gallerista? Non si studia all’università. Bisogna avere nel proprio Dna il senso dell’arte e una visione anticipatrice ed ampia di quello che succede e può succedere». La ricetta per non sbagliare? «Essere il più possibile in sintonia con l’artista e credere in quello che si va a difendere».
In che direzione sta andando l’arte?
«L’indirizzo dell’arte contemporanea in questo momento non è facilmente identificabile perché sono venuti meno i valori estetici e sempre più si affermano quelli filosofici e delle lobbies, creando più delle mode che rispettando i veri valori culturali». È positiva l’era di Internet? «Sicuramente il web ha cambiato il modo di lavorare ed ha avvicinato il mondo dei collezionisti. L’arte ne ha giovato molto perché è diventata più popolare, più facilmente fruibile, più facilmente acquistabile».
Lei ha recentemente aperto una galleria a Londra.
«In realtà l’ha aperta mio figlio, che ha la “colpa” di chiamarsi Contini e quindi parliamo di un’altra galleria Contini. Londra è il centro finanziario più prestigioso in Europa e - vista anche la multietnia dei nuovi ricchi giunti - qui abbiamo trovato un terreno fertile per la nostra attività».
C’è un artista che ha tentato di fare entrare nella sua scuderia senza riuscirci?
«Un artista che adoro particolarmente è Alberto Giacometti…per colpa sua è nato troppo presto!»
A quale autore che Lei rappresenta è più legato?
«Igor Mitoraj, perché per me è stato un grandissimo amico. Un artista che ha lasciato un profondo vuoto affettivo, ma che vive ancora accanto a me».
Zoran Music?
«Era una persona perbene. Quando ho conosciuto Music ero giovanissimo, avevo trentadue anni. Mi disse: “Lei è una persona capace, se mi ascolta la farò diventare un gallerista internazionale”. Io gli ho creduto ed oltre a questo ho passato vent’anni straordinari accanto a lui». Fernando Botero? «E’ uno dei grandi artisti nel mondo e sempre lo sarà». Julio Larraz? «Riesce a coniugare la sua genialità d’artista con un sarcasmo tipico dei sudamericani». Mikhail Baryshnikov? «La sua grandezza come ballerino è indiscutibile, ora per una fondazione benefica americana ha messo a disposizione la stessa grandezza come fotografo».
Da come parla il rapporto che ha un po’ con tutti i suoi artisti mi sembra di grande complicità.
«E’ vero, con gli artisti della galleria ho un rapporto di grande rispetto, dai giovani ai meno giovani. Vale allo stesso modo per Enzo Fiore, Giuseppe Veneziano, Enrico Ghinato, Mario Arlati, Carla Tolomeo…» E Fabrizio Plessi? «Plessi chi? Preferisco non parlarne, dico solo che con lui ho chiuso il rapporto».