Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
«È stata l’adunata dei record Ora leva civile obbligatoria, l’idea è nata da noi alpini»
Il bilancio del presidente nazionale dell’Ana: superata Bergamo
TREVISO Folla ovunque, code dappertutto, una marea di cappelli con la penna nera. È l’immagine nella retina che resta impressa delle novantesima adunata nazionale degli alpini a Treviso, un’invasione che per tre giorni ha cambiato la routine e pure un po’ il sentimento della città con tutti quei tricolori su suolo dall’humus leghista e quella surreale proporzione di sei alpini in giro per ogni residente (qualcuno barricato in casa). «Le prime indicazioni dicono che è stata l’edizione dei record», sorride Sebastiano Favero, ingegnere di Possagno che dal 2013 è presidente nazionale dell’Ana, l’associazione nazionale alpini. È sua l’idea di una leva civile obbligatoria lanciata domenica dal ministro della Difesa Roberta Pinotti.
Presidente, ci sono stime che parlano di 600mila partecipanti, le risulta?
«Tra qualche giorno avremo i dati, per ora diciamo sicuramente 500mila: le prime indicazioni dicono che è stata un’edizione da record, anche rispetto all’adunata più partecipata degli ultimi anni, quella di Bergamo del 2010».
Con l’effetto collaterale di proteste dei residenti e polemiche sugli eccessi, i malori e le cadute dovuti all’alcool.
«Sabato sera il 90% delle persone che ho visto in centro non erano certamente alpini ma ragazzi che concepivano l’occasione per bere qualche bicchiere in più. Un gruppo aveva anche montato la tenda in strada. Da anni sappiamo che c’è questo tipo di presenza allegra che trascende. Il sindaco Giovanni Manildo, il governatore Luca Zaia, prefetto e questore erano molto soddisfatti e ci hanno ringraziato. C’è stato qualche episodio ma se teniamo conto della massa di gente, è marginale. Mi ha colpito di più la presenza di un malato di Sla nella sfilata della sezione Montegrappa di Bassano, che ha voluto esserci perché sapeva sarebbe stata la sua ultima adunata».
L’indotto dev’essere stato importante se adesso fanno a gara a candidarsi per la prossima adunata: Massimo Bitonci propone Padova, il consiglio Regionale lancia Verona per il 2020. Cosa dice, l’Ana?
«I dati sull’indotto vengono desunti in vari modi, per l’adunata di Piacenza, la Cattolica ha fatto uno studio apposito. Comunque, l’adunata 2018 è già decisa da un anno e mezzo e sarà a Trento. Per il 2019 si sono chiuse le candidature e le nostre sezioni hanno proposto Milano e Matera».
Come si spiega la corsa alle candidature?
«Abbiamo sempre maggiori presenze e ci fa estremamente piacere constatare che il nostro messaggio viene recepito. Probabilmente ha influito la ricorrenza del centenario della Prima Guerra mondiale di quell’anno tragico che fu il 1917 con la rotta di Caporetto, la resistenza su Piave, Grappa e Montello dei nostri soldati e nei quali fu coinvolta l’intera popolazione che dovette subire l’occupazione prima e il profugato poi, storia sulla quale c’è una memoria forte».
La memoria è fondante nello spirito alpino ma come affrontate il tema di non disperderne il patrimonio di servizio nel futuro?
«Ogni anno abbiamo settemila nuovi iscritti a fronte di diecimila che, ahimè, passano oltre. Insistiamo da anni sul valore per i giovani di momenti formativi necessari per far capire loro chi sono gli alpini e non aver paura di parlare loro di popolo, di Italia, di patria, di una bandiera che va rispettata perché portatrice dei nostri valori e tradizioni. Quello della solidarietà innanzitutto: le truppe alpine oggi sono apprezzate all’esterno in missioni di pace perché riescono sempre a instaurare un rapporto con la realtà locale».
Favero Sgarbo della Lega? Siamo per l’unità ma sull’autonomia si ragiona
Per momenti formativi intende leva obbligatoria?
«Non siamo qui a chiedere che i giovani facciano la naja. In forma diversa, per noi un servizio di tipo militare non farebbe male. Stiamo dialogando col ministro Pinotti, col capo di stato maggiore della difesa generale Claudio Graziano e il ministero del Lavoro per costruire insieme un progetto specifico: un servizio di tipo civile (quindi senza armi) ma dentro il sistema militare per apprenderne gli ordini, la formazione. Con soddisfazione osservo che il ministro Pinotti ha interpretato in nostro sentire».
A proposito di tricolore: la Lega lo ha sfidato con la convocazione del consiglio regionale sulla Serenissima nel giorno dell’alzabandiera dell’adunata. Il governatore Luca Zaia non ha cantato l’inno.
«Noi cogliamo di tutte le persone il lato positivo. La nostra posizione è chiara e chi ci vuole capire, ci capisce. Siamo chiaramente schierati per l’unità nazionale e la bandiera italiana. Altro è il referendum per l’autonomia del Veneto, sul quale penso sia giusto fare una riflessione: l’autonomia è una cosa l’indipendenza un’altra».