Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Zaia: «Autonomia per tutti ma a Venezia è l’ultimo voto Nuove elezioni se passa il sì»
VENEZIA «Quando il popolo chiede, deve esprimersi. Ma questa è l’ultima volta, poi il capitolo veneziano può considerarsi chiuso». Quando il governatore Luca Zaia si lega ad una promessa, è bene segnare ora e data. Il Carroccio è ostinato e l’agenda politica la tiene sempre d’occhio: nel 2015 in campagna elettorale a Venezia si alleò col sindaco Luigi Brugnaro col patto di far celebrare il quinto referendum per la separazione di Venezia e Mestre. E ha onorato il 14 febbraio con il via libera alla consultazione e martedì scorso, individuando il corpo elettorale. Ora tocca a Zaia firmare l‘indizione.
Presidente, il Veneto celebra il referendum sull’autonomia, Belluno vuole fare un referendum sulla sua autonomia, Mestre e Venezia sulla separazione, il passaggio di Sappada al Friuli è al Senato. È lo spirito del tempo? O un accenno di balcanizzazione?
«Quando il popolo chiede, deve esprimersi. Non possiamo fare agli altri quello che non abbiamo tollerato da Roma, che ha impugnato il nostro referentadini dum, ci ha negato l’election day facendoci spendere 14 milioni e ci boicotta costantemente. Ho chiesto al ministero dell’Interno un accordo per la collaborazione delle prefetture e neanche si degnano di rispondere».
E la Regione collaborerà con Belluno?
«Quando Belluno, nella legalità e con carte pronte sarà pronta, ospiteremo il suo referendum. La casa dell’autonomia ha le porte aperte a tutti. Capisco le ansie di comuni come Sappada ma la battaglia va fatta restando in Veneto perché domani ci sarà un’altra Sappada. Il Comune contermine diventerà confinante col Friuli e vorrà a sua volta passare. Di questo passo, garantiremo lo sbocco a mare a Trento e Bolzano. Ma solo perché sono province autonome. Dei 576 Comuni del Veneto non ne ho uno che voglia passare alla Lombardia o all’Emilia. Perché è una questione di soldi».
Anche a Venezia è questione di soldi?
«Mi dispiacciono letture di presunte angherie della Regione sul referendum a Venezia. Abbiamo sempre detto: se i cit- vogliono esprimersi, facciamoli esprimere per l’ultima volta».
L’ultima?
«Sì, di referendum sul tema ne sono stati fatti tanti e dopo questo il capitolo veneziano si potrò considerare chiuso. La sesta volta non ci sarà».
Lo firma il decreto? Ci sarà l’election day il 22 ottobre?
«Se mestrini e veneziani vogliono dividersi, a votare al loro referendum devono andarci comunque, a prescindere dal referendum per l’autonomia del Veneto. Il Consiglio regionale ha correttamente ultimato l’iter. Adesso il dossier verrà analizzato e si valuterà tutto il profilo tecnico e legale».
Accoglie quindi l’appello di Brugnaro di attendere che il Tar dica se è legittimo?
«Non sapevo dell’appello ma ho già girato la questione all’avvocatura e agli uffici affinché valutino la sostenibilità o meno di un election day. Di mezzo c’è una spesa di un milione di euro in più, per non fare l’election day bisogna dimostrare che non si può».
Brunetta dice: sarebbe uno sgarbo istituzionale favorire il quorum con l’election day.
«Lo sgarbo istituzionale lo fanno altri. Per me, l’autonomia senza election day con la separazione sarebbe una consultazione, come dire, più pulita. Ma il referendum veneziano costa un milione di euro e qualcuno potrebbe porre la questione del danno erariale. Qualcuno si agita oltre misura: il Consiglio regionale mi ha solo chiesto di fissare la data».
Se il popolo chiede, deve esprimersi Non faremo ad altri ciò che Roma fa a noi
Brunetta l’ha chiamata?
«Brunetta mi ha chiamato perché aveva capito che la delibera fissava l’election day. Invece no. Ma quand’anche fissasse data e ora, io comunque devo fare la verifica giuridica. Un invito che faccio a tutti: quando c’è casino, evitare di farne di più».
Questo referendum rischia di celebrarsi per mandare a casa Brugnaro. E lo indice la Regione.
«La Regione non manda a casa nessuno. Il referendum è un tema che c’è fin dalla campagna elettorale del 2015. Lo hanno promosso i comitati. Che adesso si diano altri contenuti... qualcuno non si è reso conto prima che se il Sì dovesse passare, ci saranno nuove elezioni».