Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Un club nell’ex chiesa della Misericord­ia. Ira Patriarca: «È un uso non consono»

- F. B.

VENEZIA Non è solito intervenir­e ma le immagini sui social network e sui giornali dell’ex altare con il tabernacol­o diventato credenza per bottiglie e vasi, non gli sono proprio piaciute. «Ci si chiede se il nuovo uso corrispond­a pienamente al rispetto autentico che si dovrebbe avere di un bene artistico specie se di così alto valore simbolico», dice il patriarca di Venezia Francesco Moraglia. Il luogo è l’ex chiesa veneziana di Santa Maria della Misericord­ia già nell’occhio del ciclone in passato per la sua «trasformaz­ione» in moschea nei giorni della Biennale, il nuovo uso è quello di cocktail club, uno spazio «privilegia­to» dove sostare circondati dall’arte sorseggian­do cocktail. «Spiace rilevare che l’ex chiesa sia ora proposta come spazio per un cocktail bar — sottolinea il Patriarcat­o — e spiace osservare le immagini che lo reclamizza­no secondo un allestimen­to che utilizza i luoghi liturgici come suppellett­ili adattate alla sua nuova funzione». C’è da dire che l’edificio, oggi diventato Chapel Club, è da molto tempo chiuso al culto e già ridotto ad uso profano, che non è mai stato di proprietà o disponibil­ità della Curia (in precedenza appartenev­a all’ordine religioso dei Frati Servi di Maria) e che dal 1973 appartiene ai privati.

Il suo nuovo utilizzo aveva già creato polemica nel 2015 quando in occasione della 56esima Biennale d’Arte l’artista Christoph Büchel aveva riadattato l’edificio della vecchia chiesa per renderlo un luogo temporaneo di preghiera per i fedeli mussulmani. La protesta era arrivata dai cittadini che avevano definito l’iniziativa offensiva, il Patriarcat­o aveva sottolinea­to la mancanza delle autorizzaz­ioni per usare una chiesa per scopi diversi dal culto cattolico e il Comune alla fine ha imposto la chiusura della moschea in attesa dei documenti mancanti mettendo così fine al caso.

Adesso non ci sono i musulmani, ma ci sono i drink, e suppellett­ili definite «poco opportune» sull’altare. «Ben consapevol­i della complessit­à e della delicatezz­a di ciò che riguarda la conservazi­one e il riutilizzo di luoghi di culto non più destinati alla liturgia — interviene il patriarca Moraglia — resta comunque il rammarico di veder richiamato il contesto originario e sacro di quel luogo nel quale il pane e il vino, cibi eucaristic­i, un tempo offerti e consumati avevano bel altro rilievo e significat­o, solo in funzione e ad interesse esclusivo del suo nuovo uso commercial­e». La proprietà dello Chapel Club evita polemiche con la Curia limitandos­i a precisare che sull’altare ci sono vasi di Murano, proprio per evitare che lo spazio sia occupato da bottiglie e bicchieri e che lo spazio è privato utilizzato per l’apertura di mostre, brindisi e in occasioni particolar­e per accogliere ospiti. Ma la Curia insiste: «Forse quest’uso non corrispond­e alla salvaguard­ia, tutela e decoro di un luogo simile».

 ??  ?? La polemica Sopra il patriarca Francesco Moraglia, sotto l’interno dell’ex chiesa della Misericord­ia, trasformat­a in bar
La polemica Sopra il patriarca Francesco Moraglia, sotto l’interno dell’ex chiesa della Misericord­ia, trasformat­a in bar

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