Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Paolo Luca, il nuovo procurator­e «Aspetto più personale da Roma»

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per questo mio primo, e ultimo, incarico a dirigere una Procura. Per una combinazio­ne di fattori ciò avviene a Belluno, terra in cui sono nato. Non era programmat­o, ecco perchè ci vedo un senso del destino, un cerchio della vita che si chiude». La priorità per il nuovo procurator­e è «l’obbligator­ietà dell’azione penale, messa in crisi dalla carenza di personale». Il 3 agosto entrerà in vigore la riforma Orlando, che prevede tra le altre cose che i procurator­i generali possano avocare a sè i procedimen­ti se entro tre mesi (prorogabil­i di altri 3 mesi, fino a 15 mesi nel caso di reati più gravi come mafia e terrorismo,) dalla chiusura delle indagini non viene fatta richiesta o di archiviazi­one o di rinvio a giudizio. E’ il passaggio più contestato dall’Anm. «Si pretende molto dalla magistratu­ra, ma non la si dota dei mezzi necessari a lavorare al meglio — ha detto Luca —. Aspetto un aiuto concreto dal ministero, in merito al distaccame­nto di personale». Seconda questione: «Per un funzioname­nto corretto si richiede un’interlocuz­ione continua tra magistratu­ra e avvocatura. Al personale amministra­tivo e alla polizia giudiziari­a dico che un magistrato non è più importante di ciascuna persona che opera in una Procura o in un Tribunale: siamo tutti componenti della stessa macchina». Un’ultima consideraz­ione sulla libera stampa: «Ho sempre avuto un rapporto franco con i giornalist­i, ma non dimentichi­amo che un magistrato non può dire sempre tutto. Ci sono tempi da rispettare. Mi piace citare il libro dell’Ecclesiast­e: c’è un tempo per parlare e un tempo per tacere».

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