Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Da Baita a Minutillo chi spera (e chi no) nella prescrizione
Mose, lo spartiacque della Severino e i grandi indagati
VENEZIA Lo spartiacque, termine più che adatto visto che stiamo parlando di Mose, è il 6 novembre 2012. E’ il giorno in cui l’allora presidente Giorgio Napolitano firma la legge cosiddetta «Severino» che – tra le altre cose – inasprisce le pene per il reato di corruzione: prima andavano da 2 a 5 anni, ora da 3 a 8. Questo significa che mentre prima la prescrizione era di 7 anni e mezzo, ora è di 10. Uno spartiacque da poco, fondamentale nel processo ai «pentiti» del Mose.
La «guerra dei conti» è infatti già iniziata. Nei giorni scorsi la procura di Venezia ha notificato all’ex presidente di Mantovani Piergiorgio Baita, al suo braccio destro Nicolò Buson, all’ex ad di Adria Infrastrutture Claudia Minutillo, al rappresentante del Coveco nel Consorzio Venezia Nuova Pio Savioli e al faccendiere Mirco Voltazza l’avviso di conclusione delle indagini preliminari. In mezzo ci sono tutte le corruzioni – a Galan, all’assessore Renato Chisso, ai Magistrati alle Acque Patrizio Cuccioletta e Maria Giovanna Piva, al consigliere dell’allora ministro Giulio Tremonti, Marco Milanese, al generale Emilio Spaziante –, i finanziamenti illeciti delle campagne elettorali (quelle dell’ex sindaco di Venezia Giorgio Orsoni, dell’ex eurodeputata Lia Sartori e dell’ex consigliere regionale Giampietro Marchese) e parecchi reati fiscali, relativi alle fatture false o «gonfiate». Quelle posizioni finite nel mirino delle arringhe dei difensori degli 8 imputati già a processo, che hanno accusato la procura di aver portato in aula questi testimoni «incaprettati», pronti a dire ciò che i pm volevano. Attorno a quello spartiacque si stanno posizionando le scelte degli avvocati.
Torniamo alle date. In particolare ci sono due episodi che superano il 6 novembre 2012: il 15 gennaio 2013, con denaro procurato da Mantovani (e dunque Baita e Buson), viene fatto un bonifico da 500 mila euro a Cuccioletta (che lo ha ammesso), su un contro svizzero intestato alla moglie; il 7 febbraio 2013 Federico Sutto, all’epoca segretario del presidente del Cvn Giovanni Mazzacurati, secondo l’accusa porta a Chisso in consiglio regionale una mazzetta di 160 mila euro, procurata da Baita, Savioli e Buson. Ora, è evidente che chi è coinvolto in queste due vicende quasi certamente patteggerà. Lo farà Baita, ci sta pensando Buson (difesi dagli avvocati Alessandro Rampinelli e Fulvia Fois), per i quali è probabile una pena trai2 e i 3 anni, che ricomprenderà anche quanto hanno già patteggiato nel 2013 per le false fatture di San Marino: 1 anno e 10 mesi Baita, un anno e 4 mesi Buson. Savioli ha invece una posizione più complicata, perché questo capo d’imputazione non comprende altre due inchieste in cui è stato coinvolto – quella della turbativa d’asta che portò all'arresto di Mazzacurati nel 2013 e quella più recente sulle tangenti per i cassoni di Chioggia, ancora in corso – e dunque il suo avvocato Massimo Benozzati aspetta di parlare con i pm. Stanno valutando il da farsi anche i legali di Voltazza, Giorgio Pietramala e Michele Pergola: lui ha infatti ammesso le false fatture, ma nega l’ipotesi di millantato credito in quella grottesca vicenda in cui fece credere a Baita, insieme ad altri, di avere a libro paga il procuratore aggiunto di Udine Raffaele Tito.
Diversa invece la strategia di Minutillo. Il suo avvocato Carlo Augenti ci tiene infatti a precisare che lei non ha nulla a che vedere con quei due episodi: su Cuccioletta il suo nome non c’è, è invece coinvolta su Chisso ma non in quel caso. Questo significa che, ipotizzando il suo coinvolgimento in reati fino al 2012, ma precedenti il 6 novembre, per lei tra poco più di un paio d’anni cadrà la mannaia della prescrizione. E si sa che in Italia è impossibile fare tre gradi di giudizio in quei tempi. E Mazzacurati? E’ stato stralciato perché già giudicato incapace di stare a processo.