Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Referendum, imprenditori cauti «Votiamo sì ma è solo il primo passo»
Zanardo. «È un modo per farci sentire». Dure critiche a Marzotto
VENEZIA Le dichiarazioni di Matteo Marzotto, che ieri sul Corriere del Veneto ha riaperto il dibattito sull’utilità del referendum per l’autonomia del Veneto del 22 ottobre, ha finito per ricompattare il fronte degli imprenditori convinti che un segnale vada dato, «anche se sarà solo un primo passo», «anche se sarà solo l’inizio di un percorso». Marzotto ieri non ha usato mezzi termini per definire inutile il quesito referendario nella misura in cui è inutile difendere un «fortino» locale quando le sfide dell’economia si giocano su uno scacchiere globalizzato. E le critiche al vicepresidente di Ieg e già presidente di Enit e di Fiera di Vicenza sono arrivate subito. In prima fila c’è l’«eretico» Bepi Covre, che con il consueto stile che lo contraddistingue a Marzotto non le manda a dire: «Autonomia non è secessionismo, non si può essere contrari all’esigenza di gestire meglio le nostre risorse – chiosa – Marzotto fa dichiarazioni confuse, il Veneto merita di poter gestire con maggior efficacia i propri servizi come fa il Trentino, che Marzotto dice di frequentare con assiduità - continua - l’imprenditore dovrebbe partecipare a meno feste, bere meno champagne e vivere un po’ più di vita reale». Sempre sul fronte della politica Marzotto raccoglie anche la critica di Antonio Guadagnini di «Siamo Veneto»: «Marzotto confonde autonomia e indipendenza, noi vogliamo che il Veneto si configuri come area metropolitana globale, integrato nella rete che si sta formando nel mondo, e per arrivare a questo obiettivo il primo passo è proprio il referendum».
Sul tema del quesito la Confindustria del Veneto aveva già dato una sua indicazione generale con una sostanziale approvazione alla linea del governatore Luca Zaia, anche se non si trattava di un endorsement incondizionato, ma proiettato al raggiungimento di obiettivi concreti quali il lavoro, un nuovo welfare integrato fra pubblico e privato, la gestione della scuola dall’asilo alla laurea, e la programmazione e realizzazione della rete di trasporti, infrastrutture e connessioni digitali. Accadeva il 21 marzo scorso quando Zaia incontrava il Consiglio di Presidenza di Confindustria in cui debuttava il neopresidente Matteo Zoppas.
Marzotto ha detto la sua ieri, e probabilmente non sarà l’unico a non andare a votare. Eppure il «sentiment» generale, con diverse sfaccettature, è orientato al sì. Gli imprenditori riprendono la necessità ribadita dal vicepresidente di Ieg di guardare all’Europa e di non focalizzarsi sul proprio orticello. Ma partendo dai medesimi assunti molti arrivano a un risultato opposto al suo, affermando la necessità di mantenere e gestire le risorse in loco proprio per essere più competitivi a livello europeo.
A.Baban Autonomia nella sanità veneta funziona, bisogna estenderla
«È dimostrato che l’autonomia, per esempio nella sanità veneta, funziona bene, la stessa cosa si dovrebbe poter fare per la scuola e per molti altri settori» spiega Alberto Baban, presidente della Piccola Industria e vicepresidente nazionale di Confindustria. «Bene l’autonomia, ma ricordiamoci che siamo in Europa, è importante che il referendum non sia disgregante – dice Giordano Riello, presidente dei giovani imprenditori del Veneto - è giusto puntare ad essere più competitivi, senza per questo lasciare per strada le regioni meno fortunate».
«Il referendum è un modo per imporre a Roma di ascoltarci - dice l’imprenditore della logistica Damaso Zanardo - noi veneti dobbiamo smetterla di invidiare gli (anacronistici) privilegi del Trentino Alto Adige e del Friuli, i nostri confini sono oltre l’Europa». Dello stesso tenore le affermazioni del presidente di Grafica Veneta Fabio Franceschi: «Dobbiamo pretendere che resti in Veneto molto di più di quello che resta ora, certo il referendum è il primo passo ma non l’unico».