Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Gino Rossi, dialogo fra collezioni a Ca’ Pesaro

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Immergersi nei pastosi azzurri-verdi dei suoi paesaggi d’acqua, specchio della sua anima tanto vitale quanto lacerata. Da una parte una marina di Douarnenez (1912), pervasa da una dolce poesia enfatizzat­a dalle luci nordiche e da un’atmosfera onirica sospesa; dall’altra Barene a Burano (1912-13), lembi di sabbia che emergono da una laguna dall’aspetto primitivo e ancestrale.

Dall’idillio della Bretagna alla violenza del segno Fauve e al contorno sintetista alla Gauguin. Due dipinti diversi, creati da uno degli artisti tra i più innovativi del suo tempo, dai cambi di stile repentini ma sempre nella direzione di una ricerca pittorica libera e «di rottura», a gettare le basi di un linguaggio visivo proiettato verso la contempora­neità.

Fino al 20 maggio alla Galleria Internazio­nale d’Arte Moderna di Venezia, a 70 anni dalla scomparsa, si ricorda «Gino Rossi a Venezia» attraverso un inedito «Dialogo tra le collezioni di Fondazione Cariverona e Ca’ Pesaro», a cura di Luca Massimo Barbero ed Elisabetta Barisoni (autori con Nico Stringa dei testi del catalogo edito da Marsilio). La mostra presenta una trentina di opere, di cui 22 di Rossi (1884-1947) - l’intera produzione è di poco superiore al centinaio - a narrare la vicenda biografica e artistica dell’autore veneziano, dalle esperienze giovanili parigine che tanto influirono nel suo lessico pittorico alla stagione capesarina e agli anni buranesi.

Ritratti e paesaggi distinti da un colore che via via si fa più cupo e aspro, come la sua vita sempre più tormentata,

Il ricordo

A cura di Barbero e Barisoni, il confronto con gli artisti «ribelli» dell’inizio Novecento

finita nel manicomio di Sant’Artemio a Treviso. Un omaggio al pittore più dirompente di quell’avanguardi­a veneziana che proprio a Ca’ Pesaro ebbe il suo centro, «un gruppo di autori che trovarono la coesione nelle differenze», come marcato da Barbero. La rassegna inizia dalle alterità di quei «giovani ribelli» che, nel palazzo donato dalla contessa Felicita Bevilacqua La Masa alla città di Venezia per promuovere la creatività delle giovani leve dell’arte (Rossi ebbe qui uno studio nel 1905), esposero in una serie di mostre dal 1908 ai primi anni Venti, sotto la direzione di un giovane illuminato Nino Barbantini, portando un nuovo disincanta­to sguardo sulla realtà.

Una sala di donne, con Le Signorine (1912) di Felice Casorati, Ritratto della sorella (1912) di Umberto Boccioni e la Prostituta (1913) di Arturo Martini - l’amico e alter ego di Gino in scultura - accostata a due ritratti femminili di Rossi, dai tratti legnosi, «antigrazio­si», e da una Maternità (1913) dal corpo deformato. Quella di Rossi è una pittura materica, quasi scolpita. La sua ritrattist­ica, dai colori terrosi, si concentra sugli umili, individui ai margini della società, esasperand­one i tratti imperfetti. Come nel Pescatore Buranese (1913 ca.) e ne Il Bruto (1913), il cui volto porta i segni crudi di una vita difficile. In mezzo alle due tele ecco la scultura Buffone (1913-14) di Martini, per un confronto - valorizzat­o dall’allestimen­to di Daniela Ferretti - da cui emergono le similitudi­ni delle ricerche.

La piccola isola di Burano, lontana dal fasto del centro storico della città dei dogi, è il rifugio di Rossi e molti capesarini, fonte d’ispirazion­e per un paesaggio che esprime il sentimento del moderno. L’esperienza della Prima Guerra Mondiale segna per sempre Gino Rossi: i lavori dopo il 1918 sono fondati su forme e volumi in dialettica con la lezione di Cézanne. In mostra il quasi monocromo Il Ritorno (1922), acquisito dalla Fondazione Cariverona qualche mese fa, che fa parte delle «composizio­ni» dipinte dall’artista in modo stilizzato negli anni Venti. Il Poemetto della sera (1923) è una sorta di testamento spirituale di Rossi, uno straniante eden con animali al chiaro di luna, quasi un quadro allucinato­rio, a chiusura di 20 anni di produzione e del sentire di Gino Rossi, che poi entrerà nel tunnel di una solitudine muta.

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 ?? (Sabadin/Vision) ?? Colori La mostra a Ca’ Pesaro dedicata a Gino Rossi. A sinistra, il curatore Luca Massimo Barbero
(Sabadin/Vision) Colori La mostra a Ca’ Pesaro dedicata a Gino Rossi. A sinistra, il curatore Luca Massimo Barbero
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