Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Visite private fuori regola nuovi casi a Treviso
Medici diffidati pure a Verona, Rovigo e Belluno. Ispettori in tutte le Usl e negli ambulatori privati di Venezia
VENEZIA Si allarga il fenomeno dei medici che non timbrano il cartellino nelle ore dedicate alla libera professione. Dopo i 110 camici bianchi sanzionati a Padova, altri casi sono emersi a Treviso, Verona, Belluno e Rovigo. Ispettori nelle Usl e negli ambulatori privati di Venezia.
VENEZIA Non è isolato il caso dei 110 medici dell’Azienda ospedaliera di Padova che non hanno timbrato il cartellino per certificare il passaggio dall’attività istituzionale alla libera professione e che ora devono restituire i soldi incassati nelle visite private non tracciate. Il fenomeno è diffuso in tutto il Veneto, altri casi sono emersi a Treviso, Verona, Rovigo e Belluno. La Regione ha calendarizzato la visita degli ispettori — al lavoro nella città del Santo dal 24 gennaio —, nelle altre 11 strutture del Sistema sanitario veneto. Le prime tappe sono l’Azienda ospedaliera universitaria di Verona il 28 febbraio, le Usl di Venezia e Vicenza a metà marzo, poi l’Usl di Belluno. Quanto alla prima, il direttore generale Francesco Cobello già a maggio 2017 aveva chiesto alla segreteria regionale della Sanità chiarimenti sui paramenti da adottare per verificare il corretto svolgimento dell’intra moenia (la libera professione effettuata dai medici dentro le mura ospedaliere e dopo l’attività istituzionale). E a luglio gli era stato risposto che oltre al volume orario va accertato il volume delle prestazioni eseguite in intra moenia, che non deve superare quello del servizio ordinario.
Insomma i dg stanno disponendo controlli con organismi interni composti da dirigenti e rappresentanti sindacali e hanno emanato diversi richiami disciplinari. «Rileviamo una decina di anomalie ogni due o tre mesi — spiega Francesco Benazzi, direttore generale dell’Usl 2 Marca Trevigiana — riguardano camici bianchi che non hanno timbrato il cartellino o che in regime di intra moenia invece della ricetta bianca hanno usato quella rossa, da rilasciare solo durante l’attività ordinaria. A tutti abbiamo mandato la diffida scritta a mettersi in regola. Una dimenticanza è comprensibile, ma se il soggetto è recidivo rischia provvedimenti disciplinari fino alla sospensione dalla libera professione. Abbiamo dovuto inviare qualche richiamo scritto». Lo stesso è accaduto all’Usl 9 Scaligera, che esegue accertamenti mensili o bimestrali, a seconda della necessità. «E’ capitato di dover sanzionare qualcuno — fanno sapere dalla direzione generale — il regolamento è molto rigido. Prevede, a seconda della gravità del fatto e della recidiva, la diffida, la riduzione percentuale della quota di risultato mensile o la sospensione dall’intra moenia».
«In passato qualche caso di mancata timbratura si è verificato anche qui — rivela Antonio
Nel mirino
I camici bianchi del Servizio pubblico sono sotto la lente per l’intra moenia Compostella, a capo dell’Usl 5 Polesana — ma negli ultimi due anni no, anche perchè i nostri controlli si sono fatti più rigorosi». «Da noi un medico è stato richiamato e sanzionato qualche tempo fa — ricorda Adriano Rasi Caldogno, dg dell’Usl 1 Dolomitica — ma i volumi della libera professione non sono minimamente paragonabili a quelli di Padova, quindi anche il rischio di anomalie è decisamente inferiore».
«Il vero problema è che in realtà le aziende sanitarie non accertano le timbrature — obietta Adriano Benazzato, segretario regionale dell’Anaao (ospedalieri)
— sono stato per anni nell’organismo di controllo dell’Usl di Padova e abbiamo sempre e solo verificato che il volume della libera professione non superasse quello dell’attività istituzionale. Nient’altro. E così è ovunque, ecco perchè il fenomeno si è esteso in tutto il Veneto: le Usl si mettono a fare gli investigatori solo quando scoppia il caso. Dopodiché le regole vanno rispettate e chi non lo fa se ne assume le responsabilità e non potrà contare sulla nostra assistenza legale, ma non si deve criminalizzare un’intera categoria. Va distinto chi si scorda qualche volta di passare il badge perchè oberato di lavoro da chi lo fa sistematicamente per raggiungere prima le 38 ore settimanali contrattuali e poi starsene a casa».
Fatto sta che dal governatore Luca Zaia i direttori generali hanno ricevuto l’input di andare avanti in quest’azione moralizzatrice. Parola d’ordine tolleranza zero.
Dal canto suo Palazzo Balbi ha iniziato i controlli sulla libera professione anche negli ambulatori privati convenzionati, per capire se qualche medico trasgredisca la delibera regionale che la consente solo dentro le mura ospedaliere. Le prime ispezioni sono in corso a Venezia.