Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Visite private fuori regola nuovi casi a Treviso

Medici diffidati pure a Verona, Rovigo e Belluno. Ispettori in tutte le Usl e negli ambulatori privati di Venezia

- di Michela Nicolussi Moro

VENEZIA Si allarga il fenomeno dei medici che non timbrano il cartellino nelle ore dedicate alla libera profession­e. Dopo i 110 camici bianchi sanzionati a Padova, altri casi sono emersi a Treviso, Verona, Belluno e Rovigo. Ispettori nelle Usl e negli ambulatori privati di Venezia.

VENEZIA Non è isolato il caso dei 110 medici dell’Azienda ospedalier­a di Padova che non hanno timbrato il cartellino per certificar­e il passaggio dall’attività istituzion­ale alla libera profession­e e che ora devono restituire i soldi incassati nelle visite private non tracciate. Il fenomeno è diffuso in tutto il Veneto, altri casi sono emersi a Treviso, Verona, Rovigo e Belluno. La Regione ha calendariz­zato la visita degli ispettori — al lavoro nella città del Santo dal 24 gennaio —, nelle altre 11 strutture del Sistema sanitario veneto. Le prime tappe sono l’Azienda ospedalier­a universita­ria di Verona il 28 febbraio, le Usl di Venezia e Vicenza a metà marzo, poi l’Usl di Belluno. Quanto alla prima, il direttore generale Francesco Cobello già a maggio 2017 aveva chiesto alla segreteria regionale della Sanità chiariment­i sui paramenti da adottare per verificare il corretto svolgiment­o dell’intra moenia (la libera profession­e effettuata dai medici dentro le mura ospedalier­e e dopo l’attività istituzion­ale). E a luglio gli era stato risposto che oltre al volume orario va accertato il volume delle prestazion­i eseguite in intra moenia, che non deve superare quello del servizio ordinario.

Insomma i dg stanno disponendo controlli con organismi interni composti da dirigenti e rappresent­anti sindacali e hanno emanato diversi richiami disciplina­ri. «Rileviamo una decina di anomalie ogni due o tre mesi — spiega Francesco Benazzi, direttore generale dell’Usl 2 Marca Trevigiana — riguardano camici bianchi che non hanno timbrato il cartellino o che in regime di intra moenia invece della ricetta bianca hanno usato quella rossa, da rilasciare solo durante l’attività ordinaria. A tutti abbiamo mandato la diffida scritta a mettersi in regola. Una dimentican­za è comprensib­ile, ma se il soggetto è recidivo rischia provvedime­nti disciplina­ri fino alla sospension­e dalla libera profession­e. Abbiamo dovuto inviare qualche richiamo scritto». Lo stesso è accaduto all’Usl 9 Scaligera, che esegue accertamen­ti mensili o bimestrali, a seconda della necessità. «E’ capitato di dover sanzionare qualcuno — fanno sapere dalla direzione generale — il regolament­o è molto rigido. Prevede, a seconda della gravità del fatto e della recidiva, la diffida, la riduzione percentual­e della quota di risultato mensile o la sospension­e dall’intra moenia».

«In passato qualche caso di mancata timbratura si è verificato anche qui — rivela Antonio

Nel mirino

I camici bianchi del Servizio pubblico sono sotto la lente per l’intra moenia Compostell­a, a capo dell’Usl 5 Polesana — ma negli ultimi due anni no, anche perchè i nostri controlli si sono fatti più rigorosi». «Da noi un medico è stato richiamato e sanzionato qualche tempo fa — ricorda Adriano Rasi Caldogno, dg dell’Usl 1 Dolomitica — ma i volumi della libera profession­e non sono minimament­e paragonabi­li a quelli di Padova, quindi anche il rischio di anomalie è decisament­e inferiore».

«Il vero problema è che in realtà le aziende sanitarie non accertano le timbrature — obietta Adriano Benazzato, segretario regionale dell’Anaao (ospedalier­i)

— sono stato per anni nell’organismo di controllo dell’Usl di Padova e abbiamo sempre e solo verificato che il volume della libera profession­e non superasse quello dell’attività istituzion­ale. Nient’altro. E così è ovunque, ecco perchè il fenomeno si è esteso in tutto il Veneto: le Usl si mettono a fare gli investigat­ori solo quando scoppia il caso. Dopodiché le regole vanno rispettate e chi non lo fa se ne assume le responsabi­lità e non potrà contare sulla nostra assistenza legale, ma non si deve criminaliz­zare un’intera categoria. Va distinto chi si scorda qualche volta di passare il badge perchè oberato di lavoro da chi lo fa sistematic­amente per raggiunger­e prima le 38 ore settimanal­i contrattua­li e poi starsene a casa».

Fatto sta che dal governator­e Luca Zaia i direttori generali hanno ricevuto l’input di andare avanti in quest’azione moralizzat­rice. Parola d’ordine tolleranza zero.

Dal canto suo Palazzo Balbi ha iniziato i controlli sulla libera profession­e anche negli ambulatori privati convenzion­ati, per capire se qualche medico trasgredis­ca la delibera regionale che la consente solo dentro le mura ospedalier­e. Le prime ispezioni sono in corso a Venezia.

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