Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Senza rete fognaria due residenti su tre
La copertura è cresciuta, ma ancora poco e le acque nere finiscono nel fiume. L’ipotesi: arrivare alle scuole
TREVISO C’è una Treviso invisibile sotto Treviso. Ma che spesso si sente nei rumori, nel colore, nell’odore. Sgradevole a dirsi ma è così perché le fognature in centro storico sono inesistenti e anche nei quartieri latitano. Nel 2010 gli abitanti serviti dalla rete «nera» nel capoluogo erano 23.441; nel 2018 il numero è salito a 28.384.
Meno di un terzo dei residenti, ma con una prospettiva di crescita in pochi anni. I chilometri di rete sono aumentati da 210 a 215 nello stesso arco di tempo. Si procede a piccoli ma significativi passi: già è stata collegata la parte nord di San Pelajo che consentirà di inserire altri tremila cittadini entro qualche mese e, quando partiranno i lavori anche a Fiera e Santa Maria del Rovere, il numero di trevigiani allacciati salirà di altri duemila utenti.
Sono numeri di Ats, gestore del servizio idrico in provincia di Treviso, in 53 Comuni fra i quali il capoluogo. Una sensibilità maggiore, quella per la città, perché biglietto da visita per i turisti, per il commercio e le attività di ogni genere, ma che per la sua conformazione storica, idrica e geologica riduce la superficie totale di collegamento, comunque insufficiente e fra le più basse in tutta Italia: un dato impensabile nel Nordest del benessere e dei servizi.
«Un metro di fognatura – spiega l’amministratore delegato Pierpaolo Florian – costa da 400 a 600 euro, a seconda della zona e dell’intervento che dev’essere svolto. Si capisce quindi che si tratta di un investimento consistente. Per limitare la spesa, considerando il costo dello scavo, è opportuno coordinare l’intervento sulla rete fognaria con altri sottoservizi, di modo che si possa ottimizzare un’unica “frattura” stradale con più lavori. Questo è quello che ora stiamo cercando di fare».
Privilegiando, ovviamente, le periferie: a Fiera sta per essere appaltato un cantiere da quasi due milioni e 3 chilometri, e a Santa Maria del Rovere per circa un milione di euro (entrato grazie al bando periferie del Comune).
E il centro? Delizia, ma anche croce, soprattutto croce. «Il centro ha delle condotte, non è completamente sprovvisto di fognature, ma conferiscono nei canali – continua Florian -. Dal punto di vista semantico si definisce “corpo idrico superficiale”, cioè finiscono nel fiume. Non è la soluzione ideale ma non è nemmeno dannosa perché gli scarichi della fognatura nera vengono diluiti nell’acqua».
I costi per lo scavo in centro storico, rispetto a quelli standard, sarebbero di molto più elevati. «Vie ciottolate, palazzi medievali, fondamenta d’epoca, sarebbe una spesa folle – ammette Florian -. Non possiamo oggi ipotizzare un intervento sul Calmaggiore. Invece, una proposta che può essere valutata è quella di agganciare la parte più esterna dell’interno mura. Penso al- l’area lungo il Put in cui si trovano i grandi istituti superiori Canova, Pio X e Duca degli Abruzzi e la scuola De Amicis. Quella è una zona relativamente recente con un numero molto elevato di utenze da allacciare e sulla quale possono essere aperte delle riflessioni».
Nei piani di Ats c’è anche un monitoraggio dei pozzi (l’emergenza mercurio ha lasciato il segno in città) e il potenziamento del depuratore comunale, che oggi ha due linee: il progetto sarà presentato alla nuova amministrazione uscita dalle urne di domenica. «A Carbonera e Sant’Antonino – chiude – stiamo collaborando anche con le università».