Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

OMBRE E NEBBIE DI CAPOSSELA

Il cantautore domani a Venezia e il 7 dicembre a Legnago con il tour legato al suo «Canzoni della Cupa». Atmosfere notturne e invernali, in scena anche la band «Sarà come sedersi attorno a un fuoco, timbrica adatta a una stagione ovattata»

- Francesco Verni

«S arà come sedersi intorno ad un fuoco, o stare in piedi accanto ad un bidone in fiamme. Anche la timbrica musicale sarà adattata alla stagione ovattata e la formazione impegnata in questi concerti rifletterà la scelta». Vinicio Capossela chiude il cerchio della serie di tournée legate al suo «Canzoni della Cupa», ritornando all’«ombra» dopo l’estate dedicata alla «polvere», con due date venete domani al teatro Goldoni di Venezia (ore 21, info www.venetojazz.com) e il 7 dicembre al teatro Salieri di Legnago, Verona (ore 21, info www.eventivero­na.it).

«Canzoni della Cupa», il decimo album in studio di Capossela, pubblicato il 5 maggio dello scorso anno, è declinato in due dischi da 16 («Polvere») e 12 canzoni (“Ombra”), per un totale di due ore di musica registrata. Un disco che ha avuto una gestazione lunghissim­a, 13 anni, dalle prime sessioni di registrazi­oni nel 2003 a Cabras, Oristano, fino all’ultima, nel 2015 a Calitri, Avellino. La narrazione è proprio incentrata sul folklore dell’Irpinia, terra d’origine dei genitori dell’artista.

I due concerti veneti fanno parte del tour «Ombre nell’inverno», spettacolo ambientato tra ombre, nebbie e riflessi, con una struttura libera nel repertorio e nella narrazione. Non sarà il concerto di un disco solo, ma abbraccerà l’intera opera di Capossela seguendo il filo conduttore dello spettro che si ripresenta nell’inverno: dai brani misteriosi dell’album «Canzoni della Cupa», alle ballate sparse in tutta la sua produzione.

«”Ombre nell’inverno” sarà il congedo in teatro della stagione della Cupa e dell’Ombra, nella strettoia del finale di anno, il collo di clessidra di tutti i conti in sospeso – spiega il

cantautore - la stagione dell’avvento e delle epifanie. Il nostro ultimo giro di danza, prima del dissolvime­nto nel nuovo tempo». Un live teatrale che punta

dritto all’atmosfera e all’emozione. E che vedrà Capossela districars­i tra piano, chitarre e fisarmonic­a, accompagna­to

da una band scelta per rispecchia­re il mood del concerto formata da Glauco Zuppiroli, contrabbas­so, Victor Herrero, chitarre, vihuela e banjio, Giovannang­elo De Gennaro, viella, aulofoni e zampogna, Peppe Leone, tamburi a cornice, rullante e kalimba, Vincenzo Vasi, theremin, marimba e campioni, e Alessandro «Asso» Stefana, chitarre.

«Col declinare del sole le giornate si accorciano e le ombre si fanno più lunghe. Si proiettano nell’inverno incombente. Ombre del focolare, ombre di spettri e di fantasmi personali – suggerisce il cantautore - ombre da trovare nelle tasche dei giacconi e nelle scarpe sfondate dal cammino. Le ombre si allungano d’inverno, si fanno filiformi e nebbiose, lattee, femminili. Si allungano alla luce del fuoco di un bidone o di una candela, sempre ci parlano di noi, della nostra parte nascosta e più intima». Ogni sera introdurrà il concerto una brano di Marisa Terzi tratta da «Canzoni perdute», uscito dopo un silenzio durato decenni (l’artista ha compiuto 78 anni). Un «opening track» che vuole ricordare a tutti che le cose smarrite si possono sempre ritrovare.

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Intimista Vinicio Capossela, due serate in Veneto con la band

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